PICCOLE STORIE ATRIANE

I CHIERICHETTI DI S. DOMENICO

La chiesa di S. Giovanni (S. Domenico) in Atri fino alla piena integrazione nella Parrocchia di S. Maria nella Concattedrale, ha avuto un gruppo autonomo di chierichetti. Essendo chiesa capoquarto, e per un certo periodo aggregata al catasto di Mutignano, S. Domenico ha sempre mantenuto una certa autonomia dal resto del centro storico di Atri. L’esempio piu’ tangibile è la macchina del Calvario, rimasta prerogativa della chiesa, quando l’Arcidiacono Raffaele Tini, nel 1936, riformò la processione del Cristo deposto.

Dato che non bastavano i soldi per acquistare o fabbricare il simulacro delle Tre Croci e la Cattedrale non disponeva di un locale per alloggiarlo, il Calvario, con l’esultanza dei contradaioli, rimase prerogativa di S. Domenico. In essa operavano due confraternite, quella del SS. Rosario (d’obbligo in una chiesa dei Predicatori) e quella del SS. Nome di Gesu’. Neppure la Cattedrale aveva due compagini confraternali, perché a ben pensarci, aveva sì, S. Nicola e l’Immacolata, ma quest’ultima era ubicata nella chiesa di S. Reparata, autonoma da S. Maria.

Nella finzione poetica di Antonino Anello, contradaiolo di adozione di S. Domenico, quest’ultima diviene parrocchia. Ma è breve il passaggio dalla finzione alla verità, perché i contradaioli l’hanno amata e la amano come la chiesa battesimale. Nella seconda metà del secolo scorso, vi si festeggiava pure S. Antonio di Padova, anche se la festa piu’ importante, era ovviamente a S. Francesco, affidata ai confratelli del Taumaturgo di Lisbona, perché gli abitanti di S. Domenico, avrebbero dovuto lasciare il rione e recarsi nella vera Atri. P. Antonio Muccino e gli altri frati rivendicavano l’esclusiva della festa, e in tempi recenti S. Antonio è stato limitato definitivamente a S. Francesco. Il S. Antonio avvolto nel saio dell’Osservanza, per lungo tempo è stato collocato sul credenzone ligneo della sacrestia di S. Giovanni, attualmente è in chiesa, anche per compensare l’impraticabilità della chiesa di S. Francesco.

E quando S. Giovanni fu chiusa per i lunghi restauri, si parlò del trasferimento della statua della Madonna del Rosario, in Cattedrale, per i festeggiamenti di ottobre. Ma i contradaioli non vollero, perché temevano la permanenza definitiva della “loro” Madonna, nella principale chiesa di Atri, pur rimanendo nel territorio parrocchiale. Così per 11 anni, la festa del Rosario fu sospesa e la prima domenica di ottobre, la Messa grande in Duomo si concludeva senza la Supplica alla Madonna di Pompei, con la protesta educata e calorosa di Peppino Antonelli.

Il piccolo gruppo dei chierichetti di S. Domenico, ha avuto tra i componenti storici, Gino Capanna Piscè, recentemente scomparso. Gino, fino a poco tempo prima della nascita al Cielo, ricordava con gioia l’esperienza di chierichetto ed esultò per il Motu Proprio di Benedetto XVI, con la possibilità di celebrare nella forma straordinaria. Per lo storico juventino atriano era un tuffo nel passato.

Negli anni ’70 ricordiamo tra i ministranti, Giuseppe Schiavone e Francesco Anello. Giuseppe, ha continuato instancabilmente il servizio liturgico, con Don Giovanni D’Onofrio, anche attraverso il gruppo MEG, d’obbligo nella città di Atri, perché patria del Preposito Generale della Compagnia di Gesu’, P. Claudio Acquaviva e del nipote, il Beato Rodolfo. Francesco, dal 1979 attore, è tornato in S. Domenico, nella veste di Gesu, nel 1998, per la rappresentazione “L’Uomo di Nazareth”, con il fratello Alberto e l’amico di sempre, Elio Forcella. La sacrestia divenne lo spogliatoio degli attori e Tonino Anello (in S. Domenico è stato pure lettore, mentre sacrista era il cognato Luigi Cosanni), infondeva coraggio al Teatro Minimo.

Negli anni ’80 servono a S. Domenico, i fratelli D’Andreamatteo, Gian Luca e Paolo e i fratelli Palmaricciotti, Alessandro e Manolo. Il 29 maggio 1989, festa (in Italia) del Corpus Domini, cedono il posto ai chierichetti di S. Gabriele, per la celebrazione delle Cresime. Neanche due mesi prima era crollato il timpano curvilineo della moderna chiesa del rione S. Antonio, e temporaneamente, le celebrazioni erano ospitate nella cappella dell’ospedale. Per il tanto atteso giorno della Confermazione, si era diffusa la voce dell’utilizzo del palazzetto dello sport, nei pressi del nosocomio, sia per i numerosi fedeli, sia per rimanere nel piviere di S. Gabriele. Questo però lasciava l’amaro in bocca a tanti atriani, perché avendo diverse chiese al centro storico, era un vero peccato recarsi in un anonimo e convenzionale fabbricato. S. Domenico aveva il problema del parcheggio, ma qualcuno, dagli altri rioni del centro, poteva arrivare a piedi. In quella domenica c’erano le amministrative. Ancora si eleggeva direttamente il primo cittadino, e poche settimane dopo, la prima (e per ora, unica) donna, Sindaco di Atri, la Dott.ssa Valeria Pirocchi.

I chierichetti di S. Domenico, difficilmente prestavano servizio in altre chiese di Atri, e a volte prendevano parte alla festa della Madonna della Salette, nella chiesa di S. Chiara, come ricorda la statua, nel lato del Vangelo.

Con il ripristino di S. Giovanni, dopo i restauri per una migliore lettura delle sue linee (2005) il servizio liturgico è passato ai ministranti di S. Maria e ai lisi abiti confraternali, non piu’ utilizzati neppure per la processione del Venerdì Santo (sostituiti da tuniche bianche, con mozzette gialle, nere e rosse), sono state preferite le albe, interscambiabili tra sacerdoti e laici.

SANTINO VERNA