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- Pubblicato Mercoledì, 02 Giugno 2021
- Scritto da Santino Verna
UN NUOVO LIBRO DI PADRE NICOLA PETRONE
GLI AFFRESCHI DI CASTELVECCHIO SUBEQUO
RACCONTANO LA VITA DI S.ANTONIO
Fresco di stampa è stato presentato ai frati riuniti per la festa di S. Bernardino, nel Convento di S. Antonio a Pescara, il libro di P. Nicola Petrone, “Sant’Antonio di Padova a Castelvecchio Subecquo: Breve vita e testimonianze artistiche all’interno della Chiesa di San Francesco”.
Un libro dedicato ai castelvecchiesi, legatissimi alla Chiesa di S. Francesco, dove si conserva oltre alla cappella giottesca a destra dell’altar maggiore, il sangue del Santo Poverello. P. Nicola, appassionato di storia, è stato Parroco a L’Aquila, Pescara e Silvi, e ha ricoperto l’incarico di Vicario-Provinciale. Trasferito lo scorso anno, dopo il Capitolo Provinciale Ordinario, nel Convento di Castelvecchio, ora è Parroco di S. Nicola di Bari a Molina Aterno, minuscolo comune della Valle Subecquana.
Sollecitato dal Guardiano e Parroco di Castelvecchio, P. Alfonso Di Francesco, vocazione dell’Assunta di Silvi dove è stato ordinato sacerdote nella vigilia di Pentecoste di quattro anni fa, P. Nicola si è soffermato su Antonio di Padova, un legame recentemente rinverdito, perché per tre anni e mezzo è stato Parroco di S. Antonio a Pescara, Santuario antoniano della città adriatica. E in un tempo privilegiato, perché si ricorda l’VIII centenario del passaggio di S. Antonio, dagli Agostiniani ai Francescani. L’incontro con i frati, e poi con le salme, missionari in Marocco, sconvolse la vita di Fernando Buglione che cambiò famiglia religiosa, perché voleva andare anche lui in missione.
P. Nicola, all’inizio del parrocato a Pescara, ha accolto le reliquie del Santo, provenienti da Padova, dirette all’altra Chiesa della diocesi con eponimo il taumaturgo di Lisbona, la principale Parrocchia di Montesilvano Spiaggia.
L’agile libretto ripercorre la vita di S. Antonio, attraverso gli affreschi nel complesso francescano di Castelvecchio. I devoti, istintivamente si dirigono più verso la statua (questo avviene anche a Padova), perché l’immagine tridimensionale offre un maggior impatto emotivo. E anche quest’anno, il simulacro di S. Antonio con Gesù Bambino in braccio e l’angelo ai piedi con il giglio in mano, è stato esposto nella Chiesa di S. Francesco, con la solerte guida di P. Alfonso, il cui cammino formativo ha incrociato due volte S. Antonio, nei Conventi di S. Francesco e del Santo, rispettivamente a Brescia e Padova, entrambi nella Provincia italiana con eponimo S. Antonio.
Un tempo tutte le Chiese dei Conventuali celebravano la Tredicina al Santo, iniziando il 31 maggio, per terminare il giorno dei Primi Vespri di S. Antonio. In questo modo, nel computo dei tredici giorni, non veniva considerata la festa. La prassi, nata nel XVII sec.a Bologna e inizialmente di nove giorni, si diffuse rapidamente non solo nell’Ordine, ma in tutto il mondo cattolico. Padova ne divenne il centro, e non poteva essere altrimenti.
Tra le foto anche un medaglione con S. Antonio nella cappella giottesca, indagata da non pochi storici dell’arte, nell’iconografia meno tradizionale, a mani giunte e in abito minoritico, ma senza il Bambinello in braccio. Una devozione che non finisce mai.
SANTINO VERNA