Non lasciamoci annebbiare da apparenze o pregiudizi...

PILLOLE DI CINEMA AUTENTICO E PROFONDO: MERY PER SEMPRE 

Ognuno ha un personale cammino da compiere, nessun percorso è uguale all’altro, ogni vissuto è particolare e va analizzato nella sua unicità.

È necessario dare voce alle infinite sfumature dell’esistenza, che non è mai in bianco e nero e in cui il concetto di “normalità” o “anormalità”, sovente, è assolutamente soggettivo. Chi può veramente dire cosa sia “normale” e cosa non lo sia?

Se ci riflettiamo, sono le convenzioni e gli schemi che ci inculcano sin da piccini a farci credere che un qualcosa sia in un determinato modo piuttosto che in un altro. Spostandoci in altri contesti, magari, ciò che è considerato strano o assurdo è consueto e accettato.

Questa breve parentesi per dire cosa? Per dire che, purché si rispetti appieno l’essere umano e non si faccia del male al prossimo, tutto è concesso. Ciascun individuo è libero di agire come meglio crede e ha il sacrosanto diritto di essere se stesso, di pensare con la propria testa e di essere accolto per ciò che realmente è. Sempre. Solo così vive realmente, altrimenti esiste e basta.

Occorre saper esplorare e sviscerare, cercando di non farsi annebbiare da apparenze o pregiudizi. Bisogna essere in grado di scavare, anche dove molti altri si arrenderebbero o si rifiuterebbero. Mai fermarsi alle sole parole o al “sentito dire”, ma osservare anche il famoso linguaggio non verbale: gli occhi, le espressioni, i gesti.

È, inoltre, basilare scoprire gli aspetti psicologici salienti di chi si apre a noi: non serve un intuito formidabile per comprendere che il contesto da cui proviene qualcuno e le esperienze che s’è trovato a fronteggiare abbiano lasciato una traccia in lui . Ognuno merita una possibilità di esternare il proprio io, anche chi può sembrare “sbagliato”. Bisogna tenere a mente che, non di rado, dietro atteggiamenti bruschi e duri, può nascondersi un cuore sofferente, una disarmonia atavica, uno smisurato bisogno di ascolto e affetto. Come anche, al contrario, dietro comportamenti apparentemente gentili e inappuntabili, possono celarsi una meschina affettazione e una spropositata ipocrisia di fondo.

Insomma, tutto è relativo, sta a noi riuscire a captare, attraverso la nostra sensibilità, la natura intrinseca di chi ci circonda. Quando si impara a interpretare bene i “detti” e i “non detti”, il resto non è che un contorno.

A tal proposito, per avvalorare il concetto, potrebbe rivelarsi illuminante la visione di un grande film di Marco Risi del 1989 che, a chi sa percepirne il senso profondo, può aprire variegati scenari di lettura: “MERY PER SEMPRE”.

È uno spaccato neorealistico, estremamente crudo e a tratti feroce, ma di un’intensità e un’autenticità portentose. È ambientato in un carcere minorile palermitano ed è tratto dall’omonimo romanzo di Aurelio Grimaldi. L’opera ha vinto l’Efebo d’oro del 1989 come miglior regia e il Ciak d’oro nel 1990 come miglior film.

I personaggi, molti dei quali sono presi dalla strada, incarnano alla perfezione i classici tipi “cattivi e scomodi”. Osservandoli, però, con il cuore e sospendendo il giudizio, si può scorgere la loro essenza pura, in fondo buona, che riserva momenti di inaspettata e commovente tenerezza.

Si parla di sogni e passioni, di laceranti amarezze, di utopiche speranze, di insegnamenti preziosi, di una smisurata voglia di libertà. Un turbinio di occhi parlanti, colmi di disincanto e malinconia e desiderosi di svincolarsi da un atroce destino che pare già scritto. Il tutto condito da struggenti venature poetiche che, di tanto in tanto, fanno capolino nell’atmosfera verace e talvolta brutale che la fa da padrona e che è resa alla perfezione dalla magistrale interpretazione degli attori e dalle splendide musiche di Giancarlo Bigazzi.

ALESSANDRA DELLA QUERCIA

Concludo l’articolo con questi due video, contenenti rispettivamente il trailer del film e una delle scene più significative: