VIAGGIO NELLA VITA CONSACRATA (2)

I FRATI: GLI ORDINI MENDICANTI

Francescani e Domenicani

Nel XIII sec. si stabilizza una nuova forma di vita religiosa, quella degli Ordini Mendicanti. Ovvero famiglie religiose legate al voto di povertà, non solo a livello individuale, ma anche collettivo. Soluzione non presente negli Ordini monastici, dove era ammessa la ricchezza in comune. Per questo molte abbazie erano diventate potenti e l’Abate esercitava grande potere.

S. Francesco, aveva conosciuto la forma benedettina, presente in Assisi, nella comunità di S. Pietro, presente ancora oggi, con piccolo numero di monaci, all’ombra del Sacro Convento. I benedettini di S. Benedetto al Subasio, donarono a Francesco e ai suoi frati, la Porziuncola, piccola chiesa nella piana di Assisi, circondata dalle campagne del monastero. Durante il lavoro dei campi, i monaci trovavano sollievo nella chiesetta mariana e avevano una sosta d’orazione.

Francesco non entrò definitivamente tra i benedettini e non volle assumerne l’abito. In luogo della lunga tonaca nera, adottò il ruvido saio dei contadini della Valle Spoletana, e al posto della cintura di cuoio, volle una fune bianca, perché la cinghia era considerata segno di ricchezza. Intorno alla vita veniva applicata la custodia del denaro e anche il pugnale per difenderlo, dai potenziali ladri. La fune, usata dai contadini per meglio svolgere il lavoro, presto sarebbe diventato cingolo trinode, ricordo dei tre voti professati: povertà, castità, obbedienza.

Gli Ordini Mendicanti non sono legati ad una casa particolare per tutta la vita, ma sono soggetti al trasferimento, all’interno di una giurisdizione. Al vertice è il Generale, in ambito francescano chiamato Ministro, tra i domenicani Maestro, mentre l’Ordine è distinto in province o custodie. Entrando in una provincia, si concretizza l’appartenenza alla famiglia religiosa, sparsa in tutto il mondo. Questa corrispondeva più o meno ad una regione, mentre con la diminuzione dei numeri, una provincia può raggruppare più regioni o corrispondere, addirittura, ad una nazione. Nel primo caso ricordiamo la provincia di Padova, ora estesa a tutta l’Italia Settentrionale, nel secondo, la giurisdizione di Spagna, ricostituita grazie alla provincia del Santo, corrispondente a tutta la penisola iberica, ad eccezione del Portogallo, delegazione dell’Italia del Nord.

Il Primo Ordine di S. Francesco è diviso in tre famiglie: Minori “simpliciter dicti”, volgarmente detti “Osservanti”, perché inglobarono, per volere di Leone XIII, anche questo ramo, Conventuali e Cappuccini. I Minori indossano l’abito marrone, composto da saio e cappuccio, i Conventuali, l’abito nero formato da saio e cappuccio, di foggia diversa dai Minori, i Cappuccini, tonaca marrone con piccolo cappuccio applicato alla veste (per questo vengono chiamati così). Tutte e tre le famiglie hanno il cingolo, trinode per i professi, liscio per i novizi. Il colore originario era il cinerino, una specie di grigio. Prima del Vaticano II, Minori e Cappuccini indossavano tassativamente i sandali senza calze e i Conventuali erano sempre calzati (per questo alcune chiese, come quella di Sulmona, è detta “S. Francesco della Scarpa”). I primi due si riparavano la testa con il cappuccio, i Conventuali potevano portare il cappello.

Riguardo alla barba, è specifica dei Cappuccini, come segno di penitenza, mutuato dai Camaldolesi, dove si rifugiarono, all’inizio del cammino, nella prima metà del XVI sec., nei pressi della città di Camerino, mentre era vietata a Minori e Conventuali, ma permessa nelle missioni. L’abbondante tonsura, segno di appartenenza al Signore e rinuncia alle vanità del mondo, è stata abbandonata, con il Vaticano II, quando è stata data la possibilità, soprattutto in Francia, di andare in giro, in abiti borghesi. Dato che la “chierica” è parte dell’abito, sarebbe stato come girare con un pezzo d’abito sul corpo.

Esiste anche un Terz’Ordine Regolare di figli di S. Francesco, frati come tutti gli altri, ma con l’osservanza della regola dei secolari, adattata ovviamente ai religiosi. Hanno ripreso l’abito cinerino, in luogo del nero, e sono presenti in Assisi, presso la Chiesa di S. Maria sopra Minerva, in Piazza del Comune, dove un tempio romano fu trasformato in edificio sacro. Al Terz’Ordine  “ufficiale”, se ne sono aggiunti altri, nel corso della storia, sul sentiero del Santo Poverello.

Alter ego dei francescani, i Predicatori (Domenicani), fondati da S. Domenico da Guzman, spagnolo, già canonico ad Osma, per combattere l’eresia, con la predicazione, la preparazione teologica, la povertà e la carità fraterna. Francesco e Domenico si conobbero, a Roma, al Concilio Lateranense IV e Domenico avrebbe voluto seguire Francesco. Ma poi, ognuno proseguì con la sua strada. Erano entrambi amici e si racconta che il predicatore gusmano, indossava due tonache, prima quella minoritica e poi, il raffinato abito bianco, con il mantello nero.

I frati si chiamano “Padre” in riferimento al sacerdote, “Fra” in riferimento al religioso. Dopo il Vaticano II, con maggior consapevolezza della vita religiosa, si è recuperata la dicitura “Fra” anche per il sacerdote. Non si dice più “padri francescani” ma “frati francescani”, perché prima si è religiosi, con la professione dei voti, poi si è sacerdoti.

L’iconografia, agiografia attraverso le immagini, spiega bene il significato degli Ordini Mendicanti, perché S. Francesco e S. Antonio, nella maggioranza delle statue, vestono l’abito religioso e non quello diaconale o sacerdotale. A volte, nel nostro Mezzogiorno, all’immagine di S. Antonio viene messa una stola pastorale (più larga e decorata), almeno per la tredicina, la festa e la processione. Ma quello che più risalta è il saio minoritico, per indicare la povertà, la castità e l’obbedienza, consigli evangelici per seguire più da vicino il Cristo povero, casto e obbediente.

SANTINO VERNA