LE SCELTE “STANCHE” DEL PIANO REGOLATORE COMPROMETTONO IL FUTURO DI ATRI


LA NOSTRA CITTA’ AVVIATA VERSO UN INESORABILE DECLINO?

Ho seguito con molta attenzione la fase dell'esame delle osservazioni al PRG da parte del Consiglio Comunale sia come libero professionista sia come aderente all'Associazione dei Professionisti Tecnici Atriani, che mi onoro di presiedere, oltre che come cittadina particolarmente sensibile alle sorti della nostra città e mi preme fare alcune riflessioni personali.

A causa del numero elevato di osservazioni sono stati necessari diversi giorni e notti, per poterle esaminare tutte, delle quali numerose sono state accolte in toto, altre in parte e poche non accolte.

La prima riflessione, da tecnico, che sorge spontanea è proprio sul  numero così elevato, come non si era mai verificato prima, di cittadini che hanno fatto ricorso al “diritto” delle osservazioni per  partecipare al piano, nonostante fosse stato aperto per anni un ufficio apposito.

Quando ero studentessa di architettura-urbanistica mi hanno insegnato che l'arrivo di osservazioni in un piano partecipato è sintomo di insuccesso poiché è evidente che non vi è stato ascolto e condivisione. Ma probabilmente sono giunte così tante osservazioni proprio perché i nuovi piani sono stati ampiamente pubblicizzati.

Di sicuro è evidente la carenza della normativa tecnica adottata dal momento che sia la nostra Associazione dei Professionisti Tecnici che l'Ufficio Urbanistico di Atri hanno osservato praticamente tutto il corpo del testo.

Di questa carenza si sono resi conto anche gli estensori del Piano dal momento che l'osservazione dell'Ufficio Urbanistico è stata accolta integralmente e quella dell'APTA parzialmente; ora la normativa tecnica risulta completamente modificata e corretta.

A tale riguardo sorge spontanea una ulteriore riflessione sulla figura del capo dell'Ufficio Urbanistico nonché Coordinatore dei nuovi piani. Il suo contributo perchè non è stato ascoltato dal gruppo di piano? A questa riflessione collaterale possiamo forse avere direttamente da lui una risposta!.

Una riflessione che invece mi è scaturita da cittadina, dopo aver assistito allo sconfortante scenario in cui si è svolto il Consiglio Comunale, è se il futuro di Atri meriti di essere deciso con così tanta “stanchezza”  e poca attenzione nei riguardi dei contributi/richieste dei cittadini.

Quando sono stata personalmente presente in Consiglio Comunale è stato impossibile capire la lettura delle osservazioni e delle controdeduzioni a causa delle modalità della lettura stessa, che sembrava svolta più per obbligo che per affrontare una tematica importante, e a causa del vocio dei presenti intenti a pensare ad altro.

Chi non c'è stato sicuramente dovrà credermi sulla parola, visto che nemmeno TeleAtri era presente, ma se vuole, può guardare le diverse immagini che alcuni cittadini hanno postato su facebook che rendono l'idea del livello di interesse che è stato riservato all'analisi delle osservazioni.

E' necessario, invece, non sottovalutare l'importanza di un Piano Regolatore per una città e  indignarsi quando ad esso non viene dedicata la giusta attenzione. Perchè è nel Piano che viene delineato il futuro della città.  E' nel Piano che devono essere effettuate le scelte per potenziare la  vocazione della Città affinchè essa possa comunque crescere qualitativamente, socialmente ed economicamente che non significa, come qualcuno ancora si ostina a pensare, occupare ingiustamente territorio o cementificare.

E'  nel progetto di piano  che devono essere fatte le scelte capaci di assicurare un giusto futuro ai giovani e di dare loro la possibilità di avere un lavoro e di vivere nella propria città usufruendo di idonei servizi senza essere oberati dalle tasse  locali.

Questo futuro riguarda tutti; non solo i proprietari di case e terreni.

La nostra città, contrariamente all'intorno, negli ultimi anni non è riuscita a crescere nemmeno in una fase economicamente fiorente tanto che oggi rischia di essere ridotta e/o privata dei suoi servizi sovracomunali importanti quali l'ospedale, il tribunale, l'università ecc. che erano stati portati ad Atri da lungimiranti politici che in un lontano passato hanno creduto nella propria città.

Con le scelte “stanche” del nuovo PRG si è voluto prendere atto di questa fase di decadenza della Atri di oggi e puntare sulla “non crescita”  e sul risparmio di un suolo che non si è occupato, legittimando il meccanismo del “cane che si morde la coda”.

Probabilmente al momento gli atriani, così come tutti gli italiani, sono più preoccupati per la crisi generale che per il solo futuro del proprio territorio e, con i gravi problemi economici, pensano più a non voler pagare l'IMU che alla crescita della propria città.

A questo punto la mia riflessione finale di Tecnico e Cittadina é: ma era proprio necessario rifare tutti i piani in un grave momento di crisi? Non sarebbe bastato redigere una piccola Variante, così come ha fatto il Comune di Teramo, per evitare l'IMU sui terreni inutilizzati, e modificare il regolamento comunale per abbassare i valori per il calcolo dell'IMU stesso?!

Ma se tra qualche anno l'economia riparte, come speriamo accada, lasciamo il futuro di Atri in mano a un PRG che ingessa lo stato attuale? O sappiamo già di doverne redigere un altro?

Agli Atriani le proprie conclusioni.

Arch. Barbara Ferretti