Dibattito aperto

PIANO REGOLATORE E LIBERO ARBITRIO

 

Ci sarebbe da sorridere, se non risultasse sin troppo vera l’appropriatezza del provocatorio titolo. Nella nostra storia e nell’esperienza dei più, il libero arbitrio è da sempre appartenuto alla sfera filosofica, alla teologia o, al più ,al mondo scientifico. Ma la trasformazione della morale collettiva e le nuove consuetudini, hanno fatto sì che ciò che sembrava impossibile di fatto accadesse. Un concetto, per gran parte metafisico, intriso di spiritualità, etica , capace di coinvolgere la morale comune e l’intero essere, trasmutato in un postulato informe, privo di contenuti ed aperto alla personale interpretazione e giudizio insindacabile del singolo fallace mortale. Tutto ciò fa apparire sin troppo stridente la contraddizione con il primogenito significato. E’ proprio questo però, ciò che di fatto si evince nella lettura e nella osservazione dei nuovi piani urbanistici. Nel merito infatti, non si contestano tanto gli aspetti squisitamente tecnici, per i quali sono state già espresse numerosissime osservazioni , né tantomeno l’approccio culturale di indirizzo, che anzi dimostrano un’idea di base sotto alcuni aspetti condivisibili ed impostati a criteri di buon senso ed a sostegno di un’ idea di sostenibilità e vivibilità della città. Ciò che si contesta aspramente e che ci risulta impossibile accettare invece, è l’enorme LIBERO ARBITRIO che la futura ipotizzata commissione tecnica avrà modo di esercitare, e con essa ovviamente, l’organo istituzionale di riferimento. ARBITRARIETA’ di pochi che, senza la direttiva di norme di indirizzo, lasceranno la massima libertà decisionale sulle future scelte edilizie della nostra comunità. Perché l’attuazione dei nuovi ordinamenti, possano ottenere l’effetto auspicato dai redattori del progetto, gli stessi hanno bisogno purtroppo o per fortuna di un’ applicazione illuminata e coerente allo spirito fondante, scevro da atteggiamenti preconcetti o magari opportunistici. Ciò purtroppo non è dato prevedere, anzi, le battaglie consiliari, la frettolosità delle procedure, la scarsissima condivisione, la vicenda dei consiglieri, trasformisti della compatibilità e l’ultima ampiamente condivisa azione dei consiglieri di minoranza, che hanno prodotto un ricorso al T.A.R. dell’Aquila, ci portano invece ad intravedere enormi nubi grigie foriere di sventure. Quali cittadini pensanti, mossi da spirito partecipativo volto all’attuazione di un buon governo ispirato a valori universali, non possiamo non esprimere, e questa volta davvero con enorme LIBERO ARBITRIO, un profondo convinto malcelato sconcerto.

IDV Atri