VOCE STORICA DELLA RAI DI PESCARA

IL GIORNALISTA FAUSTO CELESTINI NELLA PASQUA ETERNA 

Nella notte tra il 29 e il 30 giugno, concludeva la giornata terrena, dopo lunga sofferenza, il giornalista Oddone Fausto Celestini, già Capo-Redattore della RAI di Pescara. Malato da tanti anni e costretto a rimanere in casa, non aveva perso la tempra e la lucidità mentale.

Nato nel 1928 a Viterbo, aveva cominciato giovanissimo l’attività giornalistica, prima nella carta stampata e poi nella TV di Stato. Adottato dall’Abruzzo, aveva leggermente conservato il gradevole accento della Tuscia e l’affetto delle radici, anche perché essendo enologo, Viterbo è patria del vino.

Nella sede di Via De Amicis, fu protagonista dell’esordio del TG regionale, anche se dietro le quinte. Vice-Capo Redattore con Peppe Mori, gli subentrò nel 1987, quando “il barba” com’era affettuosamente chiamato, fu collocato in pensione, per la legge dell’età, anche se non ha potuto godere del meritato riposo, perché già aggredito dal male del secolo.

I sei anni di direzione di Fausto Celestini furono quelli della caduta del muro, della fine della Guerra Fredda e di una nuova pagina della storia. Per l’Abruzzo, lo scossone di Tangentopoli, con la notte di S. Michele, seguita metodicamente da Lodovico Petrarca. A differenza del predecessore di Empoli, con più visite di S. Giovanni Paolo II all’attivo, Celestini ebbe la gioia di seguirne indirettamente solo una (le non poche puntate private, erano comunicate in tempi seguenti), quando, il 20 giugno 1993, fu sul versante aquilano del Gran Sasso.

Furono gli anni del Pescara in serie A, con l’indimenticabile Galeone, anche se il direttore Celestini rimaneva in disparte. Lo sport, in particolare il calcio, era seguito da Mario Santarelli, tifoso del Pescara, come Tonino Carino lo era dell’Ascoli e Paolo Valenti della Fiorentina. Elegante e pratico nell’abbigliamento, Fausto Celestini si presentò un giorno in redazione, con camicia e pantaloni riecheggianti l’abito militare. Santarelli, spesso goliardico, ma sempre signorile, garbato e rispettoso, compì verso di lui il saluto militare, appreso durante la leva a Ferrara.

Cronista politico, il dott. Celestini aveva la passione della cucina e in Abruzzo aveva trovato un terreno fertile, soprattutto per la prestigiosa scuola di Villa S. Maria, dove erano organizzate due feste annuali con la partecipazione del Capo Redattore dell’Abruzzo, quella di S. Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi (e non soltanto per ragioni topografiche) e quella di S. Antonio Abate.

La passione culinaria era condivisa con Fernando Aurini, responsabile delle pagine culturali della radio abruzzese. Fausto e Fernando amavano la buona cucina e avrebbero difficilmente apprezzato i cartoni con patate fritte del Mac Donald o del Burghy di Milano. Spesso e volentieri con altri amici si radunavano per la cena, e Fausto amalgamava il sugo con la pasta, comprata o fatta in casa, anche se gustava tantissimo quella con l’uovo. Mangiava lentamente, perché il pasto era un rito.

L’enologia, invece, era curata con l’amico e vicino di casa, Matteo Di Matteo, originario di Fano Adriano, passato all’altra riva a novembre dello scorso anno. La campagna di Rosciano era sede di tante rimpatriate. Ogni giorno il Dott. Celestini, a differenza degli altri colleghi, non andava a mensa, ovvero uno dei due ristoranti convenzionati nei pressi di Via De Amicis (tra questi “Lu scaricarelle”, di Viale Bovio), perché tornava a casa dove la consorte gli preparava il pranzo. Poi, un breve riposo, e il ritorno in redazione.

Amante delle automobili, fu pure corridore e prima di assumere i vertici della redazione pescarese aveva come interlocutore per questa materia, Francesco Saverio Garaguso, poi tornato a Roma, e promosso Vice-Direttore.

Il 10 novembre 1993, al TG3 della sera, si congedò dagli abruzzesi. Non solo televisivamente, ma pure fisicamente, perché si era trasferito dalle vicinanze della Chiesa di S. Antonio a Via Cavour, nella periferia Nord della città dannunziana. Temporaneamente fu rimpiazzato da Mario Colangeli, proveniente da Roma, prima dell’arrivo di Elio Savonarola, da Bari. Se avesse avuto qualche mese di proroga, avrebbe assistito all’avvento di Forza Italia, in prima linea.

Da pensionato, ha coltivato ancora, e a lungo, la passione enogastronomica e le attività culturali. Per via della malattia non ha potuto seguire tutto in modo metodico e continuo. E ora  in Cielo ha ritrovato tanti colleghi di mamma RAI e tanti amici di una vita.

SANTINO VERNA