UN DOCENTE CHE AVEVA STUDIATO ANCHE ATRI:
PIETRO SCARPELLINI PANCRAZI

Nella vigilia degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, dieci anni fa, concludeva a Perugia la giornata terrena, il Professor Pietro Scarpellini Pancrazi, conosciuto soprattutto con il primo cognome, docente di Storia dell’Arte Medioevale presso l’Università degli Studi di Perugia.

Il docente era nato a Roma il 4 aprile 1928. La famiglia era originaria di Cortona, e grazie allo zio scrittore, amico di Aldo Palazzeschi, Pietro Pancrazi, ne assunse il cognome. Allievo di Lionello Venturi, alter ego di Roberto Longhi, laureato in lettere a Roma, cominciò a insegnare a Perugia, presso l’Università degli Stranieri. Pochi anni dopo, passò a Piazza Morlacchi. Tra i suoi allievi Corrado Fratini, docente di Storia dell’Arte Medioevale prima a Scienze della Formazione e poi a Lettere, Laura Teza, esperta di Storia dell’Arte Umbra e Francesco Federico Mancini, docente di Storia dell’Arte Moderna.

Il Prof. Scarpellini, nel 1959 fu tra i fondatori della sezione di “Italia Nostra” nella sua città. Viveva con la moglie Rosalba Barbanti, originaria di Pergola e il figlio Francesco, entrambi insigni docenti, all’ombra della Chiesa di S. Pietro, l’antica Cattedrale di Perugia. Si batteva sempre per l’arte, la cultura e il paesaggio, con la profonda signorilità di un uomo d’altri tempi.

L’esame con il Professore, pur essendo piacevole come tutta la storia dell’arte, data la statura del luminare, intimoriva non poco gli esaminandi. Il copione era, spesso, il seguente: si cominciava con la parte istituzionale, studiata sul Toesca, e dall’altra parte del banco, vi era l’assistente. Se avevi superato questo modulo, passavi con il Professore che ti interrogatva sulla parte monografica. Paradossalmente era più facile il modulo istituzionale che abbracciava diversi secoli e non poche aree geografiche, perché avevi occasione di spaziare di più sul libro. Ovviamente le aree territoriali erano quasi tutte in Occidente, perché pochissime erano le incursioni bizantine. A maggior ragione all’Università di Perugia, vicina ad Assisi, dove era nata la pittura europea, nel cantiere di S. Francesco.

Uno degli ultimi corsi del Professore riguardò Gentile da Fabriano e il gotico internazionale. Non fu l’arida descrizione del pittore marchigiano, ma una carrellata su tanti maestri minori della dorsale appenninica umbro-marchigiana, colpita recentemente dai sismi. Gentile non era pesce fuor d’acqua nella città di S. Ercolano, perché Fabriano ha risentito molto nella sua storia di Perugia. Il professore romano esigeva la visita dei suoi studenti “in situ”, e per questo, una delle tappe, fu Palazzo Trinci a Foligno, con la spiegazione di Corrado Fratini.

Con il quasi coetaneo Prof. Alessandro Marabotti Marabottini, Pietro Scarpellini, promosse, poco prima dell’anno 2000, l’arduo lavoro sul mobilio ligneo tra Umbria e Marche. In quest’avventura è doveroso ricordare l’allievo Mirko Santanicchia, oggi affermato docente, sempre a Perugia. Pergola sarebbe diventato il capoluogo dell’operazione.

Studiando il gotico-internazionale, Pietro Scarpellini si è imbattuto nella città di Atri, dove imago brevis di questa etichetta è il portale della Chiesa di S. Caterina (per metonimia S. Agostino), con tante protomi sul fastigio e le statue dell’Eterno Padre, S. Agostino in trono e i lati, S. Caterina d’Alessandria, eponima della Chiesa e S. Nicola da Tolentino, uno dei pochi testimoni canonizzati del santorale agostiniano. Matteo da Napoli gli ha dato vagamente la fisionomia di S. Antonio di Padova, quasi a ricordare l’appartenenza agostiniana di Fernando Bulhoes, in Portogallo. Molte chiese lusitane hanno simulacri di S. Antonio in abito eremitano, e un atriano di adozione, ha voluto la stessa soluzione per la Chiesa di S. Caterina. Non totalmente sbagliata, perché Nicola da Tolentino ha respirato l’atmosfera francescana, essendo vissuto nel triangolo Cascia- Assisi- Loreto.

Scarpellini ammirava tanto gli affreschi della Cattedrale di Atri, forse perché li ricollegava all’Umbria, dal momento che parte della formazione di Andrea Delitio è avvenuta nella bottega degli Sparapane a Norcia. Attraverso Pescara del Tronto e le aree picene segnate dal terremoto, il pittore marsicano arrivò in Atri e lasciò profondamente il segno del talento.

Mentre svolgeva il convegno sul mobile ligneo, il 2 giugno 2000, nell’auditorium “S. Domenico” di Foligno, fu caldeggiato il progetto di una recensione degli arredi presenti in Abruzzo, regione sicuramente periferica, ma legata alle Marche e all’Umbria, per tante vicende. L’anno del Grande Giubileo fu pure quello del convegno su Pietro Vannucci, dove tra gli studiosi era presente Maurizio Calvesi, scomparso a luglio scorso.

Domenica 27 settembre 2020, Vittorio Sgarbi si recherà all’isola Polvese, perché molto legato al Trasimeno. Allievi come Corrado Fratini e Fabrizia Marchini, e tanti altri, ricorderanno l’impegno culturale e umano di Pietro Scarpellini, un docente che per quasi un quarto di secolo è stato in prima linea con gli ambientalisti per la difesa del paesaggio di Perugia, dell’Umbria e dell’Italia. E possiamo dire del mondo intero.

SANTINO VERNA