Interroghiamoci tutti insieme

TRA SACRO E PROFANO

A proposito del gesto vandalico in Atri la notte del 22/10/2017

È opportuno precisare che non si tratta, dopo l’atto consumato, di puntare il dito contro uno o diversi, si tratta innanzitutto di voler interrogarci “TUTTI INSIEME” sul fatto di essere complici o meno dell’andare “aggressivo” dei tempi che corrono.

Non risolviamo nulla solo lamentandoci o contestando con ferocia sugli pseudo gruppi dei social, il minimo tentativo di voler salvaguardare i principi basilari dai quali una volta  si prendeva spunto per vivere dignitosamente la sfida travolgente dei cambiamenti epocali.

A questo riguardo il Magistero della Chiesa , si è tante volte espresso, offrendo a tutti (anche ai più convinti non credenti o ai così detti indifferenti e persino atei) gli strumenti utili allo scopo di rendersi sempre di più “Madre e Maestra” nell’orientare e servire nel discernimento che potrebbe aiutarci a uscire dagli errori e provocazioni che minano e minacciano la nostra crescita umana e spirituale, in primis la famiglia.

 La voce dello Spirto non sbaglia quindi, e così ce l’hanno trasmesso “ anche oggi”, nei nostri tempi più moderni, il nostro Papa Emerito Benedetto XVI e più recentemente Papa Francesco.

Difendere ciò che ci appartiene  per tradizione è il segno più nobile di un cittadino che ha i piedi per terra anziché lasciarsi condizionare da certe ideologie permissive che non pretendono altro che logorare relazioni interpersonali e la propria fede.

 Educare, difendere, credere, bene, verità, sono alcuni dei termini che farebbe bene riscattare per essere pronti a non lasciarci ingannare.

Se aggiungiamo “rispetto” allora potremmo alzare la testa al cielo, ancora una volta, e realizzare che non tutto è andato perso, ed entrare pian pianino in quella dinamica di vita che il Vangelo da poco ci ha riproposto: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

Don Alexis Urpin, Viceparroco Concattedrale di Atri