RICORDIAMO PINO PERFETTI

Il suo amore per Atri, la ricchezza del suo animo, la sua casa un "salotto" culturale...

Nella tarda mattinata del 21 agosto, ha concluso la giornata terrena, addormentandosi nel Signore, Pino Perfetti, storico componente dell’Azione Cattolica di Atri e solerte socio di “Italia Nostra”, a livello regionale e locale. 

Pino era nato in Atri il 14 giugno 1933, da Enrico e Isabella Di Febbo. Il papà falegname, proveniva da una famiglia di artigiani e artisti, con la passione della musica.  Lo zio Tobia, all’inizio del XX secolo era emigrato in Brasile, per insegnare l’arte ceciliana.

Pinuccio, com’era affettuosamente chiamato, trascorse la fanciullezza all’ombra delle Chiese di S. Agostino e di S. Francesco, nella casa in Vico Troli. Entrò tra i Giovani di Azione Cattolica, nell’esperienza parrocchiale e interparrocchiale e quando il movimento chiuse i battenti nella città degli Acquaviva, ne continuò lo spirito, anche attraverso le rimpatriate estive con gli amici atriani e abruzzesi.

Sensibile al rinnovamento conciliare, conobbe la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari e la Pro Civitate Christiana. Erano gli anni in cui Assisi significava anche queste due vivaci compagini ecclesiali, con Chiara Lubich e Don Giovanni Rossi. Pino era attratto da S. Francesco e il Pontefice preferito era Papa Giovanni.

Con il “gelosino” collocato sull’altar maggiore della Chiesa di S. Francesco, captava ogni anno il Tota Pulchra di P. Alessandro Borroni, eseguito dalla prestigiosa schola-cantorum diretta anche da P. Luigi Iannitto, quasi centenario, da quasi mezzo secolo a Istanbul. Registrò pure la Messa novella del cugino, P. Giorgio Di Febbo, con il commento di Giovanni Verna. La musica introduttiva fu presa dalla radio, e la lettura del Cantico delle Creature fu affidata a Costanzo Marcone.

Impiegato presso l’ospedale di Atri, Pinuccio è stato uomo laborioso e discreto. Forte era il senso dell’amicizia e offriva sempre da bere qualcosa, fuori e dentro casa. Collocato in pensione nel 1995, per lui cominciò la seconda giovinezza, dedicandosi alla cultura e all’ambiente, le passioni di sempre.

Qualche anno prima era diventato valoroso esponente di “Italia Nostra” e aveva condotto con discrezione e fermezza, tante battaglie per Atri e l’Abruzzo. Sognava la possibilità di un sistema di scale mobili e ascensori, come a Perugia, dove questi servizi entrarono in funzione nel 1983. Poi fu promotore per diverse edizioni, dei calendari tematici, e fu la volta, con la presentazione del Dott. Aristide Vecchioni, di angoli antichi di Atri prima degli infelici interventi urbanistici.

Con la vecchia guardia dell’Azione Cattolica di Atri era sempre presente ai week-end spirituali, programmati e organizzati da Giovanni Verna. Negli anni ’80 era semplicemente un festoso ritrovo atriano, con Messa in Cattedrale e agape fraterna, poi cominciarono le domeniche a Loreto e S. Gabriele, con l’Eucarestia nelle rispettive Basiliche e il pranzo sottolineato dalle specialità conosciute e sempre nuove dell’area intorno al Conero e della Valle Siciliana.

Pinuccio, armato di obiettivo e cinepresa, restituì immagini del Protocenobio di Camaldoli, di Assisi e La Verna e di S. Francesco del Deserto, nel cui chiostro si erano specchiati alcuni anni di formazione di un suo parente, il Beato Claudio Granzotto. L’ultima rimpatriata (perché questo era il nome adoperato dalla decina di componenti della GIAC) fu Montegiove, nel comune di Fano. Era il 2006, e già si pensava al week-end dell’anno seguente, a Fabriano, presso un monastero benedettino. La scelta delle Marche armonizzava gli arrivi di Costanzo Marcone, Giovanni Palma e Salvatore Portaluri.

Ormai alcuni accusavano gli acciacchi anagrafici, altri motivi di salute, e l’incontro spirituale nella città della carta andò in fumo. Ma continuavano le ordinarie rimpatriate, nel salotto di Pinuccio, dove in sottofondo c’era sempre buona musica, o dai dischi o dalla radio.

Qualche anno prima Pino aveva avuto un non lieve incidente stradale sulla SS.16, e fu ricoverato a Giulianova. Poi la degenza tra Atri e Villa S. Romualdo, con la presenza degli amici, anche solo per una mezz’ora di conversazione. Ristabilito e abbastanza in forma, organizzò un pranzo e questa volta la rimpatriata fu all’ombra dei calanchi.

Profondamente religioso, Pinuccio ogni giorno si recava nella Chiesa di S. Chiara, per adorare il Santissimo Sacramento. Nella passeggiata quotidiana per le vie maggiori del centro storico, la sosta orante era sempre contemplata. Con il sole o la pioggia, forse anche con la neve, Pinuccio usciva di casa e neppure la pandemia l’ha fermato.

A Messa si recava in Cattedrale, la sua parrocchia, e il posto preferito era nei pressi della porta mediana laterale. Aveva il posto fisso, come Peppino Antonelli. E come Peppino, Pinuccio era un artista, dotato di colori e tavolozza, con la predilezione per i paesaggi. Uno di questi è Giovinazzo, solare cittadina della Terra di Bari. Pinuccio amava la Puglia e aveva avuto modo di visitarla, soprattutto grazie a “Italia Nostra”, per godere il romanico pugliese e il barocco leccese.

Ma era stato pure all’estero, e tra i viaggi ricordiamo soltanto quello in Brasile nel 1984, quando andò a trovare i parenti. In quell’occasione incontrò il profetico Vescovo Helder Camara. A tutti gli amici riportò un souvenir, scelto con gusto artistico e passione per l’ambiente.

Una caduta, nelle vicinanze dell’Immacolata, l’anno scorso, consigliò il ricovero per circa un mese in una casa di cura a Silvi. Tornato ad Atri, sembrava ristabilito, e sempre interessato a quanto accadeva nel macrocosmo e nel microcosmo. I problemi al nervo ottico non gli consentivano di veder bene, e non poteva seguire i programmi televisivi. Si accontentava di seguirli con l’orecchio, e per quanto riguarda libri e giornali, negli ultimi tempi, la lettura era affidata al suo angelo custode, Nino Bindi.

Sorella morte l’ha raggiunto agli sgoccioli dell’ottava dell’Assunta. Tanto era legato alla Cattedrale di Atri, ma possiamo dire ad ogni pietra della trimillenaria città abruzzese. Ogni evento culturale lo vedeva in prima fila, senza interventi diretti, magari con un registratore in tasca. Come quando venne in Atri, il Cardinal Ugo Poletti, il discepolo di Monsignor Gremigni, il novarese amico di tanti meridionali, segno tangibile dell’amore del Signore e tra i fratelli che proprio non conosce confini.

SANTINO VERNA