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- Pubblicato Venerdì, 23 Febbraio 2018
- Scritto da Concezio Leonzi
PARTENZA ALLA GRANDE CON IL GIOVANE
ETNOMUSICOLOGO MASSIMILIANO DI CARLO
All’Auditorium Sant’Agostino di Atri prende il via
l’annuale serie di incontri culturali.
Il primo appuntamento degli incontri culturali organizzati dal Circolo Acli di Atri, il FAP Acli Provinciale, Verna Cultura, Amici giornalisti RAI Abruzzo, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Atri, il 22 febbraio scorso ha visto protagonista un giovane etnomusicologo ascolano, il Prof. Massimiliano Di Carlo, musicista e ricercatore. Alla realizzazione di questo importante incontro ha dato un fattivo contributo anche il Coro “Antonio Di Jorio” e l’Archivio Di Jorio di Atri.
Il Prof. Di Carlo, pur con una carriera di musicista affermato (ha suonato finanche sotto la bacchetta di Riccardo Muti), da qualche anno si dedica allo studio della musica tradizionale e la ricerca svolta sul campo a contatto con il mondo agro-pastorale, con maggiore attenzione al territorio dell’Italia centro-meridionale. Oggi la sua ricerca è concentrata nell’area tra Ascoli Piceno, Teramo ed Amatrice e si basa sulla frequentazione quotidiana degli anziani del luogo. Attualmente insegna regolarmente tecniche vocali connesse alla ricerca etnomusicologica del repertorio tradizionale di matrice orale presso il Conservatorio di Musica di Pescara e in vari istituti e centri culturali in Francia, Germania e Polonia.
Il giovane ricercatore ha letteralmente stupito il pubblico dell’Auditorium S. Agostino di Atri, accorso numeroso, nonostante il freddo di questi giorni, anche per ascoltare la straordinaria tecnica del canto “difonico”, attorno al quale si era creata una certa curiosità, anche tra gli esperti di musica. Il canto difonico consiste nello sdoppiare la voce in due suoni distinti, l’uno, chiamato suono fondamentale o “bordone”, che viene tenuto alla stessa altezza nell’arco di tutta un’espirazione, l’altro, chiamato suono armonico (che è uno degli armonici del suono fondamentale), varia a piacimento del cantore.
Di Carlo, che ha subito instaurato una piacevole empatia con il pubblico, ha esordito suonando, con estrema perizia, alcuni strumenti tradizionali, come il tamburello, lo scacciapensieri (che non è – ha spiegato – peculiarità della tradizione siciliana, ma anche “nostra”), e il flauto dei pastori, una semplice canna senza fori ma capace di suonare addirittura due melodie distinte. Ha poi cantato, accompagnandosi con la chitarra e spiegando le varie modalità esecutive, stornelli tipici della zona del versante ascolano che si protende verso il Lazio. È bastato un occhiolino malizioso di Di Carlo per “passare la palla” ai presenti. Assai piacevole, infatti, è stato l’intervento estemporaneo di alcuni spettatori che hanno cantato degli stornelli, alla maniera antica, come si faceva la sera attorno al fuoco nelle fredde sere d’inverno o sull’aia a termine dei lavori nei campi: inventando cioè lì per lì, sul motivo dello stornello trasteverino, una quartina in rima.
Infine, il tanto atteso canto difonico. Silenzio assoluto, stupore, incredulità.
È stato un momento di grande emozione. Non era capitato a nessuno dei presenti ascoltare dalla viva voce di una sola persona due note simultaneamente. Eppure è una cosa naturale, ha spiegato il ricercatore al pubblico attonito. “Questo utilizzo della voce, sebbene con differenti tecniche e stili, è presente in molte culture, e ognuno di noi potrebbe riuscire a cantare a due voci se solo dedicasse tempo all’ascolto attento e meditato della propria voce, scoprirne i misteri fonici e ciò che si cela dietro il suono naturale che appartiene alle corde di ciascuno”.
Poteva mancare l’organetto abruzzese? Certamente no. Di Carlo, che apprese da bambino la tecnica del ‘Ddu botte addirittura dal bisnonno materno, ha eseguito alcune danze tipiche, come il saltarello, la polka e la mazurca. Alla fine, su suo invito, ha concluso la serata il suonatore atriano di organetto il dott. Attilio Tranzi, al quale lo stesso Di Carlo si è unito accompagnando energicamente con il suo tamburello.
L’originalità del tema trattato e la straordinaria capacità comunicativa del ricercatore Di Carlo hanno fatto di questo appuntamento culturale un momento di crescita e di conoscenza per tutti: nel cuore di ciascuno batteva il fremito delle origini lontane, ataviche, mai spente, nonostante la nequizia dei tempi.
Infine applausi, applausi, applausi e il solito, delizioso momento conviviale.
Un ringraziamento particolare al Coro “Antonio Di Jorio” e all’Archivio Di Jorio per l’ideazione di questo primo incontro culturale di febbraio e al Prof. Tommaso Antonelli, instancabile organizzatore di eventi culturali nella nostra Città di Atri.
Concezio Leonzi