Francesco Anello nella luce senza tramonto

UN GRANDE ATRIANO CON IL TEATRO NEL SANGUE

Improvvisamente, la vigilia dell’Annunciazione, ha concluso prematuramente la giornata terrena Francesco Anello, protagonista della vita culturale di Atri, attore e regista. Nella tarda mattinata, la notizia del ricovero, poi la notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare.

Francesco era nato il 25 ottobre 1966 da Antonino, maestro ebanista e artista poliedrico e Nadina Cosanni. Vissuto sempre nel rione S. Giovanni, all’ombra della Chiesa divenuta nella denominazione popolare S. Domenico, si diplomò all’ITC “A. Zoli” nel 1985. In S. Giovanni fu ministrante con Giuseppe Schiavone, in seguito responsabile dei chierichetti della Cattedrale.

Il teatro lo aveva nel sangue. Lo aveva ereditato dal papà Antonino, poeta dialettale e autore di commedie, la cui attività cominciava nell’anteguerra, con performances nei fondaci di Atri. Diverranno nel 1946 pieces nel vero senso della parola al Comunale, con tanti giovani atriani.

Nel 1979 il debutto di Francesco, nel TMA (Teatro Minimo di Atri), fondato tre anni prima dal fratello Alberto e da Piergiorgio Cipollini, deceduto prematuramente pure lui. Il teatro di Francesco ha al suo attivo cinquanta opere, e tra queste ricordiamo (non solo perché siamo nell’atmosfera) la Passione di Gesù.

Si cominciò nel 1983, con l’organizzazione di Ettore Cicconi e la regia di Danilo Volponi. Francesco tra i vari ruoli ebbe quello di Erode. Inizialmente la rappresentazione era itinerante, per le vie e le piazze di Atri, la sera del Mercoledì Santo, quando cominciavano le brevi vacanze pasquali. Tra gli attenti osservatori, ovviamente, Peppino Antonelli e pure Piergiorgio Cipollini era tra gli interpreti.

La rappresentazione fu sospesa nel 1993, per motivi organizzativi e grazie a Francesco e ai suoi amici, riprese nel 1998, con taglio squisitamente teatrale. E con la soluzione della “passerella”, adottata già per la “Divozione de la Nativitade” con la regia di Sabatino Ciocca. Francesco aveva il ruolo di Gesù, mentre Ponzio Pilato era sempre Elio Forcella, il personaggio più atteso dopo il Divin Maestro nella rappresentazione. Quasi passavano in second’ordine i fratelli di Betsaida, Filippo e Giacomo il Minore, la Maddalena. Alberto Anello era un indimenticabile Erode Antipa.

La Passione, rielaborata da Francesco Anello, ebbe altre due edizioni. La prima si svolse nella Chiesa di S. Giovanni, la seconda in Cattedrale, la terza a S. Francesco. Per i soliti problemi organizzativi, nel 2001, fu sospesa. Già era nel cassetto il sogno della location di S. Chiara, per dare la possibilità della partecipazione alle claustrali ma soprattutto agli atriani per il luogo insolito e allo stesso tempo familiare. Francesco proseguì la rappresentazione a Villa Bozza.

Il 5 dicembre 1989 fu intervistato da Monica Leofreddi, nella platea del Comunale, per le dirette intermittenti da Atri, nel contenitore “Unomattina”, condotto da Puccio Corona e Livia Azzariti. Avevano rimpiazzato Elisabetta Gardini e Piero Badaloni, nel programma che anticipava all’orario del risveglio, l’inizio del palinsesto del primo canale. Per Atri fu un grande evento, perché era la seconda diretta in nazionale, per la tradizione dei “faugni”, anzi, più importante della prima, per l’atmosfera dell’attesa della solennità dell’Immacolata.

Francesco illustrò brevemente le prove del TMA che avrebbe presentato “Il canto di Helewin”, punto di partenza del corteo storico. Per la verità sarebbe dovuto cominciare già negli anni  ’60, quando la kermesse prendeva cittadinanza in tante città e paesi dell’Umbria e delle Marche, con il sostegno di associazioni locali e di docenti universitari.

Nel 2005, fu protagonista di “Tumà”, dall’opera di Elio Forcella, anche lui contradaiolo di S. Giovanni. Sulle tavole era ancora una volta con il fratello Alberto e Pierino Angelozzi. Un’analisi della società dove spunta il problema dell’emarginazione.

Una delle ultime battaglie di Francesco, la difesa del Teatro Comunale. E quest’anno ricordiamo i 140 anni di vita dell’unico edificio teatrale storico della provincia di Teramo. Uno dei pochi in Abruzzo. Definita “bomboniera”, è il massimo monumento civile di Atri, ex-aequo con Palazzo Acquaviva. Il vano antistante deve introdurre nel tempio laico e ha bisogno di valorizzazione.

E’ stato l’angelo custode del papà Antonino, la cui ultima apparizione pubblica, nella città natale, è stata il 9 maggio 2015. Francesco era dietro le quinte, pronto ad incoraggiare il padre ultranovantenne che per l’ultima volta si esibiva davanti alla folta platea per declamare i versi di una vita. La location era la sala polifunzionale “S. Agostino”, ripristinata con questa funzione 20 anni fa. Metà della feconda storia teatrale di Francesco è avvenuta anche in questa Chiesa.

Una storia teatrale, il cui punto di partenza è la città di Atri, per raggiungere, serenamente e fermamente, tutto il mondo. Francesco ci ha lasciati nel giorno della commemorazione di S. Oscar Romero, il primo martire del Concilio. Forse avrebbe scritto una piece teatrale sul Vescovo salvadoregno. Sarebbe uscito dalla patina agiografica e chiesastica, per entrare nelle pieghe e nelle piaghe dell’umanità.

SANTINO VERNA