UN AFFETTUOSO RICORDO

LORENZO, UN GRANDE AMICO CHE HA ABITATO IL CUORE DI ATRI

Sul display del cellulare mi arriva nella mattinata del 16 ottobre, memoria di S.Margherita Maria Alacoque, l’apostola del Sacro Cuore, il messaggio dell’amico Michele Capanna Piscè con la dolorosa comunicazione della nascita al Cielo dell’amico Lorenzo D’Orsogna.

Sapevo che stava male, combatteva con un drago, per dirla con la locuzione di Padre Turoldo, ribelle ad ogni tentativo della scienza, e l’avevo rivisto, con la moglie Francesca, proprio il giorno dell’onomastico, in cui spesso e volentieri mi trovo in Atri. Ci aveva offerto la colazione, dopo la Messa in S. Chiara, celebrata da Don Paolo, in Piazza Duomo.

Conoscevo Lorenzo da tantissimo tempo, per via dell’amicizia del mio papà con il suo papà Gennaro. Un’amicizia rinnovata in tante occasioni, soprattutto nelle rimpatriate, come i week-end spirituali, organizzati da mio padre tra la fine del lavoro e l’inizio della pensione. Vi partecipavano alcuni componenti della GIAC interparrocchiale di Atri, con la partecipazione straordinaria del sottoscritto e di Salvatore Portaluri, salentino trapiantato per la professione militare a Bologna, quasi novantenne, le cui conversazioni finivano sempre nell’elogio delle meraviglie della Puglia.

L’amicizia con Lorenzo si è cementata maggiormente nella Parrocchia di S. Gabriele, del cui gruppo era autorevole componente. Durante la mia permanenza full time in Atri, non ho frequentato molto la parrocchia della periferia Sud di Atri, ma vi scendevo non di rado, in quanto amico di Don Paolo e dei suoi collaboratori, e perché tra quelle moderne mura ho cominciato, l’estate dopo la morte di mio nonno Santino, la prima esperienza giornalistica nella carta stampata.

Con Lorenzo ho condiviso, nel 1987, il pellegrinaggio a Medjugorje, dove si è recato mio padre dal 1983 fino al 2009, anche con la presenza della mielofibrosi. Quel viaggio, quando lo statalismo post Josip Broz era agli sgoccioli, si tenne in ottobre, dal lunedì al venerdì e andammo con alcune automobili, di Atri e Pineto, con la presenza di Don Guido.

Un pellegrinaggio che coniugava l’utile al dilettevole, mettendo in primo piano sempre l’aspetto spirituale con la Messa, la confessione, la meditazione e la Via Crucis sul Krizevac. Poi una giornata fu dedicata a Mostar, con il ponte poi distrutto dalla guerra, il mercatino e la visita alla moschea, dove con delusione scoprii che a mezzogiorno non si affacciava il muezzin dal minareto, ma veniva messo in azione un disco con la voce registrata.

Negli anni ’90 interpellai Lorenzo per il mio primo articolo su “Rivista Abruzzese”. Il Prof. Emiliano Giancristofaro voleva un approfondimento sui “faugni”, un po’ trascurati dagli antropologi abruzzesi, i quali condizionati dal fenomeno dannunziano sempre puntato su Pescara e la sua area poi metropolitana, avevano scarsa attenzione per Atri.

Volendo parlare dei cambiamenti culturali, avevo bisogno di un giovane e Lorenzo mi parlò con la sua calma e pazienza degli innocui scherzi dei giovani, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, quando in Atri cominciava a prender corpo la “nottata”, erede delle cene tra amici, con l’epilogo del gioco delle carte, nelle serate prefestive d’inverno. Il nome di Lorenzo comparve sul mio articoletto sui fuochi del solstizio invernale di Atri abbinati all’Immacolata Concezione.

Partito per Perugia all’Università, persi un po’ di vista Lorenzo e la Parrocchia di S. Gabriele, dove un appuntamento meraviglioso era il pellegrinaggio a piedi al piccolo Santuario della Madonna delle Grazie, dove Lorenzo e Francesca si sposarono nel 1989. La chiesa del Santo Patrono d’Abruzzo era impraticabile per il crollo del timpano curvilineo della facciata, sostituito dal coronamento orizzontale che in qualche modo gli ha conferito una maggiore abruzzesità. Ricordo quell’estate con i postumi della varicella.

Ricorderò sempre Lorenzo per la sua discrezione e la sua pazienza. Non l’ho visto mai indignato. Era un uomo di grande fede e la sapeva comunicare con il sorriso e la forte capacità di sdrammatizzare. Laborioso e solerte, lascia un indelebile ricordo alla famiglia, alla parrocchia e alla città, dove è stato impegnato anche in politica.

Siamo vicini con l’affetto e la preghiera alla moglie Francesca, alla figlia Alessia, al papà Gennaro, al fratello Francesco e alla sorella Teresa con le loro famiglie. Ora Lorenzo ci illumina dal Paradiso con tutti i nostri cari, ci assiste e ci aspetta.

SANTINO VERNA