I 90 ANNI DI RAFFAELE FRATICELLI, AMICO DELLA NOSTRA CITTA’

POETA DEGLI UMILI HA DATO VOCE ALL’ANIMO ABRUZZESE

Il 9 gennaio ha compiuto 90 anni, circondato dall’affetto della famiglia, il poeta chietino Raffaele Fraticelli. Cominciò nel1940 ascrivere composizioni in vernacolo abruzzese e dopo l’ultima guerra mondiale divenne famoso in tutto Abruzzo grazie ai programmi radiofonici regionali della RAI, che andavano in onda da Pescara, prima da Via Trieste, una delle traverse di Via Firenze, poi dall’attuale sede, a Via De Amicis, sempre nel centro storico della città dannunziana.

Fraticelli fu protagonista del programma “Pe la Majella”, il cui nome deriva dall’espressione di tanti abruzzesi che hanno affetto e confidenza con la Montagna Madre, senza sminuire il Gran Sasso, forse perché è stato il monte frequentato, non solo artisticamente, da D’Annunzio e Michetti. Llulluccio, com’è affettuosamente chiamato, impersonava zì Carminuccio, l’abruzzese che doveva fare i conti con la società e la burocrazia. Oggi quelle “pizze” sono in un deposito a S. Silvestro di Pescara, assieme alle cartelle dei testi e sarebbe opportuno riportarle all’attenzione di giovani e meno giovani.

Di profondo spirito religioso, ha composto numerose poesie con il tema della fede. Ebbe modo di abbracciare il Beato Giovanni Paolo II il 29 ottobre1983, inoccasione dell’udienza ai pellegrini dell’arcidiocesi di Chieti, da poco associata ufficialmente a Vasto che aveva ottenuto il ripristino della diocesi, giunti nella Città Eterna per ringraziare il Papa della visita ai lavoratori di S. Salvo nella solennità di S. Giuseppe, sette mesi prima. All’udienza parteciparono giornalisti e operatori della RAI di Pescara che avevano seguito l’evento, dopo la S. Messa nella Basilica Vaticana, presieduta dall’allora Arcivescovo Vincenzo Fagiolo, alla vigilia del suo congedo da Chieti dove sarebbe tornato più volte da porporato. Il Cardinale di Segni amava molto la religiosità popolare e quando poteva presiedeva la Messa grande che coronava le tante feste della sua vasta diocesi.

Di Fraticelli è la poesia “Madunnelle de la grotte”, immortalata su una lapide presso la grotta di Lourdes che affianca la chiesa di Ognissanti, nel cuore di Chieti, sede dell’adorazione eucaristica. La lapide porta la data del 16 luglio 1983, festa della Madonna del Carmelo, venerata nella piccola chiesa e legata al Santuario dei Pirenei, perché la Madonna proprio in quel giorno si congedò da Bernadetta.

Ovviamente è anche autore di uno splendido componimento sulla processione del Venerdì Santo, come aveva fatto il suo collega concittadino, Renato Sciucchi. Fraticelli partecipa sempre ogni anno da un angolo privilegiato del capoluogo marrucino, come l’Istituto delle Figlie della Carità.

Nella città di Atri ricordiamo due visite di Raffaele Fraticelli: il 24 aprile 1995 e il 28 luglio 1996. La prima, in occasione di un incontro sulla poesia dialettale nell’aula magna del palazzo civico di Corso Elio Adriano, la seconda per la IVa edizione di “Poesie e serenate”, la penultima con questa denominazione, perché nel 1998 il nome diverrà “Serata sotto le stelle”, con più numeri e grande partecipazione di pubblico.

Il poeta, su invito dell’allora Assessore alla Cultura, Prof. Nicola Bindi, quella sera in Piazza duchi d’Acquaviva (era la prima volta in piazza, le edizioni precedenti si erano tenute in Largo Cherubini), alternandosi con i cantori atriani, accompagnati dalla meravigliosa orchestra, sostituì i poeti in vernacolo della città degli Acquaviva. Fu una partecipazione straordinaria, in dialetto abruzzese con molte venature chietine, comunque comprensibile dagli atriani e dai non pochi turisti e bagnanti saliti nel punto più alto della cittadina per una serata culturale.

Tra Chieti e Atri non c’è stata mai grande rivalità. Dal Palazzo di Giustizia di Chieti, nei pressi della Cattedrale di S. Giustino, ad occhio nudo è possibile scorgere da lontano la torre di S. Maria, simile a quella di Chieti, perché artefice fu Antonio da Lodi e la sua impronta è riconoscibile dalla cella campanaria sormontata dal tamburo ottagonale coronato dalla cuspide conica. I chietini diranno che Atri ha copiato Chieti, gli atriani diranno il contrario, ma tutto finisce a tarallucci e vino. Sono due città che forse si somigliano, per antichità, tradizioni popolari e storia ecclesiale.

Raffaele Fraticelli ha curato due ricorrenze abruzzesi: il lupo di Pretoro e l’assedio saraceno a Villamagna. La prima, riguarda l’intercessione di S. Domenico da Foligno, lo stesso di Cocullo, e si svolge la prima domenica di maggio (la stessa rappresentazione si ripete anche a Palombaro e a Villamagna, in date diverse). La seconda, riguarda S. Margherita d’Antiochia che intercedette per far fuggire i predoni e si tiene il 13 luglio, giorno della festa, anche se quella vera e propria, abolita nel 1969, è il 20 luglio.

Con la caratterizzazione di zì Carminuccio ha dato la voce al S. Antonio del coro “G. Verdi” di Teramo, diretto dal m° Ennio Vetuschi, ed è stato sottofondo della rimpatriata nella festa di S. Antonio abate presso il sodalizio abruzzese-molisano di Padova, presieduto da Armando Traini, all’ombra della Basilica dell’altro S.Antonio. Una canzone semplice, breve, quindi adatta per la ripetizione nella casa successiva, senza la presenza del diavolo che a volte interviene associandosi al coro o per sceneggiare le poche strofe dove appare, come sempre, riplasmata la figura del fondatore del monachesimo.

Con la scomparsa dei programmi radiofonici e televisivi della RAI e con l’avvento di nuove soluzioni, Fraticelli è tornato alla sede di Pescara per fare gli auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo ai telespettatori, spesso accompagnandosi con la chitarra. Nel 1995, presentò la breve poesia “Lu pressepie”, ispirandosi ai tanti presepi viventi che da Rivisondoli si sono diffusi in molti borghi d’Abruzzo. Si concludeva con l’incipit di “Tu scendi dalle stelle”, il canto natalizio più amato dagli abruzzesi, composto da S. Alfonso M. de Liguori.

Auguri al poeta degli umili che ha fatto sorridere e riflettere tanti abruzzesi e, attraverso il vernacolo, ha fatto comprendere i valori dell’umanità e della semplicità.

SANTINO VERNA