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- Pubblicato Venerdì, 01 Febbraio 2013
- Scritto da Monica Angelici
PER NON DIMENTICARE: CELEBRATA LA GIORNATA DELLA MEMORIA ALL’ITC “A. ZOLI” DI ATRI
TESTIMONIARE LA GUERRA PER EDUCARE ALLA PACE
Incontro a scuola con due testimoni della Seconda guerra mondiale nell’ambito della “Giornata della memoria”
Studiare la storia può sembrare pesante, ma “toccarla” con mano la rende sicuramente più interessante, anche perché ci rendiamo conto che ci può insegnare davvero qualcosa. Questo è successo ai ragazzi dell’I.T.C. “Adone Zoli” di Atri lo scorso 28 gennaio, quando, in occasione della celebrazione della “Giornata della memoria” (ricorrenza istituita dal Parlamento italiano nel 2000 per ricordare le vittime del nazifascismo), hanno avuto l’onore di incontrare a scuola due testimoni dirette dell’occupazione tedesca dell’Italia durantela Secondaguerra mondiale: le signore Anna Marano e Rosella Gambino. Due donne dalle storie diverse, due donne coraggiose, due donne che da anni incontrano i giovani per far conoscere un passato che non può e non deve essere dimenticato.
Da bambine hanno vissuto l’orrore della guerra in due contesti differenti: Anna Marano abitava a Tossicia, piccolo centro montano teramano, occupato dopo l’armistizio del 1943 dai nazisti; Rosella Gambino viveva a Torino, grande città del Nord Italia che, sempre dopo l’armistizio, faceva parte della Repubblica nazifascista di Salò e quindi veniva costantemente bombardata dagli Alleati allo scopo di fiaccare la popolazione civile e costringere il regime a cedere.
L’incontro è stato emozionante e partecipato: le signore sono state accolte con affetto nell’Aula magna della scuola, dove il Preside e i docenti le hanno presentate ai ragazzi e ringraziate. Prima di ascoltare il loro intervento, è stato proiettato un toccante filmato in ricordo della Shoah, culmine della barbarie nazista. Facendo scorrere sullo schermo immagini di Auschwitz dure come pugni nello stomaco, è stato rievocato l’orrore dei campi di sterminio nazisti, dove durante gli ultimi anni della Seconda guerra mondiale è stato perpetrato l’aberrante crimine della Shoah, ovvero sia l’annientamento sistematico di un numero di Ebrei compreso tra i cinque e i sei milioni.Gli studenti avevano già avuto occasione di riflettere su questo terribile argomento, in quanto nei giorni precedenti avevano assistito alla proiezione del film “Giona che visse nella balena” insieme ai loro insegnanti.
La prima a prendere la parola è stata Anna Marano, che ha catturato l’attenzione dei ragazzi rievocando l’ingresso improvviso nella scuola del paese delle truppe naziste, che con le loro armi e i loro modi violenti avevano terrorizzato i bambini. La donna ha anche raccontato di aver assistito al rastrellamento degli uomini del paese, caricati su un camion tedesco, e alla fuga fortunosa di un giovane. Dalle sue parole, lucide ma commosse, soprattutto quando ha ricordato un triste episodio familiare legato a quei giorni, è emerso un tenace attaccamento ai valori della libertà e della pace, che dovrebbero sempre guidare le azioni degli uomini.
Diversa, ma altrettanto significativa, la testimonianza di Rosella Gambino, vissuta nel Nord Italia, in un contesto differente. I suoi genitori, proprietari di un albergo a Torino, all’indomani dell’emanazione delle leggi razziali (1938) hanno visto chiudere tutte le attività circostanti gestite da Ebrei e, durante la guerra, hanno dovuto abbandonare la loro per dedicarsi alla raccolta di rottami di ferro, unica fonte di sopravvivenza. La donna si è soffermata soprattutto sulle terribili condizioni di vita della popolazione civile durante il conflitto, costretta a vivere con cibo, luce e gas razionati e sotto la costante minaccia delle bombe che gli Alleati sganciavano di continuo sulla città. Una vita durissima, ai limiti della sopravvivenza, che le generazioni successive fortunatamente non hanno sperimentato ma che devono comunque conoscere, anche perché in alcune parti del mondo è purtroppo ancora realtà quotidiana.
Prima di salutare i ragazzi, le gentili ospiti hanno voluto insistere sulla necessità di educare i giovani alla pace: è proprio questo l’obiettivo dei loro interventi nelle scuole, ovvero sia formare i cittadini di domani alla cultura della pace e al rifiuto della violenza, della discriminazione, della guerra. Solo così le parole “MAI PIU’” cesseranno di essere una vuota espressione, ma testimonieranno un impegno concreto che nasce dalla conoscenza della storia, mai come in questo caso “magistra vitae”.
Monica Angelici