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LE BALLE REFERENDARIE

Durante la campagna elettorale sono state dette tante balle da entrambi gli schieramenti ma di più da parte di quelli del SI. Adesso con i risultati acquisiti dico qualcosa su qualche balla.

Per primo il risparmio economico. Balla colossale. Il commissario per la “spendig review” (silurato da Renzi forse per non risparmiare) ha calcolato che il vero risparmio, per tutto quanto previsto nella riforma, ammonta a 161 milioni subito e 20 milioni nei prossimi due anni. Molto, ma molto meno rispetto alle meravigliose cifre che ci hanno dato il duo Boschi Renzi. Molto, ma molto meno delle cifre che Renzi ha speso per la campagna elettorale, di cui alcune somme sono state pagate da noi (utilizzo dei mezzi dello Stato, viaggio della Boschi in Argentina, viaggio da Obama). Molto, ma molto meno del costo dei 300 consulenti toscani (tutti amici) che Renzi ha messo a Palazzo Ghigi. Si poteva risparmiare sul gurù americano che gli ha fatto fare delle figuracce (la bandiera europea tolta, l’antieuropeismo, l’anticasta, l’accozzaglia degli avversari). Questi pensano che basta una semplice battuta o un semplice gesto per cancellare anni di vita e di azioni.

Questa balla del risparmio mi fa ricordare il personaggio biblico Esaù che perse la primogenitura per un piatto di lenticchie. Noi per un misero risparmio stavamo perdendo la dignità di essere elettori attivi e protagonisti della nostra vita e del nostro futuro.

La gente non ci ha creduto e così i poveri hanno votato NO e i ricchi e hanno votato SI.

Per secondo il futuro. Renzi ha ripetuto quasi ogni giorno che con la vittoria del NO ci giochiamo il futuro delle giovani generazioni per i prossimi 20 anni. Balla favolosa. Si votava per una riforma delle regole costituzionali e non per riforme economiche Nessuna Costituzione assicura lo sviluppo economico di uno Stato. Sono altre leggi ed altre azioni che assicurano lo sviluppo e il lavoro. Per fare un esempio cito l’immigrazione a cui assistiamo intimoriti: toglie lavoro ai nostri figli. Giovedì i TG della RAI ci hanno mostrato una Italia economica con dati tutti positivi mai visti  p r g prima, sembrava di stare con Alice nel paese del meraviglie. Subito dopo il referendum sono stati pubblicati i dati che il 28,4% dei giovani italiani sono a rischio povertà.

I giovani non ci ha creduto e il 72% hanno votato NO.

Per  terzo la sanità. Il ministro Lorenzin ha detto che con i risparmi della riforma si rendeva uguale la sanità in tutte le regioni. Balla odiosa perché fatta sulla pelle dei cittadini. Oggi mi voglio togliere un sassolino. Avevo interessato il ministro, tramite un amico ex senatore, sul punto nascita di Atri ma con zero risultati. Siamo arrivati alla bacchetta magica. Basta un semplice tocco, e non anni di duro lavoro e di investimenti, che Napoli diventa uguale a Milano. 

La gente del Sud non ci ha creduto e in massa ha votato NO.

Per quarto l’immunità parlamentare. Balla semiseria. Tra la propaganda del M5S c’era questa dell’immunità. Era un pericolo? Penso proprio di no, perché non credo che tutti i 95 senatori avessero bisogno dell’ immunità. Però qualcuno si ed abbiamo evitato il pericolo che Vincenzo De Luca, re di Salerno, diventasse senatore. La gente ci ha creduto e ha votato no.

Per quinto la deriva autoritaria. Balla semivera. Berlusconi ha fatto balenare questo pericolo. Con il disposto combinato (purtroppo si dice così) della riforma del Senato con l’Italicum la realtà è: 1) i senatori sarebbero stati nominati dai partiti (la frase su indicazione dell’elettorato fu imposto da Bersani a Renzi); 2) praticamente tra 220 e 240 deputati sarebbero nominati dai partiti poiché i capilista sono automaticamente eletti. Quindi poca scelta a noi cittadini e con l’elevata probabilità che i rappresentanti siano di un unico partito. Non credo che la gente c’abbia creduto.

La più grande balla che Renzi ci ha raccontato è che per i prossimi 20 anni in Italia non si possono fare riforme. Nulla si può dire, ma una cosa è che certa: se avesse vinto il SI questa schifosa riforma del Senato c’è l’avevamo almeno per 30 anni.

Nicola Dell’Arena