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IL CALORE DEI RICORDI

LA MIA SCUOLA: I PROFESSORI DI LETTERE E FRANCESE

Il primo anno arriva il professore Volpe (italiano, geografia, storia) di Roseto. Viaggiava con l’autobus, prima Roseto-Pineto e poi Pineto-Atri.

Era un professore bravo e buono, non s’arrabbiava mai e così mi risulta difficile attribuirgli un aggettivo come raccontare degli aneddoti o dei fatti. Se  non ricordo male non ha mai messo una nota. Svolgeva la sua attività con calma, sia per le spiegazioni che per le interrogazioni, e con la sua capacità e la sua preparazione. Era giovane e forse da poco laureato.

Nel secondo e terzo anno c’e il professore Carmelo Lombardi. Da parecchi anni insegnava ad Atri e ha continuato per altri anni dopo la mia uscita. Gli alunni più anziani gli avevano affibbiato il nomignolo di “Paperino” e non so perché.  Tutti lo chiamavano Paperino e non con il suo vero  nome.

Il professor Lombardi era un siciliano trapiantato ad Atri che viveva da solo e senza familiari. Era bravo e preparato. In aula era sempre burbero, mai una risata o un sorriso. Con gli studenti si creava una certa antipatia che non so da cosa derivasse. Forse era una antipatia reciproca. Nonostante tutto c’era sempre il rispetto da parte nostra per il professore.

Di aneddoti da raccontare c’è ne sono tanti ma ne preferisco due, uno simpatico e l’altro triste, tutti e due accaduti nel corso del terzo anno.

Nei miei riguardi c’era qualcosa che non tornava. Un giorno, stavamo in una delle aule del corridoio centrale, che avevo alzato un po’ il tono della voce si arrabbiò e venne verso di me con tono minaccioso per rifilarmi qualche ceffone. Il mio spirito di autodifesa scattò subito. Alzai il braccio per difendermi ma, quel giorno, avevo tra le mani una penna stilografica e il pennino lo ferì. Il professore tornò in cattedra tutto inviperito e scrisse una lunga nota che prese due giorni del registro di classe. A casa i genitori non hanno mai saputo nulla di questa nota.

Di Febo Osvaldo fu interrogato, quel giorno eravamo nell’aula a sinistra. Il professore gli chiese di dire, una poesia di Foscolo. Osvaldo iniziò velocissimo e tutto preciso ma poi a metà andò su una altra poesia tutto veloce e preciso. Senza neanche metterci d’accorso io e Pietro D’Andreamatteo scoppiammo a ridere. Il professore che era chinato con la testa sul registro del professore non si accorse di nulla ma sentendo la nostra risata non mangiò la foglia e a Osvaldo rimise un bel 4.

Il professore del primo anno di francese non si può dimenticare: Zuppa di Pineto. Era alto, magro e di origine del nord Italia, sembrava un alieno. Delle sue lezioni si capiva poco. Oggi, con il senno di poi e con l’esperienza, posso dire che era confusionario. Il primo anno, il primo compito di una lingua straniera che si affrontava per la prima volta, fu una tragedia. Il risultato: due 6, un 5, due 4 e il resto una serie di 0, 1 e 2. Io mi salvai con un 5. Il secondo compito il risultato cambiò di poco ma io mi salvai con un 6.

Allora era così, c’era solo la punizione e non l’insegnamento per migliorare. Dovevi fare tutto con le tua capacità e intelligenza.

Nel secondo e terzo anno c’era la professoressa Wanda Cichetti e le cose migliorarono. La Cichetti era calma, le lezioni si capivano di più ed era comprensiva  e più umana rispetto a Zuppa.

Nicola Dell’Arena