Castelbasso
borgo di cultura, oltre alle mostre
letteratura e musica con Bazzi e Bungaro
 

Saranno Jonathan Bazzi e Bungaro ad arricchire l’offerta di Castelbasso borgo di cultura in questo fine settimana. La manifestazione estiva allestita dalla Fondazione Malvina Menegaz  per le Arti e le Culture, presieduta da Osvaldo Menegaz, riunisce alcune delle organizzazioni fondamentali dell’Abruzzo, spaziando dalle arti visive alla musica, alla letteratura, per ribadire un ruolo centrale nella crescita qualitativa dell’offerta culturale.

Consueta parata di star della parola scritta per gli appuntamenti realizzati con il FLA, Festival di libri e altrecose di Pescara ogni venerdì (ad eccezione del 14 agosto). Si parte domani, venerdì 31 luglio, con Jonathan Bazzi, tra i finalisti dello Strega con il libro Febbre (Feltrinelli), intervistato dal direttore del Fla, Vincenzo D’Aquino.

Jonathan Bazzi

Nato a Milano nel 1985 e cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, ha collaborato con varie testate e magazine, tra cui Gay.it, Vice, The Vision, Il Fatto.it. Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo (“Ho l’Hiv e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids.

Febbre

Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’Hiv e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore accompagna il lettore indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore.

Un esordio letterario atteso e potente.

Per la sezione Across the music, curata dalla Primo Riccitelli di Teramo, nei sabato di agosto (eccetto il 15) quattro concerti. Si parte sabato 1 agosto con Bungaro che propone il suo Maredentro live tour.

In occasione dei 25 anni di carriera l’artista presenta il suo primo album dal vivo. Nel viaggio di pochi mesi Maredentro live (etichetta Esordisco) ha ricevuto eccellenti riscontri dalla critica e ha avuto diversi riconoscimenti, tra i quali anche il premio Lunezia e il premio del Social world film festival. Uno dei maggiori successi del disco è la cover e videoclip “L’ombelico del mondo/ Lu viddiccu di lu mundu”. La strepitosa versione adattata nel testo e cantata in dialetto brindisino, ammirata da Jovanotti che l’ha commentata su Facebook: “Tony Bungaro è una delle voci italiane più belle della mia generazione, un artista profondo che ho sempre stimato, e mi ha fatto molto piacere quando ho saputo che nel suo nuovo progetto ha inserito una versione in dialetto de “l’ombelico del mondo” trasformandola in un canto salato e bagnato dal mare. Lo ringrazio moltissimo, e qui c’è la sua esibizione live a webnotte di ieri sera. Se vi va sentite il suo disco nuovo, è il lavoro di un artista libero che tocca il cuore.” Il disco contiene perle da scoprire o riscoprire, brani riarrangiati e interpretati nel suo stile inconfondibile ed essenziale:, “Io non ho paura” (resa celebre dall’interpretazione di Fiorella Mannoia); “Guardastelle” (vincitrice del Premio della critica al Festival di Sanremo 2004, canzone che ha girato il mondo ed è stata interpretata anche da Youssou N’Dour); “Il mare immenso” (presentata nel 2011 al Festival di Sanremo da Giusy Ferreri); “Agisce”(scritta per Patrizia Laquidara, premio della critica Musicultura nel 2002); “Il deserto” (cantata, in precedenza, con Fiorella Mannoia); “A me non devi dire mai” (scritta a quattro mani con Chiara Civello); “Nottambula” (una delle sue prime creazioni del 1984, scritta con Pino Romanelli).

Inoltre, per la prima volta, Bungaro interpreta alcune canzoni di altri artisti: oltre a “L’ombelico del mondo”, “La donna riccia” (omaggio a Domenico Modugno); “Passione” di Libero Bovio (una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi). Bungaro propone anche “Apri le braccia”, unica versione italiana di “Once in a life time” di David Byrne dei  Talking Heads. Nel disco si nota anche la sua passione per il Cinema: “Se rinasco” (con le citazioni di alcuni dei suoi film preferiti: “Mare dentro”, “Fino all’ultimo respiro”,  “Le notti di Cabiria”, “La passione e la vergogna” e “I racconti del cuscino”); e, per la prima volta “Perfetti sconosciuti” (che vinse il Nastro d’argento e il Ciak d’oro, candidata ai David di Donatello per la Migliore canzone originale). La chicca della raccolta è l’inedito “Il Prato” (testo di Teresa De Sio su musica di Bungaro).

Tre le mostre dislocate nei due edifici storici, palazzo De Sanctis e palazzo Clemente, e nella piazzetta De Sanctis. Le esposizioni sono a cura di Simone Ciglia e Pietro Gaglianò e sono state realizzate grazie all’affermazione dei progetti della Fondazione all’Italian Council e al premio Siae.

LE MOSTRE

La forma della terra - Geografia della ceramica contemporanea in Italia, a cura di Simone Ciglia, propone una mappatura delle possibilità contemporanee della ceramica, orientata sul territorio nazionale. La mostra è concepita come un viaggio attraverso i principali centri di produzione legati a questa tecnica, e che ha coinvolti alcuni tra i nomi più apprezzati dell’arte contemporanea: Mario Airò, Salvatore Arancio, Stefano Arienti, Bertozzi & Casoni, Enrico Castellani, Enzo Cucchi, Matteo Fato, Flavio Favelli, Alberto Garutti, Liam Gillick, Piero Golia, Ugo La Pietra, Felice Levini, Emiliano Maggi, Eva Marisaldi, Gino Marotta, Mathieu Mercier, Matteo Nasini, Adrian Paci, Mimmo Paladino, Luca Maria Patella, Giovanni Termini, Luca Trevisani, Vedovamazzei, Luca Vitone.

Nell’ambito della mostra, inoltre, è presentata per la prima volta al pubblico italiano la nuova opera Modellare l’acqua di Mario Airò, realizzata nei laboratori ceramici di Castelli nel 2019-20 con l’ apporto di Arago Design (Elisabetta Di Bucchianico e Dario Oggiano), e di Daniele Paoletti. Il progetto è stato realizzato grazie al co-finanziamento del bando Italian Council, ideato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. L’installazione, esposta in anteprima allo spazio Bazament di Tirana (in collaborazione con l'Istituto Italiano di cultura di Tirana), è destinata a far parte della collezione permanente del Museo Internazionale della ceramica in Faenza.

Sarà presente l’artista # 2 Mario Airò, sempre a cura di Ciglia, vede protagonista l’artista che ha incentrato la propria riflessione sul tema dello spazio. Un nucleo di lavori che – muovendosi liberamente fra epoche, autori e tecniche – si confrontano con le questioni dell’ambiente, del luogo e dell’intervento nel contesto espositivo, centrali anche nella sua ricerca.

Le chiavi e la soglia è un’opera dell’artista Alessandro Fonte, a cura di Pietro Gaglianò, vincitrice del premio Siae Per chi crea. Il lavoro è stato pensato e realizzato espressamente per Castelbasso, dialogando con i suoi abitanti. Il progetto si compone di due opere visibili nella piazzetta De Sanctis. Qui sono disposte tre sculture realizzate a partire da sedie esistenti e tuttora presenti nelle case del borgo. L’artista ha ottenuto in prestito le sedie come simbolo di quel rapporto che nei piccoli centri lega la vita domestica a quella pubblica, con le porte sempre aperte e una sedia sulla soglia dove le persone anziane trascorrono lunghe ore. Le sedie sono state riprodotte in metallo, distorte nella forma e ora sono delle sedute pubbliche, amplificando un sentimento di ospitalità e accoglienza. Sulla facciata del palazzo nella stessa piazza si trova la seconda opera: una campana nella cui fusione sono state utilizzate le chiavi – di porte o case non più esistenti - che l’artista ha raccolto presso gli abitanti. Fuse nella campana rappresentano la voce corale della comunità, di chi è presente e di chi è scomparso.

Con il patrocinio e il contributo di: Regione Abruzzo, Fondazione Tercas, Provincia di Teramo, Comune di Castellalto, Consorzio dei Comuni del B.i.m., Camera di commercio Teramo, Falone Costruzioni E.R., Intesa Sanpaolo, Metamer.