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- Pubblicato Venerdì, 21 Settembre 2018
- Scritto da Santino Verna
TONINO ANELLO, IL MAURICE DENIS DELLA POESIA VERNACOLARE
Per la cifra tonda dei 95 anni, possiamo accostare Antonino Anello, a Maurice Denis, il pittore francese di cui celebriamo quest’anno i 75 anni della morte. Accomunati dal senso del bello e dall’estro artistico, ma anche da un aspetto spirituale, la presenza di S. Francesco e S. Domenico.
Tonino Anello, nasce in una data domenicana, perché il 5 ottobre è l’antivigilia della Madonna del Rosario. Tre anni dopo la nascita, nello stesso giorno, nascerà al Cielo, il laico per antonomasia dell’Italia Meridionale, il Beato Bartolo Longo, la cui Supplica da lui composta, viene pregata in tutto il mondo, e a fortiori, nella chiesa di S. Giovanni in Atri. Quest’ultima conserva il privilegio domenicano della prima domenica di ottobre (può cadere dal primo al sette), per conferire maggior solennità e non semplicemente per consentire una grande presenza di fedeli in chiesa.
L’incontro con S. Francesco del poliedrico artista atriano, avviene soprattutto con la schola cantorum presso la chiesa del Patriarca dell’Ordine Serafico. La schola, formata da una quarantina di elementi, nacque con l’impegno dei Minori Conventuali, tornati ad Atri il 19 marzo 1936. Il coro animava tutte le celebrazioni solenni a S. Francesco e gli appuntamenti principali erano l’Immacolata, S. Francesco e S. Antonio. I cavalli di battaglia, per queste occasioni, erano rispettivamente il “Tota Pulchra” di P. Alessandro Borroni (scritto nel 1894, per il VI° centenario della Traslazione della S. Casa da Nazareth a Loreto, quando i figli di S. Francesco erano penitenzieri della Basilica), il “Cantico delle Creature” di P. Domenico Stella e l’ “Hymnus” molto lungo e commovente. Ad Atri non ha avuto mai piena cittadinanza il “Si quaeris miracula” di Oreste Ravanello, eseguito nella Basilica di Padova, e al suo posto, si canta l’”O dei miracoli”, adattato per banda in occasione delle feste di altri Santi.
Anello con la famiglia vive da tanti anni, all’ombra della chiesa di S. Giovanni, anche se storicamente lo stabile non appartiene al rione del Precursore. Il quartiere è intramurale con gli altri tre (S.Croce, S. Nicola, S. Maria), ma S. Domenico va oltre i confini, tanto che denomina una contrada rurale. I Predicatori avevano terreni nelle contrade Reille e Solagnone, nell’attuale comune di Pineto, e questo ha rafforzato i legami tra S. Domenico e la cittadina balneare. Il maestro Tonino nella finzione poetica “crea” la Parrocchia di S. Domenico, in competizione con S. Maria. La Rettoria di S. Giovanni era quasi una parrocchia, per la forte identità dei contradaioli. Quando nel 1994, fu chiusa per il lungo restauro, la statua della Madonna del Rosario sarebbe stata portata in Duomo, per le celebrazioni ottobrine. Gli abitanti di S. Domenico non vollero, per paura che la Madonna rimanesse per sempre in Cattedrale. Problema che non è avvenuto affatto per il simulacro di S. Rita, portato dall’omonimo cappellone a S. Nicola (se vogliamo essere minuziosi, la Santa degli impossibili, ha cambiato chiesa e quartiere, perché S. Nicola appartiene per estensione a Capo d’Atri) o per la statua della Madonna del Carmine, nel 2000, portato con S. Barbara, per interessamento di Ettore Cicconi, direttore del Museo Etnografico, nella chiesa di S. Francesco. Ovviamente, non sono tornate a S. Agostino, perché ha assunto prevalentemente le funzioni di auditorium.
Con la partenza dei Minori Conventuali da Atri, nel 1975, Tonino Anello con gli amici di vecchia data riformò il coro “S. Francesco”, diretto dal m° Glauco Marcone. Il coro, con nuove leve provenienti da altre compagini canore della cittadina, animò la liturgia nella Basilica di Assisi. Nel 1999, per interessamento dell’indimenticabile Don Giovanni D’Onofrio, il coro assemblò altre voci cittadine, per via della morte dei cantori di piu’ esperienza, e, pur conservando l’identità francescana, divenne, prima di assumere il nome del sacerdote fondatore, “coro cittadino della Cattedrale”. Gli atriani non hanno mai digerito profondamente la fusione della diocesi, ma a ben pensarci, è stata soppressa anche quella di Teramo, perché esiste un’unica circoscrizione ecclesiastica, con il nome di Teramo-Atri. Per questo abitualmente non si diceva “coro della Concattedrale”.
Prima del ritorno alla denominazione francescana, la schola cantorum aveva preso il nome di Academia Baptistiana. Nel 1987 era avvenuta la spaccatura all’interno del coro folkloristico con funzioni anche sacra e polifonica, ed erano nate due formazioni con riferimento alle due chiese “rivali” (in clima da Palio di Siena, ma tutto, ovviamente, a tarallucci e vino): S. Giovanni e S. Spirito. S. Domenico, grazie a Piergiorgio Cipollini, aveva ripreso da poco l’antica denominazione, presente in uno spiazzo nel cuore del rione, ma poco conosciuto con il nome dell’ultimo dei profeti, perché la gente lo associava agli abitanti. L’organo antico sulla controfacciata era l’imago brevis della nuova formazione, dove cantavano pure i figli di Tonino, Alberto e Francesco, attori, autori teatrali e registi, come il padre.
Maurice Denis, studiato da Caterina Zappia, proveniente dall’Università di Messina, allieva di Alessandro Marabottini, docente all’Università degli Studi di Perugia, era un simbolista francese, terziario domenicano, con una figlia clarissa colettina (ramo francese delle figlie di S. Chiara, assistito dai figli di S. Francesco, il cui monastero assisano è un edificio novecentesco).
Somigliava vagamente al poeta Tonino Anello, con l’incarnato diafano e il fisico asciutto e atletico. Possiamo immaginare l’artista di Saint-Germain in bicicletta sulle salite della Città Serafica, come l’attore e cantore atriano, lungo le viuzze del centro storico, anche per trarre ispirazione alle numerose poesie che costituiscono perle della letteratura dialettale abruzzese.
SANTINO VERNA