PICCOLE STORIE ATRIANE

I MINISTRANTI DELLA CATTEDRALE DI ATRI

La Cattedrale di Atri, uno dei monumenti architettonici e artistici piu’ celebri del Medio-Adriatico, dal postconcilio si è sempre distinta per il nutrito, dinamico e composto gruppo del servizio liturgico. Inizialmente denominato “piccolo clero”, successivamente s’impose la dicitura “chierichetti”, mentre dagli anni ’90 abbiamo quella di “ministranti”.

Un servizio molto suggestivo scomparso, era l’accompagnamento del Vescovo dal suo palazzo al Duomo, tramite l’Arco di Monsignore, demolito nel 1935. Uno degli ultimi chierichetti coinvolto in questo rito, lo scultore Giuseppe Antonelli, insigne artista che ha lasciato il segno del suo talento anche nella Cattedrale della sua tanto amata cittadina.

I chierichetti di S. Maria, con la talarina rossa e la cotta bianca erano uno dei soggetti di Carlo Verdecchia (1905-1984), uno dei principali figurativi dell’Italia meridionale nel secolo breve.

La nascita ufficiale postconciliare del piccolo clero della Cattedrale, fu la consacrazione episcopale di Mons. Leopoldo Teofili, il 15 settembre 1974, nella Cappella della Domus Mariae a Roma. Il Card. Giuseppe Paupini, Penitenziere Maggiore presiedeva la celebrazione, circondato da tanti Vescovi. Atri, cittadina di origine del festeggiato, era in prima linea e i chierichetti della Cattedrale, indossavano le nuove tarcisiane. Le prove per la celebrazione si tennero nella chiesa di S. Reparata, perché meglio ricordava le linee della cappella romana. Il porporato fanese, alla fine della celebrazione, disse, complimentandosi con il piccolo clero della Cattedrale di Atri: “Neanche a San Pietro!”.

Altre due celebrazioni emozionanti, per i chierichetti di S. Maria, il 18 maggio 1985 e il 29 giugno 1986, con la presidenza di un futuro porporato, il Card. Loris Francesco Capovilla, Arcivescovo-prelato di Loreto. Tutti si attendevano la porpora da parte di S. Giovanni Paolo II, nell’imminenza o in occasione della beatificazione di Papa Giovanni, ma la berretta arriverà, come sappiamo, solo con Papa Francesco e con il festeggiato ormai centenario. La prima liturgia di Mons. Capovilla, la vigilia dell’Ascensione, durante la “peregrinatio lauretana” con una copia della Madonna Nera. La seconda, nel primo anniversario della visita del Papa polacco alla città degli Acquaviva. Anche il segretario particolare di Papa Giovanni, si complimento’ con i ministranti della Cattedrale.

Il piccolo clero di S. Maria prestava servizio anche in S. Francesco, soprattutto dal 1975, quando con la soppressione del convento, la chiesa divenne succursale della Cattedrale. Uno dei momenti piu’ significativi, la tredicina e la festa di S. Antonio, con la benedizione e distribuzione del pane, il cui profumo riempiva l’unica navata e i locali adiacenti. I chierichetti rimasti senza servizio (non c’erano Messe in continuazione, come a Pescara, o in Atri, come a S. Rita), erano “accuditi” da Carmelina Di Francesco, anche attraverso il racconto dei miracoli del Taumaturgo di Lisbona.

Ad un chierichetto, un 13 giugno, toccò un compito strano, la scelta della casula per il sacerdote. Per i ministranti non esisteva la pianeta color oro, ma la pianeta gialla. Come non c’era il pastorale color argento, ma il pastorale grigio. Don Luigi Pallini, quel giorno doveva dire la Messa della tarda mattinata, e già aveva indossato il camice. Ma per il ministrante che gli passava il cingolo e la stola, era troppo poco per la festa di S. Antonio, la casula bianca con lo stolone rosso. Il Santo di Padova, già declassato per la processione soppressa e la mai avvenuta missione antoniana in Atri, meritava l’oro. Pertanto su consiglio di quel ragazzo, Don Luigi indossò la casula piu’ bella di S. Francesco.

Don Giovanni D’Onofrio teneva moltissimo al gruppo. Lo portava subito dopo le celebrazioni, alle ACLI, per un succo di frutta o un’aranciata. E lo sosteneva con l’insegnamento e la fermezza. Nel 1994 promosse l’arrivo delle chierichette, anche se i compiti maggiori li svolgevano i maschi. La prematura morte di Don Giovanni, il 25 gennaio 2001, ha rappresentato una grande perdita per Atri, in primis per i giovani della parrocchia.

Dopo la nascita al Cielo di Don Giovanni, due cambiamenti nel gruppo ministranti: l’adozione dell’alba in luogo del camice bianco (con amitto incorporato, per dirla in gergo ministrantesco) e della tarcisiana (anche se questa rimane ancora, per i chierichetti piu’ piccoli), e la sinergia con la Parrocchia di S. Maria Assunta di Silvi, in alcune occasioni solenni.

Il 3 ottobre 2004, vigilia della solennità di S. Francesco, patrono d’Italia, il gruppo chierichetti della Cattedrale, prestò servizio in Basilica Superiore alla S. Messa, presieduta dall’indimenticabile Arcivescovo di Teramo-Atri, Mons. Vincenzo D’Addario. L’ultimo Vescovo abruzzese della diocesi, cingeva la mitra di Mons. Leopoldo Teofili, donata alla Cattedrale di Atri.

Il 30 novembre 2005, i chierichetti di S. Maria, con gli accoliti dell’Assunta di Silvi e altri ragazzi della forania atriana, servivono all’Altare della Cattedra, nella Basilica di S. Pietro. Fu l’ultima S. Messa dell’Arcivescovo D’Addario, affiancato dal futuro Vescovo di Termoli-Larino, Mons. Gianfranco De Luca e dal Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Mons. Francesco Di Felice, entrambi dell’ex-diocesi di Atri, e Canonici della Basilica di S. Maria.

SANTINO VERNA