INCONTRI A DISTANZA, IL CANTIERE DELLE IDEE
– 2° APPUNTAMENTO -
UNIONE O FUSIONE DI COMUNI 

Gli atriani che hanno deciso di discutere via etere dei problemi del loro territorio, si sono ancora riuniti per affrontare due argomenti di grande attualità e con probabili positivi sviluppi sociali ed economici: l’unione o la fusione di comuni e le circoscrizioni elettorali.

La discussione ha preso l’avvio dall’istituzione, alla fine del 2018 (decreto-legge 135/2018), di un tavolo di lavoro, presso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali della Camera dei Deputati, per iniziare un percorso di revisione della disciplina di province e città metropolitane, anche al fine del superamento dell'esercizio obbligatorio e la semplificazione degli oneri amministrativi a contabili a carico dei comuni, soprattutto di piccole dimensioni. Lo scopo concreto che ha originato tale Tavolo è stato subito individuato: riduzione delle difficoltà connesse alla frammentazione dei piccoli comuni, razionalizzazione delle spese e la maggiore efficienza dei servizi; di conseguenza, si è evidenziato un incremento di attenzione e mezzi verso le macro aree e le area vaste. E così rimane veramente poco spazio per le piccole realtà locali come quelle che facevano  parte delle Terre del Cerrano, compresse come sono tra l’area vasta di Pescara a sud, che conta numerose attività economiche e ben oltre 200.000 abitanti, e l’altra di Roseto, Giulianova e la Vibrata, che godono di ben altre realtà sociali, turistiche ed economiche.

Ovviamente tale problematica è stata appena accennata e necessita di ulteriori approfondimenti, anche eventualmente utilizzando l’apporto di amici di Pineto, Silvi e dei paesi dell’interno che hanno la nostra stessa sensibilità. Comunque alla domanda:- Cosa fare?-, una prima risposta è stata data: è vitale e necessario costituire un nuovo e forte ente locale, con più abitanti e potere politico, ente che  può formarsi solo tramite gli istituti dell’unione o della fusione.

- Con l’unione non si crea un nuovo comune che sopprime l’esistenza di due o più comuni, bensì si costituisce un nuovo ente locale di secondo livello che lascia la titolarità dei beni e dei rapporti giuridici ai comuni stessi ed ha il preciso scopo di accorpare alcune funzioni e servizi (stabilite dallo statuto dell’unione) da gestire in maniera associata. Rimangono però in carica i rispettivi sindaci ed amministratori, che rischiano di generare una sovrastruttura, cui spesso sfugge l'interesse dell'intero territorio: può capitare, infatti, che i sindaci, dovendo rendere conto ai propri cittadini, siano portati a decidere non andando oltre ai confini del proprio comune.

- Con la fusione, invece, due o più comuni territorialmente confinanti si uniscono tra di loro creando un nuovo Comune che succede nella titolarità di tutti i beni e di tutti i rapporti giuridici dei Comuni partecipanti la fusione. In parole semplici si crea un nuovo ente comunale con nuova denominazione, nuovo statuto e nuove elezioni amministrative con la decadenza di tutti gli altri comuni. La condivisione popolare è prevista puntualmente, in quanto il legislatore regionale ha l’obbligo di "sentire le popolazioni interessate" al processo di modifica territoriale, anche mediante lo strumento del referendum consultivo. I comuni che si fondono non perdono la loro identità culturale e storica, ma al contrario uniscono le loro risorse e potenzialità alla costituzione di una casa comune.

Quale delle due ipotesi è più conveniente? Ascoltando gli interventi, alcuni dei quali fatti da persone ben addentro ai temi trattati, l’ipotesi che ha raccolto i consensi di tutti è stata proprio quella della fusione, perché con essa si dà origine ad un comune più efficiente e con servizi di qualità, che conviene agli attori economici, che hanno maggiori opportunità, ed anche alla componente politica, che pur a fronte di una consistente riduzione degli spazi e degli incarichi, può essere però messa in grado di programmare meglio. Attraverso la fusione è possibile avere uffici unici in grado di ottimizzare l’impiego dei dipendenti laddove oggi i comuni scontano piante organiche sotto dimensionate.

In più lo Stato ha previsto numerose misure agevolative che saranno meglio verificate e approfondite nei prossimi incontri; comunque qualche misura è già stata individuata: il permanere dei benefici stabiliti dall’Unione Europea o da leggi statali, l’erogazione di sostanziosi contributi straordinari statali per dieci anni dalla fusione, la possibilità di assumere personale a tempo indeterminato nei cinque anni dalla fusione senza i vincoli attualmente in vigore.

Infine, la legge sulla fusione tranquillizza anche quanti temono di perdere l’identità di ogni singola entità comunale, perché ha espressamente introdotto l’istituto delle municipalità. Queste sono state pensate proprio per mantenere le identità dei Comuni d’origine e dare dei riferimenti alla collettività, con i municipi che possono eleggere un proprio presidente ed un proprio consiglio di municipio e sono dotati di un proprio regolamento. Inoltre devono essere necessariamente interpellati in sede di predisposizione del bilancio comunale ed in tutte le decisioni che le riguardano (investimenti, servizi, spese).

Si è poi affrontato l’argomento delle circoscrizioni elettorali e di come la Provincia di Teramo sia stata profondamente penalizzata, una delle poche in Italia: in effetti sparirà il collegio uninominale per la Camera di Teramo che sarà accorpato per metà (tutta la costa e la collina tra cui Atri) al collegio di Pescara e l’altra metà (le zone interne) al collegio di L’Aquila. Nello schema del decreto si legge: “Considerando le soglie di popolazione per la definizione dei tre collegi uninominali della Camera e il numero di residenti nelle unità amministrative della circoscrizione, emerge che la provincia di Chieti ha una popolazione sufficiente a definire un collegio, mentre le altre province, L’Aquila, Pescara e Teramo, hanno tutte un numero di abitanti inferiore alla soglia ammessa. Pertanto è stato necessario individuare alcuni collegi interprovinciali”.  Insomma, per le vie brevi, si è sacrificato Teramo per far quadrare i conti e favorire i candidati unici di Pescara e di L’Aquila.  Questo non fa ben sperare nel futuro del Teramano ed allora a tale preoccupazione si ricollega di nuovo l’esigenza di creare un nuovo ente locale forte e popoloso, ben attrezzato per difendere gli interessi dei propri cittadini.

Resta un ultimo ostacolo da eliminare: l’anacronistico campanilismo che da tanto tempo ha creato solo diffidenza e divisioni. I comuni che si fonderanno potranno conservare storia ed identità, pur agendo come nuovo organismo compatto e più efficiente. Il futuro da costruire è troppo più importante di torri e mattoni e i nostri figli e nipoti hanno il diritto di continuare a sperare di vivere il loro domani nei nostri splendidi territori.

L'addetto Stampa CLAUDIO VARANI