IL GRANDE GIORNALISTA CON IL CALCIO NEL CUORE

QUELLE PARTITE DOMENICALI CON MARIO SANTARELLI.

Nel decennale della dipartita di Mario Santarelli, principe dei giornalisti sportivi abruzzesi, è significativo ricordare le partite di calcio del Pescara, seguite con lui, quando mio padre lavorava alla RAI di Via De Amicis, nella città adriatica.

Preferivo non andare allo stadio, oggi “Adriatico-Cornacchia”, ma sostare in redazione, al primo piano, nello studio di Mario, dove in bassa frequenza, veniva trasmessa la partita (in trasferta) della squadra di calcio pescarese. Erano anni oscillanti tra la massima serie e quella cadetta, le partite si svolgevano tutte nel pomeriggio della domenica, e timidamente si affacciava la pay-tv.

Da poco era rientrato a Roma, Francesco Saverio Garaguso, esperto di politica dei trasporti e di auto d’epoca,  il quale sa intrattenerti molto tempo sulle “idee con le ruote”. Quando c’era la Formula 1, e per ragioni d’orario le spettava la fascia meridiana, il giornalista romano non si recava presso la trattoria convenzionata, pur di non perdere le amate automobili. Pranzava con un veloce panino, e in religioso silenzio assisteva al tripudio di automobili da corsa.

Mario, invece, appena finito il pranzo, tornava in redazione, per assistere e poi commentare a caldo la trasferta del Pescara. Era appassionato di calcio, ed era tifoso della Juve, come mio padre. Nella serie cadetta non di rado giocava l’Empoli, la squadra di Peppe Mori, il primo Redattore- Capo di Pescara con il TG regionale. C’era pure la Fiorentina di Mario Bossone e Santino Natale, l’ambientalista Capo-Servizi di Firenze e il tecnico di Pescara, e, ovviamente, la Roma di Mario Uderzo, operatore romano dalle radici istriane, per me, già da allora, patavine.

Con il toscano in bocca, fumato più per copione che per abitudine, Mario osservava minuziosamente la partita, e, contemporaneamente, con la mastodontica radio, ascoltava “Tutto il calcio minuto per minuto”, con i collegamenti dai vari campi. Di ogni calciatore ti sapeva ricostruire la scheda biografica e agonistica, mettendo sempre in risalto la provenienza e la relazione con le proprie radici.

In quegli anni, Giovanni Verna, mio padre, rintracciava gli abruzzesi famosi fuori Abruzzo, per una rubrica mensile su “L’Eco di S. Gabriele”. Ma non volle inserire i calciatori. Ci sarebbe voluta una rubrica a parte per incasellare gli esponenti del mondo del pallone, e poi i giocatori potevano rientrare nella terra d’origine. A questi si aggiungevano tanti abruzzesi d’adozione, tra i più famosi quel Renato Curi, intervistato diverse volte da Santarelli, prematuramente scomparso a Perugia.

Mario era talmente attaccato al suo Abruzzo, non solo alla sua Vasto, da inserire nella regione i calciatori di confine. Così fu con l’allora portiere dell’Inter e della nazionale Walter Zenga, la cui gavetta si era compiuta a S. Benedetto del Tronto. Ma quando un cronista alle prime armi, in una partita del Giulianova, definì “marchigiani” i giuliesi, Mario ci rimase male, perché esigeva la precisione e la correttezza dai giornalisti.

Nelle rarissime domeniche libere, Mario portava l’inseparabile radio anche ai Matrimoni e alle Cresime. Tra una portata e l’altra, si assentava, per seguire non solo le sue tre squadre (Juve, Pescara, Pro Vasto), ma tutto il campionato legato ai cuori calcistici. Esultava fortemente quando vinceva il Pescara e protestava quando registrava scorrettezze in campo. Ma sempre con profonda signorilità.

Quasi alla fine della lunga carriera giornalistica, sul taccuino di lavoro entrò anche il Castel di Sangro, per due stagioni consecutive in serie B. Mario non aveva grande simpatia per la provincia dell’Aquila, ma le lontane radici molisane, a due passi da Castello, lo resero un indiretto tifoso. Condivise la passione per i giallorossi con il collega Fabrizio Masciangioli, ma quest’ultimo, docente di Storia delle dottrine politiche, non è mai stato cronista sportivo.

Sognava una fusione del Castel di Sangro con la Pro Vasto, con il rafforzamento delle due compagini. Filo conduttore le relazioni tra la comunità altosangrina e la città di Diomede, soprattutto per la spiaggia. La nuova squadra si sarebbe chiamata “Castel Vasto”, sulla falsariga dell’Albino Leffe.

Dopo la partita in bassa frequenza, era la volta di “Novantesimo minuto”, ma quando il Pescara era in serie cadetta, solo nelle domeniche con la pausa della A, compariva in video. Analogamente a quanto avveniva su RAI 2, dove i servizi completi erano dedicati alla massima serie, mentre della B erano trasmessi soltanto i goal. E quando il match era a reti inviolate, le due squadre non avevano il breve spazio sul piccolo schermo. Risultato ad occhiali, diceva Mario.

Intanto era nata sulla terza rete, “Quelli che il calcio…”, ma quando Mario era in vita, il Pescara è stato sempre in serie B. Poi arrivò la promozione nel maggio 2012, e Mario guardava dal Cielo, dove ha ritrovato tanti colleghi, per ricostruire quella redazione che è stata soprattutto un laboratorio di amicizia e fratellanza disinteressata.

SANTINO VERNA