Un grande Apostolo dei nostri tempi

DON CARLO DE AMBROGIO, FONDATORE
DELLA GIOVENTU’ ARDENTE MARIANA
 

Il 25 marzo di cento anni fa, nasceva ad Arsiero (VI) Don Carlo De Ambrogio. Pur essendo il fondatore di un Movimento, nato all’indomani del Concilio Vaticano II, non è molto conosciuto. La sua foto comparve soprattutto nell’anno mariano, voluto da S. Giovanni Paolo II, cominciato la vigilia di Pentecoste del 1987, per terminare, all’Assunta del 1988.

Don Carlo, entrato a nove anni in ambiente salesiano, subito dopo cominciò la vita in Seminario, per la formazione religiosa e sacerdotale. Laureato in lettere e filosofia, nel 1945, all’Università di Padova, fu ordinato presbitero nel 1947, due settimane prima dell’ordinazione di Don Lorenzo Milani, nella Cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze.

Insegnante, confessore e predicatore, Don Carlo svolse il suo ministero, a Torino, nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuto come Cottolengo. Un austero confessionale, all’interno dell’istituto era la sua cattedra, dove accorrevano uomini e donne di ogni età, sacerdoti, religiosi e laici. Ottimo comunicatore, poliglotta, era pure giornalista.

Il 24 maggio 1975, Anno Santo, indetto da S. Paolo VI, nasce il GAM (Gioventù Ardente Mariana), nella Basilica di S. Maria Ausiliatrice a Torino. Un movimento giovanile dove sono proposti i tre amori bianchi: l’Eucarestia, la Madonna, il Papa. E si aggiunge, certamente, S. Giuseppe, modello degli operai, dei padri di famiglia e di tutti i cristiani.

Per meglio seguire il GAM, Don Carlo uscì dalla Congregazione Salesiana. Divenne sacerdote diocesano e fu accolto dall’allora Arcivescovo di Napoli, Card. Corrado Ursi, con commoventi parole di presentazione al clero partenopeo. Un’accoglienza profetica, perché il raggio d’azione coinvolgeva ora il Santuario della Regina del Santo Rosario, a Pompei. Appoggiato dall’allora Arcivescovo di Torino, Card. Michele Pellegrino e dal Vescovo di Alba, Mons. Fausto Vallainc, Don Carlo forse non fu considerato dai sacerdoti desiderosi di interpretare il Concilio a modo loro.

Simbolo del GAM, la Madonna dell’Olivo, raffigurante Maria Santissima con Gesù Bambino in braccio, opera del pittore genovese Nicolò Barabino, difficilmente studiato nei moduli di storia dell’arte contemporanea, perché vissuto all’ombra dei Macchiaioli. La tela è conservata nella Chiesa parrocchiale di Sampierdarena, nel comune di Genova.

Il 7 novembre 1979, accolse a Torino, sorella morte. Aveva conosciuto S. Giovanni Paolo II, da appena un anno eletto Sommo Pontefice, e aveva ricevuto parole di accoglienza e benevolenza. Il GAM è diffuso in tante diocesi e uno dei centri è il Santuario del Todocco, nei pressi di Alba, città delle Langhe conosciuta non solo perché nelle vicinanze vi nacque Cesare Pavese, ma per la Casa Madre della Società S. Paolo.

Don Carlo fu apostolo delle comunicazioni sociali, anche nello stile di Don Bosco. Ancora oggi il commento al Vangelo e alla letture “Per me Cristo”, nella versione per i bambini e in quella per i più grandi, costituisce uno dei materiali più interessanti, nell’angolo della buona stampa. Dovrebbe esser presente in tutte le parrocchie.

Conobbi il GAM, nella Parrocchia di S. Gabriele di Atri, grazie a Don Paolo, più di 30 anni fa. Mi regalò un diario molto colorato con il Santo del giorno. Ritrovai questo semisconosciuto movimento su Radio Maria, quando l’emittente cattolica cominciava a mettere i primi dentini.

Una storia discreta, nello stile sobrio dei piemontesi, popolo più di fatti che di parole.

SANTINO VERNA