Opinioni \ Riflessioni

IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

Il caso di Alemanno diventa emblematico proprio nel momento in cui é partita la raccolta di firme per i referendum sulla giustizia.

Tutto nasce con la scoperta dell’acqua calda del giudice Pignatone chiamata “Mafia Capitale”. Pignatone è stato sempre descritto come un giudice onesto e integerrimo, amico di Palamara a cui però manda due pizzini (secondo quando riportato dello stesso Palamara nel suo libro intervista il Sistema).    

Il giorno 8 luglio i giudici della Cassazione di Roma hanno assolto Alemanno per corruzione e finanziamento illecito e hanno derubricato un altro in traffico di influenza.  Alla notizia Alemanno dichiara “È finito un incubo durato 7 anni”. Sarebbe carino sentire cosa dice adesso Pignatone.

Di Pignatone una cosa non mi torna. Mentre Alemanno esce completamente assolto e innocente, Zingaretti, sempre chiamato in causa da Buzi, non è stato mai sentito e mai portato a processo.  Come mai? C’era da colpire e abbattere l’unico sindaco di centro destra di Roma degli ultimi 30 anni e Pignatone l’ha fatto con precisione e cura.

Chi risarcirà Alemanno moralmente ed economicamente per tutto il fango che gli hanno buttato addosso in questi 7 anni? Moralmente nessuno, economicamente penso che spetterà a noi con le tasse.

A questo punto interviene il referendum sulla giustizia. Il partito Radicale propone 6 quesiti referendari e Salvini, come un falco, si tuffa su di essi.

I quesiti riguardano i seguenti argomenti: 1) Riforma del CSM; 2) Responsabilità diretta dei magistrati (se sbagliano pagano di tasca proprio); 3) Equa valutazione dei magistrati; 4) Separazione delle carriere; 5) Limiti agli abusi della custodia cautelare; 6) Abolizione del decreto Severino (maggior tutela per sindaci e amministratori). 

Io ho già firmato, con orgoglio e senza tentennamenti, ed è la prima volta che firmo per far realizzare un referendum. Invito anche voi a farlo. Leggo e vedo che sono in buona compagnia: stanno firmando tante persone e tra essi magistrati e persone di sinistra.

L’8 novembre del 1987 il quesito riguardante la responsabilità civile dei magistrati fu approvato con il 92% dei votanti. Nel 1988 (DC,  PSI e PCI) votarono la legge “nota con il nome Vassalli” che svuotò l’esito referendario. Praticamente pagava lo stato che poi poteva rivalersi sul magistrato entro il limite di un terzo dello stipendio annuo. Risultato: nessun magistrato ha pagato di tasca propria. Spero che non accada la stessa cosa con quello di adesso.

David Ermini, vice presidente del CSM e amico di Palamara che al momento opportuno non ha avuto remore ad affondare il coltello, in diversi interventi ha detto sue cose: “la riforma del CSM è una emergenza e che la magistratura ha bisogno di una rivoluzione etica”. Grazie Ermini ma ti sei svegliato tardi. 

Piercamillo Davigo ha detto che “i quesiti del referendum non mi piacciono ma sono legittimi”. Ci voleva proprio lui a dirci che sono legittimi. Questo Davigo l’ha capito che la grande adesione a firmare è anche merito del suo comportamento e del suo agire?

Il presidente dell’ANM Santalucia, prima che partisse la raccolta delle firme, ha detto che bisogna bloccare con tutti i mezzi i quesiti ed annunciato una “ferma reazione” da parte dei magistrati. Ammazza che paura hanno del referendum. Non hanno capito che gli italiani sanno distinguere il bene dal male ed anche in questa occasione voteranno bene.

Una cosa dovrà fare il referendum: ristabilire l’equilibrio tra i tre poteri dello Stato. Equilibrio, tutto a vantaggio della magistratura,  perso a cominciare dagli anni 90.

Nicola Dell’Arena