LA FEDE E IL CALORE DELLA NOSTRA TERRA

TRADIZIONI PASQUALI IN ABRUZZO

Meno coinvolgente della Settimana Santa, è la cinquantina pasquale in Abruzzo. La riforma del Triduo Pasquale, avviata da Pio XII e perfezionata dal Concilio Vaticano II, ha portato una nuova comprensione del Mistero pasquale.

La rappresentazione pasquale più famosa è quella di Sulmona, con la processione della Madonna che scappa, perché incontra il Figlio Risorto. La teoria è organizzata dalla Confraternita di S. Maria di Loreto, quest’anno esultante di gioia per la visita di Papa Francesco alla Basilica della S. Casa. La compagine ha sede nella Chiesa di S. Maria della Tomba. Sono presenti le statue del Risorto, dell’Addolorata, S. Pietro e S. Giovanni. Era una catechesi attraverso i simulacri. L’Addolorata depone durante la corsa l’abito nero e viene scoperto l’abito verde, colore della speranza e della primavera.

Processione analoga avviene a Lanciano, con l’Incontro dei Santi e il coinvolgimento di alcune chiese del centro storico. Nella teoria non è coinvolta la Chiesa di S. Francesco, dove si custodisce il Miracolo Eucaristico. Forse perché troppo vicina alla Cattedrale e per l’assenza di attenzione, in positivo e in negativo, dei Sommi Pontefici, S. Francesco, erede della Chiesa di S. Legonziano rimane in disparte. Oggi certamente meno, rispetto al passato, perché chi partecipa alla pantomima pasquale, compie una visita e una preghiera al Miracolo, il primo in ordine di tempo e il più completo, perché l’ostia è diventata carne e il vino è diventato sangue. Nella rappresentazione, è presente il simulacro di S. Giovanni Apostolo, custodito nella Chiesa di S. Agostino.

S. Giovanni, non segue l’iconografia tradizionale, con tunica e mantello, ma è vestito in abito sacerdotale, con camice bianco e piviale rosso, imberbe per sottolineare sia la giovinezza che il presbitero della Chiesa romana. Nell’immaginario popolare il discepolo amato aveva la fisionomia del sacerdote, perché vicino a Gesù, alla Madonna e a S. Pietro.

Più articolata la pantomima dei Talami a Orsogna, il martedì di Pasqua, dove non c’è riferimento esplicito alla Resurrezione, ma alla Madonna del Rifugio. Popolarmente viene detto “martedì dopo Pasqua”, come se la Pasqua finisse la sera stessa.

Atri non ha rappresentazioni nel giorno e nel tempo di Pasqua. Nella Chiesa di S. Spirito si custodisce il simulacro di Gesù Risorto, custodito in un locale, ed esposto centralmente durante la cinquantina. Deve esserci qualche nesso con la Chiesa di S. Liberatore, annesso all’omonimo ospizio dove il Beato Rodolfo maturò la vocazione alla vita religiosa, sacerdotale e missionaria. L’ospizio trasmise le prerogative all’antico convento agostiniano, annesso a S. Spirito.

Nella Chiesa di S. Francesco, presso la cappella di S. Raffaele, avveniva nel corso del Sabato Santo, la benedizione dei cibi pasquali, soprattutto uova, grazie alla presenza di un frate del convento. Le uova rappresentano la vita, e l’unione tra Dio e l’uomo, perché hanno le figure geometriche di cerchio e triangolo, ovvero infinito e finito. Un po’ come l’ottagono.

La benedizione dei cibi, attualmente, come anche allora, avviene nelle Parrocchie e nella Chiesa di S. Chiara, sia alla fine della Veglia Pasquale che la Domenica di Pasqua. E’ uno dei momenti emotivamente più forti. Non ci sono soltanto uova, ma altre prelibatezze pasquali.

Il lunedì di Pasqua, la forania atriana prosegue la gioia pasquale con le feste mariane alla Cona e a Borgo S.Maria. Nell’antico romitorio sulla strada per Silvi, si festeggia, dal 1899 la Madonna di Pompei, la cui devozione, già presente grazie alla Chiesa di S. Giovanni con l’Arciconfraternita del SS. Rosario e i contradaioli di S. Domenico, fu incrementata da Tommaso Di Febbo. I conaroli dalla Torre di Cerrano portarono il simulacro della Madonna con Gesù Bambino tra i SS. Domenico e Caterina, manufatto “vestito”, custodito nell’unica cappella dell’edificio sacro. Un ricordo custodito dalla gente del posto, tramandato dai nonni e raccontato come una storia per sigillare l’identità. Attualmente è l’unica processione meridiana di Atri, tutte le altre, in centro e nelle aree rurali, si svolgono la sera. Il lunedì di Pasqua è anche il giorno della festa della Madonna dell’Arco, all’ombra del Santuario di Pompei, uno dei due Santuari mariani di competenza pontificia, ovvero dove il Prelato risponde direttamente alla Segreteria di Stato della Città del Vaticano.

Borgo S. Maria avrebbe quindi copiato Atri. Non sembra un atteggiamento dei pinetesi, fieri dell’appartenenza al moderno centro rivierasco, spesso in rivalità con Atri, almeno dagli anni ’30 quando il territorio comunale perse la spiaggia, a favore del nascente comune. Vari i tentativi di recupero, per l’area tra Vomano e Calvano, ma poi gli atriani hanno gettato la spugna.

La festa del lunedì di Pasqua, con la processione della Madonna di Lourdes, apre in qualche modo la stagione estiva, un tempo con l’arrivo dei turisti tedeschi. Per loro a Pentecoste era già estate, abituati al freddo. Un po’ come avviene a Lourdes, dove con la Santa Pasqua comincia il tempo dei pellegrinaggi. Dovrebbe cominciare una vita nuova.

SANTINO VERNA