IL PUNTO
DI DONPI

DIO NON CERCA KILLER, MA SAMARITANI

 

 

La pagina evangelica è famosa, è entrata nella letteratura mondiale. Leggerla suscita, sempre, rinnovate e intense emozioni. La figura del Samaritano che “non passa oltre”, ma ascolta il grido di dolore di uno sconosciuto ferito dai briganti lungo la pericolosa strada che da Gerusalemme scende verso Gerico, è il modello dell’uomo che si fa prossimo a chi ha bisogno di aiuto.

Prima di lui un sacerdote e un levita hanno fissato lo sguardo su quell’uomo sanguinante, ma non hanno accolto nel loro cuore il suo gemito di dolore.

Lui, il nemico, l’eretico, il samaritano, si ferma e se ne prende cura.

La pagina è provocatoria. “Va e anche tu fa lo stesso”, dice il Signore, offrendoci come esempio  un uomo dal volto anonimo, non iscritto a nessuna associazione religiosa…

Il dramma del nostro tempo è l’indifferenza che genera solitudine, alza barriere, crea steccati, rende gelida l’aria che respiriamo.

E’ l’amore che salva, è l’amore ad aprire sentieri nei deserti aridi delle nostre giornate.

La società di oggi è dominata dalla fretta, regolata dall’orologio, segnata dal nostro correre, stressati e vuoti dentro. Non abbiamo tempo per ascoltare, dialogare, condividere.

La rete di rapporti spontanei e veri tra amici, vicini di casa,  che nel passato contribuiva ad alleviare sofferenze e a sostenere nei momenti difficili, non esiste più. Tutto è stato frantumato dall’onda d’urto dell’egoismo che avvolge in una dura corazza i nostri cuori.

E sono le fasce più deboli a soffrirne, ad essere le più penalizzate.

Dio non cerca killer spietati, giustizieri improvvisati, ma samaritani disponibili a mettersi in gioco, a imbrattarsi le mani con il sangue del fratello, con il fango della storia.

Sì, Lui è diverso da come lo immaginiamo o, forse, lo vorremmo. Non ci chiede di “fare il lavoro sporco” che spesso ci sentiamo autorizzati a compiere in suo nome facendo del male agli altri. Un giorno i discepoli chiesero al Signore l’autorizzazione a falciare l’erba cattiva, la zizzania, che infestava un campo di grano. Rispose di no, per evitare, disse, di sradicare anche il buon grano che condivideva lo stesso terreno. Non permise ai discepoli di sguainare spade affilate per difenderlo al momento della cattura: “chi di spada ferisce, di spada ferisce”, affermò con forza.

La sua logica è diversa, il suo vocabolario si può sintetizzare con una sola parola:amore, quell’amore che ci fa capaci di versare “l’olio della consolazione e il vino della speranza” sulle sanguinanti ferite della storia.

Lui cerca ancora, anche nella nostra città, “samaritani” appassionati della sorte dei fratelli. I killer, i seminatori del male, ci saranno sempre, come la zizzania. Ma i loro nomi non sono scritti nel cuore di Dio.