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- Pubblicato Martedì, 13 Agosto 2013
- Scritto da Pierluigi Mattucci
DOCUMENTI\ VICENDA ITALPREFABBRICATI
IL NO DELL’OPPOSIZIONE NELL’INTERVENTO DELL’AVV. PIERLUIGI MATTUCCI
Signor Sindaco, Colleghi Consiglieri
Torna oggi in Consiglio la spinosa questione dell’acquisizione con decreto sanante a favore della Ditta Italprefabbricati dei terreni, di proprietà degli eredi Pretaroli, a suo tempo oggetto di esproprio illegittimo e di obbligo restitutorio a favore degli aventi diritto, sancito con sentenza civile definitiva dopo un lunghissimo contenzioso giudiziario.
L’argomento viene riportato all’attenzione dell’assise civica poiché l’efficacia della precedente delibera CC n. 15/2013, di identico sostanziale tenore a quella che oggi viene riproposta, è stata sospesa dal TAR di L’Aquila su ricorso degli eredi Pretaroli.
Invero l’ordinanza cautelare del Giudice Amministrativo, nell’ambito di un giudizio prognostico favorevole, sia pure allo stato degli atti, in ordine alla fondatezza dei motivi di ricorso, cioé il c.d. fumus boni juris, ha motivato l’accoglimento della istanza incidentale di sospensiva sulla scorta di un preciso presupposto e cioé “ritenuto che il ricorso operato dal Comune all’istituto dell’art. 42 bis del T.U.E. non appare appropriato in relazione alla tipologia di opere da acquisire ferma restando ogni più approfondita disamina nella sede del merito.
Questo passaggio è dirimente per tutta la discussione che oggi ci occupa, tanto è vero che il Responsabile del Servizio interessato, arch. Gino Marcone, nell’esprimere il parere non favorevole all’adozione dell’atto, lo evidenzia come decisivo per la negativa determinazione dallo stesso assunta che non può certamente essere trascurata come più avanti si dirà.
Vale la pena di ricordare che nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale l’Amministrazione Comunale, per il tramite dell’Assessore delegato, prendendo atto della situazione determinatasi, aveva espressamente dichiarato che non c’era altra via d’uscita se non un’intesa transattiva tra le parti esprimendo un forte auspicio in tal senso.
La faccenda, invero assai complessa, ha implicazioni prima di tutto sul piano politico, se non altro perché l’adozione della deliberazione sospesa dal Tar in quanto sospettata di illegittimità, è stata usata strumentalmente come fittizio modello di buona amministrazione nell’interesse pubblico, nonostante i non pochi dubbi di regolarità, correttezza ed opportunità avanzati dai Consiglieri Comunali di minoranza, additati, allora ed in campagna elettorale, come disfattisti nemici dei lavoratori per non avere preso parte alla deliberazione e che, invece, si stanno prendendo una sonora rivincita e nemmeno tanto accademica.
Ma sulle considerazioni di carattere politico torneremo più avanti perché sono principalmente le implicazioni di carattere tecnico/amministrativo o, se volete, tecnico/giuridico che devono orientare, anche per i riflessi nella loro sfera personale, le determinazioni dei singoli consiglieri comunali, specie in un ambito come quello che ci riguarda caratterizzato da un precedente –la delibera sospesa per sospetta illegittimità- che non si può pretermettere –come ci ricorda l’Arch. Marcone- e che, anzi, deve costituire una bussola non surrogabile da criteri surrettizi, se si vuole concorrere a formare la volontà dell’organo con serenità e, soprattutto, con buona fede e, in definitiva, in piena legittimità.
Dice il vecchio adagio “Errare è umano, ma perseverare è diabolico, e la terza possibilità non è concessa.
Ed allora veniamo allo stretto merito tecnico/giuridico/amministrativo che ci riguarda, prima di alcune considerazioni politiche finali.
Si osserva, preliminarmente, che la proposta odierna è sostanzialmente identica alla deliberazione consigliare 15/2013 sospesa dal TAR per le ragioni ricordate all’inizio.
Il titolo o la rubrica della proposta è di tenore assolutamente inequivoco, laddove si parla in modo assai significativo di “conferma” della richiamata delibera, oltreché di “integrazione”, laddove questa ultima espressione assume un carattere di ornato strumentale, per tentare di giustificare un’operazione di ritocco di immagine, marginale e privo di alcun rilievo sostanziale e di efficacia risolutiva della questione, come si spigherà più avanti.
Assume l’estensore della proposta, sulla scorta, peraltro, soltanto di un orientamento di derivazione giurisprudenziale senza indicazione dei relativi estremi, che l’ordinanza cautelare del TAR –che, si ripete, ha sospeso la delibera che oggi si vorrebbe sostanzialmente confermare, avendo valutato il Giudice Amministrativo che l’adozione dello strumento del decreto sanante non è appropriato in relazione all’opera da acquisire- non sarebbe ostativa all’adozione da parte di questo organo di nuovi provvedimenti sostanzialmente identici nel dispositivo a quelli interdetti, a condizione che non appaiano meramente confermativi.
In altri termini, nella ipotesi di derivazione giurisprudenziale, la delibera confermativa del dispositivo sospeso dovrebbe avere il carattere della obiettiva “novità” motiva, ovviamente rispetto alle motivazioni sulla scorta delle quali è stato emesso il provvedimento cautelare, allo scopo –ciò è del tutto evidente ma vale la pena di evidenziarlo a beneficio di tutti i presenti- di evitare aggiramenti del comando giudiziario.
Sta di fatto che, al di là dello sforzo decorativo compiuto dall’estensore della bozza, la delibera è assolutamente identica nei presupposti giuridici motivazionali e cioè previsione consolidata come insediamento produttivo del sito interessato e salvaguardia dei posti di lavoro per evitare l’emergenza occupazionale, di talché la delibera, per l’appunto, dichiaratamente di conferma è priva del requisito della “novità” nei sensi spiegati e non è affatto risolutiva della questione centrale di merito posta dal TAR circa la non appropriatezza dello strumento rispetto alle opere da acquisire.
D’altra parte la conferma di quanto si sta sostenendo si ritrae, in maniera quanto mai contraddittoria e paradossale, dallo stesso tenore della bozza nella parte in cui l’estensore della proposta, in maniera, ci pare, impropria ritiene “che si possa prescindere dalla comunicazione dell’avvio del procedimento” rilevando che gli interessati (cioè gli eredi Pretaroli) avrebbero già avuto modo interloquire e di manifestare non meglio identificati apporti collaborativi.
Ed allora delle due l’una: o la delibera ha carattere di novità, per nuova e diversa motivazione, per potersi sottrarre all’ordine del Giudice contenuto nel provvedimento cautelare ed allora non si può prescindere dall’avvio del procedimento, oppure la delibera non ha carattere di novità, non necessiterebbe di avvio del procedimento ma si sottrarrebbe in maniera illegittima all’ordine del Giudice.
Ci pare sia chiaro a tutti che è la stessa proposta a palesarsi, in maniera illogica e contraddittoria, come un escamotage del tutto improprio, trattandosi di pura e semplice conferma di un atto sospeso dal TAR, come confermato dal titolo stesso e, in modo assai significativo, dall’omesso avvio del procedimento.
Si inquadra in quest’ottica il parere “non favorevole” espresso dal Dirigente Responsabile, fornito in termini necessariamente sintetici, ma comunque molto chiari e per nulla intaccato dal tono sbrigativo e superficiale con cui viene liquidato dalla proposta di delibera, senza affrontare affatto la questione centrale in argomento.
Quel parere tecnico non si può ignorare con tale superficialità e deve, invece, costituire un severo monito per ciascuno di noi laddove è investita la nostra personale responsabilità e non solo politica e di questo dobbiamo essere tutti pienamente consapevoli.
E’ evidente che l’espressione del voto favorevole, nonostante il parere contrario dell’organo deputato, aumenta il grado di sensibilità e di attenzione cui ciascun consigliere è chiamato al momento della manifestazione della propria volontà.
Sul piano politico non possiamo esimerci dal dire che reiterando, peraltro illegittimamente, la delibera in argomento si ripete, tra l’altro, un grave errore politico che ha già avuto conseguenze.
Abbiamo ragione di ritenere che se quattro mesi fa non si fosse imboccata la strada impervia e contraria alla legge che oggi si vuole ancora ripercorrere, interponendo un atto di forza della Pubblica Amministrazione nell’ambito di una controversia tra privati, così deteriorando invece di favorire una trattativa tra le parti, idonea ad una inevitabile soluzione transattiva, si sarebbero certamente salvaguardati sin da allora i posti di lavoro, come pareva convenire l’Assessore Marcone durante il Consiglio Comunale scorso.
Si è trattato di un’ indebita interferenza che è stata nociva e deleteria soprattutto per quell’interesse pubblico, cioè la salvaguardia dei livelli occupazionali, che paradossalmente si dice, ancora oggi, si vorrebbe tutelare ripetendo un errore che sarà, se possibile, ancora più improduttivo se non ancora più dannoso.
Ai lavoratori interessati ed ai sindacati, ai quali va la nostra piena ed incondizionata solidarietà, diciamo che è giunto il momento, visto quello che è accaduto e sta accadendo, di prendere coscienza che i libretti di lavoro delle maestranze sono stati usati come indebita e strumentale leva per arrivare al nulla con i licenziamenti che vanno e vengono a seconda delle comodità di qualcuno.
Alle parti in causa, tutte nessuna esclusa, diciamo con chiarezza che nessuno può approfittare della situazione e che tutto deve essere ricondotto nei limiti del giusto e dell’equo, nel rispetto e nella compenetrazione dei diritti e degli interessi di ognuno.
Una forte consapevolezza in questo senso potrebbe favorire finalmente un’intesa e per questo chiediamo al Sindaco di soprassedere dall’adottare altri provvedimenti, illegittimi oltre che inutili e dannosi perché sarebbero un’altra interferenza perditempo come l’esperienza ci ha insegnato e di farsi parte diligente e di convocare subito le parti, Sindacati compresi e di farsi chiudere a chiave in una stanza, anche a ferragosto se necessario, senza bere, senza mangiare e senza fumare, fino a che non sarà trovata un’intesa che, crediamo, sarà naturale se libera da altre ingerenze.
In tal caso saremo noi i primi, signor Sindaco, a dargliene atto ed a rendergliene pieno merito.
Ove ciò non fosse e si intendesse comunque mettere ai voti la delibera, noi intendiamo prendere le distanze da questo errore, per usare un eufemismo, nel modo più netto e categorico, abbandonando l’aula senza prendere parte alla votazione.
Si deposita questa dichiarazione in forma scritta affinché faccia parte integrante della deliberazione e di ciò si fa espressa e formale istanza al sig. Segretario Generale.