IL DESOLANTE ABBANDONO DEL CIMITERO DI ATRI

 LE ERBACCE SEPPELLISCONO LE TOMBE E…LA CIVILTA’

 

Atri, domenica12 maggio 2013-Festa della Mamma

Com'é sin troppo evidente, tutti hanno o hanno avuto una mamma. Lasciando ad altri il compito di analizzare il senso di una festa dedicata a tale fondamentale figura (operazione squisitamente commerciale?), decido di recarmi di buon mattino a pregare sulla tomba di mia madre, un modo per farle sentire l'amore grandissimo che ancora nutro per lei a tanti anni dalla sua scomparsa. Oltrepasso la soglia della parte più antica e monumentale del cimitero della nostra città e, come sempre, butto un occhio sulla lapide che ne ricorda la costruzione avvenuta pochi anni dopo la promulgazione dell'editto di Saint-Cloud del 1806 che dettava norme per l'edificazione dei cimiteri urbani. Come sempre, mi sento fiera di discendere in qualche modo da persone che si posero, immediatamente e compatibilmente con la dimensione periferica della nostra cittadina, in una dimensione europea allorchè stabilirono la costruzione di un cimitero al di fuori della cinta urbana. All'improvviso, però, mi coglie un senso di straniamento: le lapidi ed i cippi funerari mi sembrano come sospesi da terra, quasi venissero fuori da un'improbabile nebbia di color verde. Che la pressione mi stia giocando un brutto scherzo? Guardo bene e l'iniziale senso di straniamento si trasforma in una rabbia incredula. Altro che nebbia, seppur verde! Davanti ai miei occhi si materializza una distesa di erbacce alte fino al ginocchio che si insinua come un ingombrante tappeto tra una tomba e l'altra. La deformazione professionale mi riporta con la mente alle “ortiche di deserta gleba” (Ugo Foscolo: “Dei Sepolcri”- v.47) e mi assalgono lo sconforto ed il disagio di appartenere ad una comunità amministrata da chi ha evidentemente dimenticato il senso ultimo della tomba nonchè delle cure ad essa rivolte e che così può essere riassunto: legame alla dimensione sociale dell'uomo, segno di civiltà ed espressione costante di tutte le civiltà, parametro di verifica della civiltà in se stessa. L'abbandono inqualificabile in cui oggi versa il cimitero di Atri é, pertanto, segno di inciviltà. Ed allora, cari amministratori, vogliamo urgentemente provvedere e tornare nella dimensione di una  civiltà condivisa? Grazie

Gabriella Romano