L'arcobaleno non può attendere
di Paolo Pallini 

 



Un luminoso arcobaleno attraversa il cielo della nostra città. Colori che disegnano, nel cielo grigio, i colori della speranza.  Con questo desiderio nasce il nostro periodico: tracciare un orizzonte di fiducia, di ottimismo, nel futuro della nostra città. Per riuscirci è indispensabile riuscire a creare spazi di dialogo, di confronto, di ‘civiltà’ della parola.
La caligine della sfiducia avvolge i sentieri dell’avvenire. E’ indispensabile tornare a confrontarsi, a guardarsi negli occhi, a mettere insieme le migliori energie per dare un ‘domani’ ad una comunità che non può vivere solo di passato. Si vive in pienezza soltanto guardando avanti, costruendo il futuro con le energie del presente.

Ho accolto l’invito degli amici della Associazione “Gli Aquaviva" per un debito di gratitudine, per amore verso la mia città, per convinzione profonda: solo mettendo in comune progetti e ideali, critiche e suggerimenti, è possibile far sorgere l’arcobaleno in un cielo affollato di nubi che, spesso, noi stessi contribuiamo a chiamarle dai sottofondi della nostra pigrizia o della nostra sterile e amara polemica.

Nasce un nuovo periodico: Atri ne ha bisogno. Una volta la piazza era il luogo del dialogo e del confronto, della chiacchiera amichevole, dell’incontro e della socialità. Oggi viviamo chiusi in noi stessi.
Ci affacciamo dalla finestra del nostro egoismo solo per contestare, raramente per  avanzare proposte costruttive.
Questo periodico, che spazierà nella rete digitale, ha l’ambizione di offrire l’occasione per dialogare, di essere la piazza ‘virtuale’ nella quale incontrarci, senza pregiudizi, con calore di cuore e intelligenza viva e stimolante.
Vi aspettiamo. Il nostro territorio ha bisogno di idee stimolanti e di presenze operose. No, non è più tempo di stare alla finestra. L’arcobaleno non può attendere. Sta a noi permettere al grigiore dei giorni di conoscere l’alba, luminosa, di un nuovo futuro.
Possiamo rifugiarci nel nostro egoismo, continuare ad esercitarci nell’arte della demolizione, oppure, finalmente, tirar fuori le mani dalle tasche, non per gettare pietre, ma per stringerci in un abbraccio fraterno e operoso che permette al futuro di abitare il presente.

Paolo Pallini