LETTERA APERTA A MARIA MATTUCCI

Egregia Dottoressa Mattucci, uso questo linguaggio perché non so se posso darle del tu, le scrivo per ringraziarla per quello che sta facendo.

Ho letto attentamente la Sua risposta ai sindaci di Teramo (Gianguido D’Alberto) e di Giulianova (Jwan Costantini)

Riporto la frase: “a questo punto della carriera non ho niente da perdere e tanto meno ho da chiedere”. Con  sincerità e con tanto affetto le devo dire che questa frase l’avrei voluta sentire anche quando il presidente Silvio Paolucci, non posso non ricordare in questo momento triste ma di grandi facce di bronzo e di smemorati che è del PD, chiuse il punto nascita di Atri.  Nella vita ci sono molti altri valori più importanti della carriera, come l’amore per i genitori e per i figli.

Riporto, ancora: “Auguro a voi sindaci di avere la coscienza pulita come ce l’ho io”. Bellissima frase con la quale hai dato un grande schiaffo morale ai due sindaci.

Chi ti scrive è stato ed è un grande estimatore ed ammiratore  di tuo padre. Chi ti scrive nel 1960, il giorno dell’uscita dei risultati per l’elezione della Camera, ebbe un groppo alla gola e non poté mangiare, perché tuo padre risultò non eletto.

Già da allora Teramo e Giulianova era contro Atri. Preferirono Tommaso Sorgi ad Emilio Mattucci. La storia si ripete. Teramo e Giulianova non amano Atri e lo fanno capire ogni volta che c’è qualcosa per Atri.    

Davanti  alla carriera bisogna tener presente che l’ospedale di Atri, la cui nascita risale all’inizio del 1500 è una creatura, è un orgoglio e un vanto di tuo padre che lo volle ampliare per il bene e la storia di Atri. Questo è un dato di fatto che nessun atriano non dovrà mai dimenticare. 

Adesso, lavori, come hai detto ai due sindaci, con  serenità e tranquillità. Adesso, lavori con tutto il personale che si è messo a disposizione, a cui va il mio plauso e il ringraziamento e penso  il ringraziamento di tutta Atri e di tutta la val Fino. Adesso, lavorate per salvare i 26 nostri concittadini, i concittadini della val Fino e i cittadini della provincia di Teramo che sperano nel vostro aiuto. Adesso, lavorate portando nel cuore, nella mente e nella bocca le parole del Papa «Dio non ci lascia soli nella tempesta».

Poi, però, finita l’emergenza, bisognerà pensare e lavorare per far si che l’ospedale si Atri torni allo splendore e alla fama che aveva negli 60 (cito solo Fanini e De Patre) e che si possa riaprire il punto nascita. Tutta Atri, per adesso e per il futuro te me sarà grata e riconoscente.

Nicola Dell’Arena