Ordine del giorno votato all’unanimità dal
Consiglio Provinciale 2 maggio 2019

IL TRAFORO E LA FALDA ACQUIFERA

 

Premesso che

-l’acquifero del Gran Sasso è un patrimonio naturale tra i più rilevanti d’Europa ed è una risorsa insostituibile per l’approvvigionamento idrico, direttamente, tramite le captazioni nei tunnel autostradali e presso i laboratori, ed indirettamente, tramite i pozzi San Rocco di Bussi, di tutti i 4 capoluoghi abruzzesi per 700.000 persone;

-il territorio del Gran Sasso è Parco nazionale, Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale;

-i lavori di realizzazione dei tunnel e del laboratorio di fisica nucleare hanno comportato un gravissimo impatto negativo sull’acquifero;

-la normativa in materia ambientale e sanitaria pone il diritto all’accesso all’acqua potabile come elemento prioritario rispetto a tutte le altre necessità e bisogni;

-il territorio del Gran Sasso è particolarmente vulnerabile per l’elevata sismicità, tra i più a rischio dell’intero territorio europeo;

-che proprio nell’area dei laboratori e dei tunnel passa una delle più grandi faglie dell’Appennino, quella di Campo Imperatore, che può determinare sismi di M 7, con dislocazione di diversi metri;

-l’asse autostradale è classificato di interesse strategico nazionale per gli interventi di Protezione Civile;

-l’attività di ricerca ospitata dagli abruzzesi nei laboratori del Gran Sasso permette di ottenere risultati scientifici di portata mondiale ma non può comportare severe limitazioni nei diritti fondamentali della popolazione. Pertanto l’attività di ricerca deve essere assolutamente salvaguardata nei limiti della compatibilità delle stesse con l’approvvigionamento dell’acqua;

-i limiti imposti dall’Art.94 del testo unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006 costituiscono un baluardo per la prevenzione dei rischi di inquinamento dell’acquifero, siano essi transitori o permanenti;

-l’art.94 vieta lo stoccaggio di sostanze pericolose vicino alle captazioni e prescrive l’allontanamento dei centri di pericolo o, qualora non sia possibile lo spostamento, la loro messa in sicurezza;

-dal punto di vista sostanziale, anche in considerazione dello studio dell’ERSI, le aree di salvaguardia per le captazioni del Gran Sasso dovrebbero essere ampie chilometri e non 200 metri che è la distanza generica imposta dalla legge in attesa delle perimetrazioni sito-specifiche che dovevano essere adottate, dal 2006, dalle regioni;

-ovviamente mentre i due tunnel autostradali non possono essere spostati fisicamente e, quindi, devono essere messi in sicurezza rispetto alle captazioni, le sostanze chimiche stoccate nei laboratori devono essere allontanate in quanto stoccate in tank che possono essere spostati o svuotati;

-attualmente nei laboratori sono stoccate circa 2300 tonnellate di sostanze pericolose negli esperimenti LVD e Borexino determinando la classificazione dei laboratori come “Impianto a Rischio di Incidente Rilevante” (direttiva Seveso ter; D.lgs.105/2015);

-è del tutto evidente che, al contrario di quello che potrebbe accadere con i possibili incidenti che possono capitare nei tunnel autostradali, un incidente di rilevanti dimensioni con il coinvolgimento di queste sostanze usate nei laboratori determinerebbe un impatto esiziale sulla qualità dell’acquifero nel medio e lungo periodo con immani conseguenze sull’approvvigionamento idrico di centinaia di migliaia di persone;

-le attività sperimentali non sono state sottoposte a Valutazione di Incidenza Ambientale;

-è in corso la richiesta di autorizzazione per la realizzazione di un nuovo esperimento, Luna MV, un acceleratore di particelle che, essendo classificato ufficialmente quale macchina radiogena (infatti nel progetto è inserita la costruzione di un bunker con pareti di 80 cm di spessore per fermare le radiazioni; struttura che sulla base di quanto riportato nel verbale di marzo 2019 del Comitato VIA della Regione Abruzzo, è stata già costruita nonostante le procedure non fossero concluse);

-l’Istituto Superiore di Sanità aveva rilevato già nel 2013 l’incongruenza tra tale ipotesi progettuale dell’esperimento LUNA MV con le norme poste a tutela delle captazioni;

-nei Laboratorio sono in corso numerosi altri esperimenti che non paiono, per il tipo di materiali e procedure utilizzati, porre problemi per la sicurezza dell’acquifero e che costituiscono un vanto per il nostro paese;

-le prove con i traccianti realizzate nel 2003 hanno evidenziato che uno sversamento di sostanze pericolose nei laboratori andrebbe ad impattare non solo sull’acquedotto di Teramo ma anche sulle sorgenti di versante e addirittura sull’acquedotto di L’Aquila;

-le attività dei laboratori hanno comportato nei decenni almeno 7 incidenti più o meno gravi, evidenziando così le possibili interferenze anche potenzialmente gravissime con l’acquifero;

-a seguito di uno di questi eventi nel 2003 la Sala C dei laboratori è stata posta sotto sequestro dalla Magistratura teramana;

-tra il 2004 e il 2009 il Commissario Delegato all’Emergenza Balducci ha realizzato interventi per oltre 80 milioni di euro per la messa in sicurezza del sistema che, alla luce di quanto avvenuto negli ultimi tre anni, delle perizie ordinate dalla perizia della magistratura teramana e delle indagini svolte dai NOE, si sono rivelati non solo insufficienti ma in parte inservibili;

-la Magistratura teramana ha posto sotto sequestro una parte della rete acquedottistica presso i laboratori di fisica, con conseguenza messa a scarico di circa 100 litri di acqua potabile che non può essere più immessa nella rete acquedottistica con un danno, anche economico, di grande portata per il territorio teramano;

-la Regione Abruzzo ha istituito nel 2011 un Tavolo Tecnico tra enti che ha portato all’elaborazione, con il coinvolgimento tra gli altri di Strada dei Parchi e INFN, di alcune proposte progettuali per la messa in sicurezza del sistema attraverso:

1)allontanamento delle sostanze pericolose dai laboratori;

2)interventi sull’asse autostradale;

3)interventi sulla rete acquedottistica;

4)interventi nei laboratori.

-tali proposte sono incluse nella delibera di giunta regionale 33/2019 con cui sono stati anche chieste allo Stato le risorse economiche che ammontano a 172 milioni di euro;

-Strada dei Parchi ha annunciato di voler chiudere la circolazione nei tunnel del Gran Sasso a partire dal 19 maggio 2019 perché non intende incorrere nel pericolo di reiterazione del reato; tutto ciò nonostante la Magistratura di Teramo non abbia imposto misure cautelari né sull’infrastruttura né riguardo persone;

-i Laboratori sono tuttora sprovvisti di Piano di Emergenza esterno per il rischio di incidenti rilevanti. La bozza di Piano è ora in discussione per le osservazioni ma per decenni le procedure previste dalla Direttiva Seveso sono state sostanzialmente disattese;

-la vulnerabilità sismica del territorio impone di ridurre all’origine le fonti di rischio a partire dalle sostanze pericolose stoccate; infatti in caso di dislocazione sismica il coinvolgimento di sostanze pericolose o materiali radioattivi determinerebbe non solo conseguenze negative sull’acquifero ma problematiche immense durante fasi di crisi di protezione civile con possibile mancanza di approvvigionamento idropotabile non solo delle aree interessate dal sisma ma anche di quelle che dovrebbero accogliere eventuali sfollati (ad esempio, la costa teramana);

-l’ARTA ha evidenziato possibili criticità strutturali per quanto riguarda i laboratori, che destano ulteriori preoccupazioni circa le conseguenze di eventuali incidenti anche in seguito a sismi;

-l’allontanamento delle sostanze pericolose è stato inusitatamente rimandato con il limite del 31/12/2020 quando la legge non permette alcuna deroga;

-la Giunta della Regione Abruzzo ha recentemente chiesto al Governo di valutare la sussistenza delle condizioni di emergenza con la nomina di un Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza;

-in questi due decenni le associazioni e i movimenti di cittadini hanno spesso anticipato le problematiche che poi si sono avverate, garantendo la circolazione e diffusione delle informazioni anche presso gli enti pubblici, e hanno mobilitato la cittadinanza in numerose iniziative e manifestazioni pubbliche, come sit-in, assemblee, cortei, banchetti;

 

Ciò premesso si chiede:

1)che lo Stato vari immediatamente un provvedimento per il finanziamento integrale degli interventi previsti dalla Deliberazione di Giunta Regionale 33/2019, assicurando da subito l’intero importo seppur distribuito, nel caso, su più annualità;

2)che sia imposto l’immediato allontanamento delle sostanze pericolose dai laboratori del Gran Sasso senza nessun altro indugio per escludere i Laboratori dagli adempimenti della Direttiva Seveso, anche per consentire che i complessi lavori da svolgere nei tunnel e nei laboratori sia svolti nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile e senza alcuna interferenza;

3)che sia definita nel più breve tempo possibile la perimetrazione delle Aree di Salvaguardia previste dall’Art.94 del D.lgs.152/2006, attesa dal 2006, anche come stralcio per le aree del Gran Sasso se la complessità delle problematiche riguardanti altri territori impongono tempi più lunghi;

4)le nuove attività sperimentali nel Gran Sasso, a partire dall’esperimento LUNA MV, non devono comportare un aggravio di rischio per l’approvvigionamento idrico e, pertanto, le autorità preposte devono operare affinché i vincoli imposti dall’Art.94 del D.lgs.152/2006 siano rispettati;

5)di nominare un referente di Governo che coordini un tavolo di lavoro permanente a cui far partecipare tutti gli enti a vario titolo competenti, compresa una delegazione di sindaci del territorio, nonché i rappresenti di associazioni e movimenti che in questi anni hanno evidenziato le criticità del sistema del Gran Sasso. Tale tavolo dovrebbe garantire, attraverso un apposito sito WEB istituzionale, la completa trasparenza negli atti relativi al Gran Sasso, a partire dal rapporto di sicurezza redatto in base al D.lgs.105/2015.

6)di definire le procedure di progettazione e gara secondo le modalità più celeri, a partire da quelle ordinarie previste dall’ordinamento che, su sollecitazione costante del Governo, possono rivelarsi assai rapide e paradossalmente più semplici di quelle di un cosiddetto commissario straordinario che abbisogna di tempi non rapidi per la costituzione della propria struttura tecnica;

7)che il MIT valuti se il comportamento di Strada dei Parchi circa la chiusura dei tunnel sia coerente con le previsioni della Convenzione in essere e, nel caso, prenda i provvedimenti consequenziali. In ogni caso, disponga eventuali specifici provvedimenti per scongiurare la chiusura del traffico nei tunnel a partire dal 19 maggio;

8)che un eventuale commissariamento sia valutato come  ipotesi subordinata anche per evitare la deresponsabilizzazione degli enti e che, in ogni caso, non preveda alcuna deroga alle norme poste a tutela della salute e dell’ambiente, a partire dall’Art.94 del D.lgs.152/2006 visto che un’eventuale deroga potrebbe paradossalmente anche comportare la possibilità di autorizzare nuovi esperimenti rischiosi per l’acquifero. Un eventuale commissariamento deve prevedere comunque specifiche norme per la trasparenza e la costante partecipazione dei cittadini per evitare che avvenga quanto già accaduto con il precedente Commissario.

9)che il Governo determini un ristoro dei costi e del danno subito dal territorio teramano per la messa a scarico di 100 litri di acqua al secondo per la presenza di attività di competenza e responsabilità statale;

10)che siano attentamente valutate, anche con il coinvolgimento dell’INGV e del Genio Civile regionale, le condizioni dei laboratori e dei tunnel sotto l’aspetto del rischio sismico e dell’idoneità strutturale, con particolare riferimento alla presenza di faglie attive e capaci e al problema della potenziale dislocazione in seguito a sismi importanti, anche finalizzato ad ulteriori interventi.