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- Pubblicato Mercoledì, 05 Giugno 2013
- Scritto da Gabriella Romano
“UN CONCERTO PER ARTURO”:
TANTE VOCI PER UNA “VOCE” CHE DAL PASSATO SI E’ UNITA AL PRESENTE…
“Dov'è il paese di una volta, signor Sindbad?”
“Nelle anime” rispose a bassa voce il marinaio
(Sandro Marai)
Il I giugno si è tenuto, presso il Teatro Comunale della nostra città, un concerto per ricordare Arturo Modestini. Non voglio qui parlare della sua indimenticabile voce né del tratto discreto e signorile che lo caratterizzava nei rapporti interpersonali e nello svolgimento del suo lavoro. Voglio piuttosto riportare alcune considerazioni che lo svolgersi della serata mi suggeriva man mano che andava avanti, misurata, senza mai cadere nei toni di un'esaltazione eccessiva che, peraltro, Arturo, conoscendolo bene, non avrebbe sicuramente gradito.
Anzitutto il titolo dato alla manifestazione: “Un concerto per Arturo” che testimonia come, nelle intenzioni degli organizzatori, ci fosse l'idea di fare musica per un Arturo presente in mezzo a loro e desideroso di unirsi ai canti, ma in qualche modo restio e pronto a farsi pregare un po', come accadeva negli ultimi tempi in occasione di qualche riunione conviviale dopo un'esibizione della Corale D'Onofrio che ha avuto l'onore di annoverarlo tra i suoi componenti più illustri fino a che le forze glielo hanno consentito. Si tratta di un'idea fresca e viva come freschi e vivi sono gli organizzatori, alcuni dei quali anche interpreti della serata. Giovani di poco più di vent'anni che la musica l'hanno nel sangue, la praticano quotidianamente e con rigore. Giovani che hanno fatto in tempo a conoscere Arturo, che hanno avuto modo di ascoltarne i ricordi, di accettarne i preziosi insegnamenti, di raccogliere il testimone che egli affidava alle loro mani ed al loro cuore. Bravi, ragazzi! Bravi Cesare, Riccardo, bravo anche Finagù unitosi solo di recente al gruppo e che, pur non avendo avuto una frequentazione diretta con Arturo, ne ha disegnato un ritratto restituendogli un'anima con grande perizia. Bravi anche perché non hanno avuto la presunzione di poter fare tutto da soli, senza l'appoggio di chi ha tanti anni più di loro (a tal proposito il discorso potrebbe farsi più generale e la nostra generazione adulta potrebbe chiedersi perché mai, in fondo, i giovani dovrebbero affidarsi a chi ha prodotto tanti guasti di tipo politico, economico e sociale preparando un desolante futuro ai propri figli, a differenza di ciò che la generazione di Arturo, i nostri padri, fecero per noi...). I giovanissimi organizzatori, invece, hanno saputo ascoltare i suggerimenti dei “vecchi”(mi perdonino Anna, Enzo e Nino), senza la tentazione di rottamarli tout-court, ma mediando la loro esperienza con il proprio fresco vissuto.
A fare da ponte tra passato e presente, giovani e meno giovani, oltre la voce di Arturo che provvidenziali CD restituivano al pubblico, quella, fuori campo, calda e discretamente nostalgica, di Nino Bindi che, affidandosi ai suoi ricordi, ha fatto rivivere l'atmosfera degli anni della gioventù di Arturo, tratteggiando alcune figure paesane, il clima delle serenate che i giovani portavano alle innamorate con le complici voci di chi sapeva cantare, riflesso di una vita semplice, ma non per questo facile, e, comunque, irrimediabilmente lontana. Ma, fintanto che ci sarà anche una sola anima giovane pronta a tenerlo con sé, quel mondo lontano con i suoi valori e colori, non si perderà mai del tutto e troverà gli spazi ed i modi per unirsi al presente.
Gabriella Romano