SUL FILO DELLA MEMORIA

LA MIA CAPO D'ATRI: BIAGIO E NICOLA

Sotto il balcone, affacciante su via Picena, di Armando ogni anno e puntualmente ad aprile una rondine faceva il suo nido. Se fosse la stessa rondine ogni anno non lo so. Se fosse il figlio non lo so. Con circa due ore la rondine faceva il nido, sempre uguale, lasciando un buco nella parte superiore. Dopo qualche giorno arrivavano i figli e il loro cinguettio rallegrava tutta la zona. Partito la rondine  arrivava un pipistrello e a fare il nido.

Nicola Piccilliri, abitava sulla via Picena, con la  moglie Adelina e i figli Giovanni, Guerino, Ginetta, Iginio e Giuseppina, che si fece suora. Ad Atri  c’erano due soprannomi per i muratori: “lu mastrecc” (piccolo maestro) e “lu mastren” (grande maestro). Alle famiglie Piccirilli toccava il soprannome “mastrecc” e alle  famiglie Antonelli “mastren”. Nicola era un uomo onesto e mite, tutta casa e famiglia. Mai sentito una imprecazione, mai sentito una bestemmia o una parolaccia da Nicola.

Biago Di Febbo abitava al piano superiore con la moglie Maria. Due persone anziane, con due figli che abitavano, in campagna, e per la loro sicurezza e tranquillità il nipote Umberto viveva e dormiva con i nonni. Umberto nel rispetto della tradizione contadina atriana chiamava il nonno “pajor”. Biagio era mite e buono. Spesso trascorreva il tempo con noi a chiacchierare e raccontare fatti.

A casa di Biagio si andava a giocare a carte nelle serate natalizie ed organizzava il nipote Umberto.

Biagio amava raccontarmi la vera storia, del caso Guidetti, della seconda guerra mondiale. La storia è diversa da quella scritta da Emilio Mattucci in suo libro. Le due persone non erano ladri ma due partigiani che erano venuti a casa Guidetti per fare rifornimento di provviste. Di loro non si è mai saputo i nomi e quindi si pensa che non fossero della nostra zona.

Delle due donnette che avvisarono Emilio, visto che Emilio ha ritenuto opportuno non fare nomi, non li farò neanche io. Emilio sapeva chi lo avesse avvertito e non ha fatto i nomi, Biagio poteva sapere ma la sua poteva non essere la verità.

Il palazzo Guidetti dominava e domina tutta Capo d’Atri. Guidetti era un ricco possidente, insieme ad altre famiglie di Atri, con 44 appezzamenti di terreno dal più piccolo al più grande.

Nella parte bassa del palazzo, al livello della strada, c'erano due locali: il primo come autorimessa per la lancia verde che Guidetti aveva; il secondo come deposito di granaglie (grano e granoturco).

“L’autorimessa fu divisa in due locali per ricavarci il negozio di Cadorna. Nell’autorimessa c’era una porta dalla quale si arrivava al giardino. Il deposito di granaglie, riempito d’estate, man mano veniva svuotato e a maggio era pronto per far dormire i bandisti che arrivavano il 21 e restavano il 22, per la festa di S. Rita.

Gli altri prodotti (frutta, vino, formaggi) venivano conservati sempre nella parte bassa ma all’interno del portone centrale. Quasi tutti i palazzi signorili di Atri avevano un corridoio subito dopo il portone di ingresso con delle stanze ai lati per ripostigli e alla fine c’era la scalinata per salire al piano superiore dove si viveva. Alla fine del corridoio c’era la porta che immetteva nel giardino.

Al tempo della vendemmia i contadini portavano l’uva con i carri ed in questa occasione passavano dal cancello posteriore per immettersi nel corridoio e scaricare l’uva.

Nicola Dell’Arena