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- Pubblicato Mercoledì, 02 Agosto 2017
- Scritto da Santino Verna
IL MARTIRE DELLA FEDE
CELEBRATO IL BEATO RODOLFO ACQUAVIVA NELLA FORANIA DI ATRI
Con il formulario del santorale della Compagnia di Gesù, è stata celebrata, nella forania di Atri, la memoria obbligatoria del Beato Rodolfo Acquaviva d’Aragona, sacerdote e martire, nella data del 27 luglio. Non conosciamo precisamente il giorno del martirio di Rodolfo e compagni, avvenuta nella terza decade del luglio 1583, ma è stato fissato il giorno convenzionale del 27, libero da altre ricorrenze.
Siamo grati per l’impegno e la ricerca al seminarista Fabio Ranalli, di Pineto, studente al Pontificio Seminario Regionale “S. Pio X” di Chieti dove si formano i futuri sacerdoti delle 11 diocesi di Abruzzo e Molise. La memoria è stata celebrata con particolare enfasi nella chiesa di S. Agnese in Pineto, dal Parroco e Vicario Foraneo, Can. Don Guido Liberatore.
Ricordiamo inoltre l’impegno di Fabio per l’arrivo delle reliquie di S. Gaetano nell’omonima chiesa di Fontanelle. L’inventore del presepe popolare (Francesco a Greccio, collegò il Mistero della Natività al Sacramento dell’Eucarestia, e nei cuori dei fedeli rinnovò la nascita di Gesù, quindi non fu inventore del diorama della grotta di Betlem), era molto venerato in Atri, nelle chiese di S. Chiara e S. Francesco, dove si custodiva la statua “vestita” nell’omonima cappella.
Il Beato Rodolfo era nato in Atri, nella camera del duca, il 2 ottobre 1550, sette anni dopo P. Claudio, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, neonata famiglia religiosa a totale servizio del Papa. I genitori erano Giovan Girolamo e Margherita Pio di Carpi, e fu battezzato con il nome di uno zio materno, Cardinale, molto legato al Santuario di Loreto.
Nell’attiguo ospizio di S. Liberatore, maturò la vocazione religiosa e missionaria, irrobustita da una predicazione di un gesuita, e vinta la resistenza della famiglia, entrò tra i figli di S. Ignazio. Nonostante lo zio stava per raggiungere la più alta carica dell’Ordine, non volle mai beneficiare di questa cognazione per scegliersi la comunità. Nel 1578 fu ordinato presbitero a Lisbona, e dal Portogallo partì missionario per le Indie. Non sarebbe più tornato in patria, perché, avendo richiamato i potenti, per via dell’immoralità, fu ammazzato all’età di 33 anni, la stessa di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il processo di beatificazione andò a rilento, anche a causa della soppressione dei Gesuiti, avvenuta nel 1773 con decreto di Clemente XIV. Ma anche perché il martirio fu esaminato minuziosamente. La celebrazione della gloria degli altari fu compiuta nel 1893, da Leone XIII, fratello di un gesuita. Atri esultò di gioia e la chiesa per la venerazione del novello Beato divenne la Cattedrale, dove si conserva l’altare di patronato degli Acquaviva d’Aragona.
Dagli atriani, molto religiosi e pieni di estro artistico, qualcuno si aspettava una meravigliosa statua in cartapesta o legno o altro buon materiale. Invece, per tanti anni veniva esposta l’anta lignea del Riccioni, munita di un fiocco rosso, colore liturgico del martirio (sangue), dove è raffigurato il Beato Rodolfo, prima della beatificazione. L’operazione era compiuta tutti gli anni da Tommaso Antonelli, la cui famiglia è stata sempre legata a Rodolfo.
I nipoti Antonio e Ugo Assogna sono stati e continuano ad essere promotori del culto del Beato Rodolfo, anche attraverso il busto, realizzato in sinergia con Giuseppe Antonelli, benedetto nel 2004 dall’Arcivescovo Vincenzo D’Addario, molto sensibile alla pietà popolare. Il busto è custodito nell’atrio del palazzo ducale e raffigura il giovane gesuita nel momento dell’uccisione.
Altre chiese “candidate” per un ipotetico Santuario del Beato Rodolfo potevano essere S. Andrea, annessa al collegio della Compagnia di Gesù, ma ormai senza più funzioni cultuali, S. Liberatore, l’oratorio più vicino al palazzo ducale, S. Chiara, dov’era la dimora originaria degli Acquaviva e S. Nicola, la chiesa capoquarto dove ricadeva lo stabile avito dell’aristocratica famiglia.
Nel 2000 era in cantiere il corteo storico sulla figura del Beato Rodolfo, in occasione dei 450 anni della nascita e per il Grande Giubileo. Sarebbe stata la terza edizione dell’attesa performance nel pomeriggio dell’Assunta, con il coinvolgimento di più di 300 figuranti di ogni età. Ogni anno si sarebbe rievocato un aspetto della storia medioevale e rinascimentale della cittadina, con l’addobbo dei rioni storici.
Per problemi vari, il corteo sfumò e si tornò alla sfilata dei carri con i buoi, nella domenica 13 agosto. Il corteo da allora è stato abbinato all’apertura della Porta Santa.
SANTINO VERNA