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- Pubblicato Domenica, 27 Novembre 2016
REFERENDUM \ OPINIONI
LE RAGIONI DEL SI
Gentile Direttore,
approfitto della sua ospitalità per svolgere talune brevi riflessioni sull'imminente referendum costituzionale.
Da almeno trentanni nel nostro paese si discute di riforme istituzionali: i temi sono più o meno gli stessi: efficienza dei processi decisionali, riduzione dei costi della politica, abolizione di enti inutili, chiarezza nei rapporti stato- enti locali.
La riforma approvata a larga maggioranza lo scorso 12 aprile,dopo 175 sedute dedicate, 4.705 interventi, 5272 votazioni, l'approvazione di 112 emendamenti per un totale di oltre 150 modifiche al testo originario, verrà sottoposta il prossimo 4 dicembre al giudizio degli italiani.
Su cosa saremo chiamati a decidere? La creazione di un senato delle autonomie, rappresentativo degli enti locali, con potestà legislativa limitata alle riforme, ai rapporti stato – UE, alle autonomie territoriali. Si supera così il bicameralismo paritario che fa oggi dell'Italia un unicum, non rinvendosi un altro paese che abbia due camere che svolgono le stesse identiche funzioni.
Il nuovo senato sarà composto da soli 100 membri, a fronte dei 315 attuali, i quali saranno scelti dagli elettori tra i consiglieri regionali ed i sindaci, i senatori inoltre non percepiranno alcuna indennità per la carica ricoperta.
Secondo motivo di decisione sarà optare per l'approvazione o meno di un drastico contenimento dei costi del sistema politico: attraverso la già menzionata riduzione del numero dei senatori e l'eliminazione dell'indennità, a cui aggiungere i costi della macchina amministrativa che si vedrà snellita, attraverso la riconfigurazione della nuova camera delle autonomie; aggiungo altresì che saranno eliminati i rimborsi che lo stato devolve ai consigli regionali, a cui si somma l'abolizione dei vitalizi per gli ex consiglieri.
In terzo luogo voteremo per l'abolizione del CNEL, questo sconosciuto, un ente che in settantanni di vita non ha prodotto una proposta che sia una poi recepita dal parlamento e che ben presto si è ridotto a buen retiro di ex parlamentari e a sinecura del sottobosco di governo, costando alla collettività ben nove milioni di euro all'anno.
Infine sceglieremo se approvare o meno la riforma dei rapporti tra stato ed enti locali, ridefinito con l'eliminazione della potestà legislativa concorrente che tanti guasti ha prodotto: intasando il lavoro della corte costituzionale, chiamata a decidere su migliaia di ricorsi, per decidere a chi spetti la competenza su svariate materie tra il governo e le regioni. A riforma approvata le attribuzioni saranno definite nettamente, ritornando allo stato materie come, solo per fare qualche esempio tra i più significativi, le norme generali sulla salute, le politiche sociali, l'struzione, il lavoro ed il turismo. Non comprendendosi bene perchè su tali materie comuni a tutti gli italiani, le venti regioni potessero decidere liberamente, magari facendo rimpiangere a qualcuno il fatto di essere nato in un posto piuttosto che in un altro. Aggiungo che viene introdotta una clausola di supremazia a favore dello stato, per i tutti i casi in cui l'interesse nazionale imponga il superamento di quelle dispute annose a cui accennavo in precedenza. A chi lamenta così una lesione delle prerogative delle regioni, rammento che la riforma dispone che le regioni con un bilancio in equilibrio possano ottenere una legge che raffozi la loro autonomia in materie molto delicate quali le politiche attive del lavoro, l'istruzione, la formazione professionale, il governo del territorio, solo per citare le più significative.
Andiamo a votare, dunque, il quattro dicembre e votiamo con convinzione per il si alla riforma, perchè l'alternativa è tenersi il sistema attuale, che certo buona prova di sè continua a non dare, anche perchè sarà impossibile che qualcuno riesca a fare di meglio, visto il variopinto fronte del no, diviso su tutto tranne che sull'idea di affossare questo tentativo di modernizzazione dell'Italia.
Saluti
Luca Bucciarelli Comitato "Atri per il Si"