Un appassionante viaggio nelle tradizioni della nostra terra

LA SETTIMANA SANTA IN ABRUZZO

La drammaturgia della Settimana Santa è molto coinvolgente in Abruzzo, come in tutta l’Italia Meridionale, dove la regione ricade storicamente, per l’appartenenza al Regno delle Due Sicilie. Le città con le più suggestive processioni, sono le sedi vescovili, perché presiedute dal Vescovo e con la partecipazione del capitolo, più o meno al completo, e con largo concorso di fedeli.

L’Abruzzo, a differenza delle Marche, regione appartenente allo Stato Pontificio ed erede della mentalità comunale del Medioevo, ha poche diocesi. In compenso, la processione del Cristo deposto, la sera del Venerdì Santo, ha maggiore carica emotiva.

La più famosa è la processione di Chieti, risalente al IX secolo, con l’organizzazione del Sacro Monte dei Morti, confraternita caratterizzata, per differenziarsi da tutte le altre, da tunica nera e mozzetta oro. I confratelli incedono incappucciati. Durante il percorso, per le vie del centro storico, viene eseguito il Miserere di Saverio Selecchy. Un tempo erano incappucciati anche l’Arcivescovo e il Capitolo. I trofei ottocenteschi, furono disegnati da Raffaele Del Ponte. La processione chietina ha ispirato i poeti dialettali Renato Sciucchi e Raffaele Fraticelli, quest’ultimo ultranovantenne, idealmente presente.

Altrettanto famosa, ma più per l’aspetto artistico, la processione dell’Aquila, quest’anno nel decennale del sisma, con 309 vittime, avvenuto proprio all’inizio della Settimana Santa. E sarà la prima processione presieduta dall’Arcivescovo con la berretta cardinalizia, il Card. Giuseppe Petrocchi. Qualche settimana fa ha ricevuto il titolo presbiterale di S. Giovanni Battista dei Fiorentini, in Piazza dell’Oro, vicino alla casa di Giulio Andreotti, esequiato proprio in quella chiesa romana. La processione aquilana coinvolge principalmente, con i trofei disegnati da Remo Brindisi, uno dei pezzi forti dell’Osservatorio Contemporaneo della Cittadella di Assisi, la Basilica di S. Bernardino, la chiesa storica più grande d’Abruzzo, il cui eponimo fu il francescano più famoso del XV secolo.

Moderna e non poteva essere altrimenti, la processione di Pescara, con percorso dalla Chiesa del Sacro Cuore alla Cattedrale di S. Cetteo. Sono presenti i simboli della Passione, portati dai componenti del Terz’Ordine francescano, delle associazioni e dei movimenti laicali, molto vivi nella città dannunziana, soprattutto grazie al Congresso Eucaristico Nazionale, concluso da S. Paolo VI. Il percorso inverso, invece, nella processione del Corpus Domini, anche se da qualche anno, la teoria non è conclusa nella Chiesa del Sacro Cuore, ma in quella dello Spirito Santo.

Alcuni quartieri periferici hanno mantenuto la tradizione della processione del Venerdì Santo, per dare la possibilità di vivere questo momento a chi non può recarsi in centro. Per tutto l’anno il singolare privilegio è annunciato dalla presenza dei trofei, collocati in chiesa o imballati in sacrestia.

Insolita, la processione antelucana di Teramo, dove l’Addolorata alla ricerca del Figlio, entra in sette chiese della città pretuziana. Un tempo vi era il simbolo, impersonato da un figurante, di S. Michele Arcangelo, molto venerato nell’area aprutina, per via della transumanza. Nelle ore serali si svolge un’altra processione, ma i teramani sono più legati a quella mattutina.

Tra le città non capoluogo di provincia, ricordiamo Lanciano, dove la processione è organizzata dalla Confraternita di Orazione e Morte, affiliata a quella romana, con sede nella chiesa, spesso chiusa, vicino a Campo de Fiori. Sono coinvolti vari angoli del centro storico del capoluogo frentano, a partire dalla Cattedrale di S. Maria del Ponte, eretta sul ponte di Diocleziano.

Un tempo molto commovente, e del resto pure adesso, la processione di Atri, risultato delle diverse teorie del centro storico, con riferimento alla chiesa capoquarto. Riformata nel 1936 dall’Arcidiacono Raffaele Tini, fu abolita la pantomima dell’Addolorata che si separa dal Figlio, tornando rispettivamente nella Chiesa di S. Francesco e in quella di S. Spirito.

Quattro i rioni del centro, quattro i segni della Passione. Il Cristo deposto per Capo d’Atri, l’Addolorata per il quarto S. Nicola, il Calvario per il rione S. Domenico e la Croce di Passione, rappresenta il rione S. Maria. Un tempo partecipava tutto il Capitolo incappucciato, con la presidenza dell’Arcidiacono, prima dignità capitolare. Nel 2000, la presidenza fu affidata a P. Pacifico Frappetta, C.P. presente in Atri, su invito del compianto indimenticabile Don Giovanni D’Onofrio, per le Confessioni della Settimana Santa. L’animazione è affidata alla banda musicale.

La drammaturgia della Settimana Santa comprende anche le rappresentazioni della Passione, ma queste non hanno mai avuto la carica emotiva della processione, pur commuovendo i partecipanti. Risonanza regionale ha la rappresentazione a Villa Bozza, l’antica Villa Beotia, come sentenziava il Prof. Giuseppino Mincione, insigne latinista e docente universitario, cominciata dopo l’ultima guerra mondiale, con la presenza di attori e figuranti del posto. La tradizione si è recentemente rinnovata, con la regia di Francesco Anello che quest’anno festeggia i 40 anni di attività teatrale.

Ad Atri la rappresentazione della Passione di Gesù cominciò, con la solerte guida di Ettore Cicconi e la regia di Danilo Volponi, nel 1983 e dieci edizioni consecutive si imposero all’attenzione dei media. Poi, con Elio Forcella e i fratelli Alberto e Francesco Anello, ci furono tre edizioni prettamente teatrali.

Meditare la Passione del Signore è un salutare esercizio della fede e dell’umanità per ricordarci che il Signore è morto per tutti noi, non in senso massivo, ma per te, per me, per ognuno, e la meditazione diventa più tangibile e più palpabile con le processioni delle nostre terre.

SANTINO VERNA