Opinioni \ Riflessioni

ABBIAMO EREDITATO UN GIARDINO 

Il 4 ottobre 2021 si è svolto presso la Santa Sede, nell’Aula della Benedizione, l’incontro su “FeDe e scienza verso COP 26”. L’incontro è stato promosso dalle Ambasciate di Gran Bretagna e Italia assieme alla Santa Sede.

All’incontro hanno partecipato numerosi capi religiosi europei e scienziati. L’incontro è servito a preparare un “Appello Congiunto” per la 26.ma Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici chiamata in breve COP 26, che si svolgerà a Glasgow.

Il Papa ha pronunciato un discorso iniziale e poi ha firmato, insieme agli altri capi religiosi l’Appello, che ha consegnato a Alok Kumar Sharma, presidente designato della COP 26 e a Luigi Di Maio Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’Italia.

Il discorso del Papa, fatto per i presenti ma è anche valido per tutti i cristiani e i fedeli di ogni religione, integra l’Appello ed è basato su tre concetti che pone alla riflessione di tutti: 1) lo sguardo dell’interdipendenza e della condivisione; 2) il motore dell’amore; 3) la vocazione al rispetto.

L’Appello congiunto è sviluppato su 5 capitoli di cui il primo introduttivo e gli alti con impegni e proposte concrete.

I capitoli sono: 1) Una famiglia e una casa comune; 2) La nostra consapevolezza: la natura è un dono; 3) La nostra chiamata: il bisogno di una più grande ambizione alla COP 26; 4) Il nostro impegno e la nostra creatività; 5) La nostra speranza: un tempo di grazia, un’opportunità che non possiamo sprecare.

Riporto alcune frasi dell’Appello che debbono far riflettere e meditare.

La natura è un dono, ma è anche una forza vitale, senza la quale noi non potremmo esistere.

Siamo profondamente interdipendenti tra di noi e con il mondo naturale.

La fede e la scienza sono pilastri essenziali della civiltà umana, con valori condivisi e complementarietà.

L’umanità ha il potere e la libertà di scegliere. Dobbiamo affrontare queste sfide usando la conoscenza della scienza e la saggezza religiosa: sapere di più e avere più cura.

Abbiamo bisogno di estirpare i semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza.

Abbiamo bisogno di un contesto di speranza e di coraggio. Ma abbiamo anche bisogno di cambiare la narrativa dello sviluppo e di adottare un nuovo tipo di economia: un’economia che metta la dignità umana al centro e sia inclusiva; che sia rispettosa a livello ecologico, che abbia cura dell’ambiente e che non la sfrutti; che non sia basata sulla crescita illimitata e su desideri smisurati, ma sia un sostegno per la vita; che promuova la virtù e le temperanza e condanni la malvagità dell’eccesso; che non sia solo guidata dalla tecnologia ma sia anche morale ed etica.

L’Appello riporta una serie di proposte concrete a livello scientifico ma soprattutto a livello di educazione e formazione che tralascio.

Chiudo con una esortazione dell’Appello “Abbiamo ereditato un giardino: non dobbiamo lasciare un deserto ai nostri figli”.

Nicola Dell’Arena