PAGINE DI STORIA CITTADINA

IL CANONICO ANTONIO GIARDINI
A 80 ANNI DALLA DIPARTITA
 

Ricordiamo a 80 anni dalla nascita al Cielo, avvenuta il 21 novembre 1941, festa della Presentazione di Maria SS.al Tempio, il Canonico Don Antonio Giardini, ultimo economo in ordine di tempo del Seminario di Atri.

Nacque nel 1861 da famiglia profondamente religiosa, originaria di Mutignano. Il ramo paterno era imparentato con l’archeologo Felice Barnabei, nativo di Castelli. Quando quest’ultimo veniva ad Atri, non mancava di visitare i parenti, tra i quali Don Antonio. L’affetto alla città dei calanchi fu tradotto anche nell’avvio delle pratiche per la fondazione del primo nucleo del Museo Capitolare, nel 1912, voluto dall’Arcidiacono Raffaele Tini.

Don Antonio, pur avendo la casa paterna in Vico Giardinetto (così chiamato ancora oggi, dalla famiglia Giardini), viveva giorno e notte in Seminario e quando l’istituzione fu soppressa, perché gli aspiranti al sacerdozio furono trasferiti a Penne, tornò nella dimora all’ombra dell’oratorio della Trinità, circondato dall’affetto del fratello Luigi e della cognata Maria Assunta Pacchioli e della nipote, mia nonna Liberatina Taraborelli, rimasta orfana di entrambi i genitori in tenera età, e accolta dagli zii. L’altro fratello Alfonso, appassionato di musica e componente della Congrega dell’Immacolata, presso la Chiesa di S. Reparata, era venuto a mancare, prematuramente.

Ogni giorno celebrava Messa, nella cappella dell’ospedale, allora in Largo S. Spirito, continuando questo prezioso servizio anche quando era cecuziente. Ebbe il permesso di celebrare quotidianamente la Messa della Madonna. Profondo e autentico l’affetto alla Madonna, fu promotore della devozione alla Beata Vergine del Rosario di Pompei, legata, in Atri, alla Chiesa di S. Giovanni e, a Mutignano, a quella di S. Silvestro. L’anno di nascita di Don Antonio è collocato sette anni dopo la promulgazione del dogma dell’Immacolata Concezione e undici anni prima della brevissima locuzione a Valle di Pompei, al Beato Bartolo Longo.

Era un sacerdote umano, affabile e gioviale. Tornava ogni tanto nel giardino del Seminario, e rimproverava bonariamente i ragazzi che raccoglievano di nascosto, i frutti degli alberi. Il ricordo delle comiche avventure era serbato vivo da Giuseppe Antonelli e dal Dott. Loreto Tini, custodi della storia di Atri, all’ombra della Cattedrale.

Quando la nipote Liberatina sposò mio nonno, Comm. Avv. Santino Verna, nel 1936, nella Chiesa di S. Nicola in Atri, Don Antonio, si recò al paese del nonno, Fara S. Martino, dove in estate tutti sono in fibrillazione per le feste di S. Emidio, S. Antonio di Padova e S. Rocco. Strinse amicizia con il mio bisnonno, Giovanni Verna sr., maestro muratore e titolare di un’impresa edile, trapiantato a Pescara, accanto alla casa di Gabriele D’Annunzio. Quando nonno Giovanni veniva ad Atri, passava quasi l’intera notte a dialogare con l’anziano Canonico. Erano conversazioni sul paesino rimasto sempre sui duemila abitanti alle falde della Maiella, l’emigrazione in West Virginia, i lavori presso la diruta badia di S. Martino in Valle, uno dei più importanti luoghi del Medioevo abruzzese. E, ovviamente, su Pescara, da poco elevata a Provincia, popolata da tanti abitanti provenienti dall’entroterra.

Concluse la giornata terrena, mentre infuriava l’ultima guerra mondiale. Fu tumulato nella cappella dei canonici del camposanto di Atri, accanto all’amico Vescovo Raffaele Piras, deceduto prematuramente. Ma accanto pure ad altri sacerdoti di Atri. Don Antonio Giardini ha scritto una pagina di luce e umanità nella storia di Atri e la sua memoria resta in benedizione, perché sacerdote operoso e vigilante.

SANTINO VERNA