VIAGGIO NELLA VITA CONSACRATA (8)

L’ORDO VIRGINUM

Nel mondo, ma non del mondo

La verginità, per il Regno di Dio, è sempre esistita nella Chiesa. I primi secoli, registrano la presenza di tante vergini che hanno affrontato il martirio, durante le persecuzioni. Vergini che non erano monache o suore, ma donne coraggiose, viventi nel secolo, consacrate al Signore, a servizio della Chiesa.

Gesù parla delle vergini sapienti e stolte (Mt 25,1-13), esortando alla vigilanza. Tutti, vergini, sacerdoti, religiosi, sposati e vedovi, siamo in attesa del Signore, dello Sposo Celeste. La parabola, proclamata ogni tre anni, nella terzultima domenica dell’anno liturgico (novembre), appartiene al tema escatologico, cioè della fine dei tempi.

Questa pagina era molto amata nel cristianesimo antico. Fu raffigurata, musivamente, sulla facciata della Basilica romana di S. Maria in Trastevere, il primo edificio di culto romano, in ordine di tempo, equiparata per certi versi alle quattro Basiliche, perché, data la sua importanza, sostituì una volta, quella di S. Paolo fuori le mura, quando quest’ultima era impraticabile.

La devozione popolare ha sempre riservato grande attenzione alle vergini martiri. A partire da S. Lucia, patrona della vista, perché amò tanto i poveri, da dare tutto, perfino gli occhi. Il Canone romano, la prima e un tempo unica, preghiera eucaristica della Chiesa, aveva in grande considerazione le vergini, inserendone i nomi in essa.

L’accoglienza e la consacrazione delle vergini, cominciò a stabilizzarsi, a partire dal IV sec., con la fine delle persecuzioni, perché ai momenti spirituali veniva data una veste giuridica. I Vescovi, intanto, erano equiparati ai Prefetti, e, sotto l’influsso del cerimoniale costantinopolitano, pian piano, sorgevano le insegne episcopali.

Le vergini emettono il voto di castità, nelle mani del Vescovo, ponendosi a servizio della Chiesa particolare, vivendo nella propria casa e del proprio lavoro. Possono vivere, talvolta, in comunità, con altre vergini, ma sempre con una professione secolare. C’è chi insegna, chi svolge il ruolo di impiegata, chi è operaia in fabbrica, e questo oltre ad assicurare l’entrata mensile, dà la possibilità di vivere nel mondo, condividendone gioie, dolori, fatiche e speranze.

La modalità dell’Ordo Virginum non è da confondere con la Fraternità di S. Giuseppe, ramo della grande famiglia di Comunione e Liberazione, dove gli aderenti, pur professando i consigli evangelici, vivono nelle proprie famiglie, e ovviamente, del proprio lavoro, incontrando ogni mese gli altri appartenenti della Fraternità. Don Luigi Giussani, intuì questa forma di consacrazione, per permettere agli aderenti la possibilità di assistere i genitori anziani o infermi.

Altrimenti, se la religiosa era claustrale, i genitori venivano condotti nella foresteria del monastero, se di vita attiva, la suora era trasferita nell’istituto vicino alla famiglia, oppure, se la casa religiosa non era nelle vicinanze, tornava temporaneamente con i genitori. Queste soluzioni, talvolta, avevano l’inconveniente dell’adattamento di persone anziane alla nuova casa, per giunta annessa al monastero, e per la religiosa, al modificato stile di vita.

L’Ordo Virginum, con la possibilità di rimanere a casa, va bene per l’assistenza dei genitori anziani e malati. La vergine consacrata, è detta a volte, popolarmente, “suora laica”, soprattutto in riferimento all’abito, perché essa indossa la veste borghese. Ovviamente l’abito è consono alla forma di vita abbracciata, confermato dall’anello al dito, simbolo sponsale. L’anello ricorda l’appartenenza allo sposo, perché ricorda la catena, ma anche l’amore infinito, per la forma circolare. Mentre le altre figure geometriche sono finite, hanno un principio e una fine, il cerchio è infinito.

L’anello delle vergini è simile (nel significato) a quello episcopale. Al novello Vescovo, viene consegnato l’anello, perché sposo della Chiesa, e di una Chiesa ben definita, quella particolare, la diocesi. Anche quando il Vescovo non ha una Chiesa vera e propria, perché Nunzio Apostolico, Ausiliare o Segretario di una Congregazione, gli viene assegnata una sede fittizia.

Il rito della consacrazione delle vergini, avviene in una solennità dell’anno liturgico, o nell’ottava di Pasqua, i sette giorni della mistagogia, quando i nuovi battezzati continuavano le catechesi, per essere meglio introdotti alla vita cristiana, abbracciata la notte di Pasqua. Le mani delle vergini sono messe in quelle del Vescovo diocesano. Nella processione introitale, dalla sacrestia all’altare, sfilano anche le vergini, e per la prima volta nelle storia, le donne giungono all’altare, in un atto liturgico.

Alle vergini viene consegnata la Liturgia delle Ore, il libro delle preghiere lungo il corso della giornata, proprio delle anime consacrate. E’ formato dalle Ore maggiori e minori, in modo da santificare il tempo, rispettando possibilmente la “veritas horarum”.

Altro segno, è il velo, segno di protezione e difesa, per nascondere la capigliatura, indice di vanità, almeno fino all’era moderna. Per questo uno dei segni della monacazione, è il taglio (simbolico) di una ciocca di capelli, con il forbice custodito nel Monastero. Poiché anche alcuni schiavi venivano rasati, per meglio svolgere il servizio, il taglio dei capelli indica ancor più l’appartenenza al Signore.

In molte diocesi, dopo il Vaticano II, è stato ripristinato l’Ordo Virginum, per ampliare il panorama dei diversi carismi della Chiesa.

SANTINO VERNA