UN GIOVANE UNIVERSITARIO SI INTERROGA SU FEDE E RAGIONE

DALL’ANTICO CONFLITTTO AL TRATTO DI STRADA DA COMPIERE INSIEME, PRIMA DEL BIVIO…

Già Immanuel Kant, in pieno Illuminismo,  magnum saeculum della ragione, aveva affermato che quella della fede è un’ esigenza interiore che spinge la ragione a trascendere i limiti dell’ esperienza sensibile, alla ricerca di quel noumeno o “cosa in sé” che costituisce il fondamento del reale e di tutti gli aspetti del mondo che ci circonda. Insomma se il “secolo dei lumi” ha cercato di attrezzare l’ uomo di un solo strumento, la ragione, con cui ciascuno possa progettare da sé il proprio futuro senza accettare nulla di pre-costituito e già dato, ecco che il più grande filosofo del ‘700, Immanuel Kant, celebre per quel manifesto dell’ Illuminismo come uscita dell’ uomo dallo stato di minorità, parla di postulati  di Dio e dell’ anima, che il pensiero razionalista e materialista hanno cercato di spazzare via, o quantomeno di secolarizzare. In ognuno,sia ateo che credente, c’è una spinta di carattere spirituale, in ognuno vi è una luce che fa da guida alle nostre azioni, che un ateo potrebbe chiamare legge morale, un credente invece Dio. E come ha spiegato Papa Francesco, intervistato da Eugenio Scalfari, credenti e non possono fare un tratto di strada insieme. Proprio questo Papa “ venuto dall’ altra parte del mondo” ha fortemente voluto il dialogo con il mondo ateo;  chiave di volta del pensiero tra fede e ragione sta tutta nel non pretendere di invadere il campo dell’ altro, con la consapevolezza che scienziato e credente si incontrano nello stupore che unisce le due dimensioni: ragione e amore. Nella Bibbia Dio crea il mondo con logos e agape e lo scienziato nell’ approcciarsi ai suoi studi, non può non affidarsi, oltre che alla ragione, a quell’ alone di meraviglia che permea il cosmo e quindi al desiderio di saper qualcosa di più riguardo il mistero che caratterizza stelle, pianeti, galassie … che è amore del sapere. La scienza ci dice come è fatto il cielo. La fede ci dice come si può cercare di raggiungerlo. In ogni caso nessuno può abolire i misteri del creato. Se la teoria copernicana ha insegnato che la Chiesa non deve invadere il campo delle scienze naturali, la fisica einsteiniana e il principio di indeterminazione di Heisenberg hanno posto fine a quella esclusività del sapere tipica del positivismo che tentò di ridurre il mondo a un rigido determinismo. Papa Francesco, sempre nel dialogo con Eugenio Scalfari, ha individuato in questi due aspetti il percorso comune che possono compiere atei e fedeli : obbedienza alla coscienza e amore verso il prossimo. Perché nella coscienza risiede quella luce che guida il cammino di un individuo, a prescindere dalla fede religiosa, e nell’ amore verso il prossimo il modo più proprio per raggiungere Dio o comunque  vivere in serenità.  I mali di questo mondo cominciano quando ognuno finisce di obbedire  alla propria coscienza, venendo essa contaminata dai vizi e  tentazioni della vita esterna e soprattutto quando si tratta l’ altro non più come fine ma come mezzo ( tutte le crisi economiche hanno questo problema a fondamento). Sant’ Agostino sosteneva che il cammino verso Dio non può essere scisso dalla ragione, perché in fondo “crediamo  per capire e capiamo per credere “, perciò penso sia sbagliato contrapporre alla luce della ragione l’ oscurantismo della religione, perché l’ esperienza della fede è comunque un’illuminazione, la stessa illuminazione che può avere un matematico alle prese con un problema o un fisico di fronte a degli esperimenti. L’ una è la luce della fede, l’ altra della ragione. Quella luce per i cristiani ha un nome : “Dio” che è Trinità. Per i non credenti invece rimane una x sconosciuta, con la quale ci rapportiamo sempre ma con la quale non coincidiamo mai e a cui non possiamo  dar un nome. Dunque fede e ragione simboleggiano due facce della stessa medaglia? O due aspetti rigidamente separati tra loro?  Un tratto di percorso può essere svolto insieme. In seguito sopraggiunge un bivio che comporta una scelta. Che non sempre dipende da noi …

ANTONIO CERQUITELLI