Opinioni \ Riflessioni

PROPOSTA ZAN: III PARTE 

Alcuni giornali e qualche giornalista di sinistra accusano la proposta Zan di mettere il bavaglio  alla libertà di espressione e di stampa.

Rileggiamo gli articoli dove si parla di “... istiga a commettere o commette ...”. Basta che un giornale o in TV qualcuno scriva o parli contro la omofobia che subito si viene accusati del delitto contro la discriminazione degli omosessuali.

È vero questo pericolo? Certo che è vero, visto il comportamento dei giudici italiani. Mi dispiace dirlo, ma la realtà dice che i giudici applicano la legge ad uso e consumo proprio. Per questo motivo la fiducia degli italiani nella giustizia è bassissima.

Con l’articolo 7 si istituisce che “il 17 maggio sia la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la trans fobia”. Questa giornata non è un problema perché il 17 maggio è già la giornata mondiale sullo stesso argomento. La mia preoccupazione è che con la legalizzazione della giornata diventi l’occasione di sperpero di denaro pubblico per manifestazioni di dubbio gusto.

Con l’articolo 8 comma 1, si legifera di “elaborare, con cadenza triennale, una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere”.

Ma cosa è questa strategia nazionale? Lo stesso articolo 8 la definisce testaualmente “reca la definizione degli obiettivi e l’individuazione delle misure relative all’educazione e all’istruzione, al lavoro, alla sicurezza, anche con riferimento alla situazione carceraria, alla comunicazione e ai media”.

Con questo comma, che sembra un bla, bla di parole inutili, Zan cala il poker. Come si legge la strategia può intervenire sui settori strategici di una nazione, può mettere paletti, divieti, ostacoli, incidere sulla programmazione televisiva, etc. 

Con questo comma si può facilmente imporre  la teoria gender nelle scuole, imporre il bavaglio a programmi televisivi far chiudere o oscurare canali social. Questo è un comma che mette paura.

L’articolo 10 allarga la competenza dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) per la rilevazione statistica alla discriminazione sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Niente di grave e di preoccupante.

La proposta Zan oltre che al sesso si applica “sulla disabilità” e  dunque tutto quello che ho detto per gli articoli 2 e 3 vale per la discriminazione sulla disabilità. Gli altri articoli della proposta non valgono per la disabilità. Anche la disabilità viene equiparata a diritti di livello superiore, quali sono razza e religione. Ripeto mi pare esagerato. Ho la strana sensazione che il problema della disabilità sia stato messo nella proposta come la foglia di fico di Adamo.

Il siparietto andato in scena al consiglio comunale di Atri rientrerebbe in questa proposta di legge tra le discriminazioni contro la disabilità?  Spero proprio di no.

Ci sono dei sondaggi riservati che dicono che il 60% degli italiani sono contro la proposta Zan, e quindi in un eventuale referendum sarebbe bocciata.

Nicola Dell’Arena