L'ESTRO, LA PASSIONE PER LA STORIA, IL SUO LEGAME FORTE CON ATRI

RICORDO DI GIORGIO CIPOLLINI

Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, la notte dopo S. Lucia, ha concluso la giornata terrena, dopo lunga sofferenza, Piergiorgio Maria Cipollini, storico locale. Da tempo viveva a Pineto, ma non aveva mai abbandonato con l’affetto e il pensiero la sua Atri.

Nato nel 1944, aveva compiuto gli studi nella città natale, ed era componente del personale ATA dell’ITC “A. Zoli”, prima della trasformazione in Istituto d’Istruzione Superiore con la nuova sgargiante pagina del polo scolastico atriano. Giorgio era molto conosciuto nella città degli Acquaviva, per le ricerche storiche e l’innato senso artistico.

Per circa trent’anni curò la Chiesa di S. Giovanni. Grazie a lui, all’antica Chiesa vicino al camposanto, fu restituito il nome originario, perché dal XVII secolo si era imposta, per la presenza dei Predicatori nell’attiguo convento, la denominazione di S. Domenico. E a chi voleva il suono delle campane il 4 agosto, nella festa del Patriarca dell’Ordine domenicano, rispondeva: “La Chiesa è intitolata a S. Giovanni”. Scrisse un depliant nel 1984 e subito dopo una monografia, grazie alla Regione Abruzzo.

La Chiesa di S. Giovanni, con l’organo antico sulla controfacciata si impose di nuovo all’attenzione degli atriani e dei turisti, e nel 1987, nacque l’Academia Baptistiana, nell’intento di rifondare la gloriosa schola cantorum, non solo con le voci di più esperienza, ma anche con nuove leve, provenienti soprattutto dalla cantoria di S. Nicola.

Giorgio promosse per diversi anni, la processione del Cristo morto, con l’uscita del Calvario dalla Chiesa di S. Giovanni. Scomparse le confraternite dalla città degli Acquaviva, promosse la presenza di figuranti con gli abiti confraternali, presenti nei locali di S. Domenico. La Chiesa ospitava due Confraternite, il SS. Rosario e il SS. Nome di Gesù.

Entrato nei Templari di S. Bernardo, scrisse pure un reportage sulla compagine religiosa, e la Chiesa di S. Giovanni in Atri, divenne un centro locale della medesima. I Templari, con il coordinamento di Giorgio, presenziavano alla processione del Corpus Domini, per il rione S. Antonio, nella Parrocchia di S. Gabriele, organizzata da Don Paolo Pallini, per cinque edizioni.

Con i Templari si recava alla Perdonanza celestiniana, nel giorno dell’apertura della Porta Santa nella Basilica di S. Maria di Collemaggio, e un anno vi andò un gruppo di figuranti di Atri. I costumi disponibili erano quelli del melodramma “La Vergine di Cesarea”, rappresentato la prima volta nel 1964, e la seconda, esattamente 25 anni dopo, sempre in Piazza Duomo. Il corteo doveva rappresentare il popolo atriano di un secolo non ben identificato.

Ricordiamo l’impegno di Giorgio nel teatro locale, con il gruppo atriano, dove si formavano le ossa Elio Forcella, i fratelli Alberto e Francesco Anello, con la solerte guida del loro papà Antonino, poeta dialettale e valoroso ebanista, assiduo fedele di S. Giovanni, dove proclamava le letture. Rivediamo Giorgio nei panni di Zera, nella rappresentazione della Passione, con la regia di Danilo Volponi. Non più tra gli interpreti, nel 1998, presentò brevemente “L’Uomo di Nazareth”, versione squisitamente teatrale della Passione, con l’utilizzo di una chiesa monumentale e la soluzione della “passerella”.

Nel 1987 si impegnò nell’organizzazione della festa di S. Nicola, nell’omonima Parrocchia atriana. Si ricordava il IX centenario della traslazione delle spoglie del Vescovo di Mira dall’Oriente a Bari e quell’anno il 6 dicembre (come pure quest’anno) cadeva di domenica. Fu celebrata la S. Messa in rito bizantino, nella tarda mattinata, mentre S. Giovanni Paolo II, in Basilica Vaticana, incontrava il Patriarca di Costantinopoli, Dimitrios I. Il triduo di S. Nicola, fu predicato da P. Gianni Malberti, F.S.C.B., proveniente dal “Russicum” e ora operante nella diocesi di Grosseto.

Grazie all’estro di Giorgio, e alla passione araldica, nel 1998 diede vita al corteo storico del 15 agosto, progetto abbozzato negli anni ’60 da Antonio Pavone e più tardi da Antonio Assogna, e non entrato nel cartellone atriano, perché si preferivano i carri trainati dai buoi. Il corteo ebbe una seconda edizione, con la regia di Sabatino Ciocca e già si pensava a quella del 2000, con una rappresentazione sul Beato Rodolfo, a 450 anni dalla nascita. Si tornò ai buoi, anche se per ragioni organizzative la sfilata fu compiuta il 13 agosto, tornando definitivamente al giorno dell’Assunta, nel 2001.

Fotografo e videoamatore, Giorgio documentò pellegrinaggi e viaggi. Nel 1980 si recò in URSS, quando in Russia il principale argomento erano le Olimpiadi. Ma subito dopo comincia un’altra peregrinazione nell’Est-Europeo: Medjugorje. Con un gruppo di amici, partendo da Pescara in motonave, giungeva a Spalato e si addentrava nella Jugoslavia, ancora segnata dall’egemonia titina.

Come storico di Atri, Giorgio fu intervistato dall’amico Giovanni Verna, per il TG3, l’8 dicembre 1991, per l’accensione dei “faugni”. Quell’anno era tornato dal Brasile, il fratello di Giorgio, Nicola. La tradizione dicembrina cominciava a spiccare il volo, verso la notte dei “faugni”.

La salute di Giorgio aveva subito un duro colpo alcuni mesi fa. Lo avevo rivisto a Borgo S. Maria, l’ultima volta, alla festa del lunedì di Pasqua, ricordando le tante Pasquette con mio padre, su invito di Don Guido e Don Giovanni (di Pineto).

Tra i tanti amici, in Paradiso, ha ritrovato Pinuccio Perfetti, entrato nella Pasqua eterna, il 21 agosto scorso. Giorgio era uno dei tanti amici del cenacolo culturale di Vico Troli, anche se negli ultimi anni non era più presente, perché si era trasferito a Pineto. Potevi incontrarlo nella Chiesa di S. Agnese o in qualche via del comune costiero ed era sempre piacevole parlare con lui.

Nell’imminenza del Natale, era bello ricordare, quando, dovendo allestire il presepe a S. Domenico, in luogo di S. Giuseppe, travestì da padre davidico di Gesù, il simulacro di S. Liborio, custodito a lungo nell’oratorio del Rosario. Aneddoti di vita popolare abruzzese, come avrebbe detto Emiliano Giancristofaro, esponente del microcosmo abruzzesistico di cui il nostro Piergiorgio è stato discreto e autorevole componente.

SANTINO VERNA