IL CALORE DEI RICORDI

LA MIA SCUOLA: L'ORGANIZZAZIONE 

Il preside era l’Ingegnere Tito Marucci di Atri ma viveva nella sua casa di Pineto, l’attuale Villa Filiani. Era un preside che si vedeva poco sia perché non veniva tutti i giorni e sia perché stava sempre chiuso nella sua stanza. Quando arrivava i bidelli ci avvertivano di rientrare nelle aule e di fare silenzio. Non era un preside cattivo anche se  rispettava le regole dure di quel periodo.  

I bidelli, così si chiamavano allora, erano due: Concezio Astolfi e Guido Martella.  Entrambi erano bravi e cortesi, mai arrabbiati e solo quando alzavamo il tono della voce, una cosa normale per dei ragazzi, ci ammonivano a stare in silenzio. Nonostante la fanciullezza portavamo rispetto a loro perché eravamo abituati dai genitori a portare rispetto. Concezio Astolfi mi voleva bene soprattutto quando l’ho ritrovato come bidello all’industriale di Pescara.

Il primo anno eravamo i seguenti ragazzi, ricostruito con l’aiuto di Primo e forse qualcuno è stato dimenticato, : io, D’Andreamatteo Pietro, dietro Tulli e Mazzocchetti di Medoro; nell’altra  colonna Savini e Assogna di Pineto, i cugini Di Febbo che abitavano alla fine della “piaja”, Rocci e Forti di Notaresco; i fratelli Ranalli (non erano gemelli) di Corropoli o Martinsicuro,  Lauro Michele un orfanello di Pescara e tutti e tre stavano al convitto; ed in ordine sparso Primo Nespoli, Luigi (Gino) Ciancaglione, Franco Capanna Piscé, un certo Castagna di Manzitti molto bravo con la lima e la saldatura, Umberto Cellinese, Secone Seconetti Luigi della Cona, Di Tecco Luigi, Torinese Paolo, Riti Fernando (la gazzusett). Negli altri anni si sono aggiunti alcuni ripetenti.

Degli altri più grandi di me ricordo dolo qualcuno: Gianni Zucchetti, Franco Riti, Catelli Giuliano, Catelli Antonio e Arlini  Ferruccio e qualcuno più giovane come Ivan Carulli e Melchiorre Mario.

Molti ragazzi dell’avviamento ci siamo ritrovati all’industriale di Pescara che proprio in quei anni era stato istituito, e prima di allora bisognava andare a Chieti o Fermo (il migliore della zona).

Il modo di organizzare le lezioni ha permesso a tutti di girare tutte le stanze della scuola. Praticamente non c’era una aula assegnata ad una singola classe e sono stato in tutte le aule fuorché il reparto di falegnameria.

La scelta dell’avviamento fu tutta mia senza influenza da parte dei genitori. In quegli anni si doveva fare un esame integrativo per essere ammesso alla scuola media e per paura di questo esame scelsi l’avviamento. Adesso, con il senno di poi, visto i risultati e chi superava l’esame ci ripenserei. Non posso dire di essermi pentito, potrebbe mancarmi solo un po’ di latino anche se non mi è servito in tutta la vita scolastica.

Se la scelta fosse dipesa dalla mia bravura nelle attività manuali nulla di sbagliato era stato fatto. Un giorno venne mio padre a parlare con il professore e alla fine il suo commento fu “ma come fai a fare i pezzi così storti”. Non racconto i primi lavori di saldatura: un disastro.  Una cosa buona è che ho imparato benissimo a usare il calibro. Al professionale, con il professore Castaldi e con le lavorazioni alle macchine utensili, le cose migliorarono e di parecchio. 

Alla fine del ciclo di avviamento nacque il problema se continuare negli studi o lasciare. Bisognava avviare un nuovo ciclo ma a Pescara. Questa volta fu mia madre a decidere in base alle ristrettezze economiche. Decise di farmi fare i due anni di professionale ad Atri. Ma l’anno dopo ci ripensò,  praticamente ho perso un anno. Non ho mai detto nulla a mia madre della sua scelta perché capivo, e capisco ancora oggi, i sacrifici che faceva per mandare avanti la famiglia. Sono sicuro che nella sua decisione di farmi continuare seguì il consiglio di qualche  professore.

Nicola Dell'Arena