LA BIOGRAFIA DI UN SANTO MOLTO POPOLARE

DICIASSETTE SECOLI DELLA NASCITA DI SAN MARTINO

Nel 316 nasceva S. Martino di Tours, così chiamato dalla città di cui fu Vescovo. Originario della Pannonia (od.Ungheria), secondo qualche studioso sarebbe originario dell’Italia Settentrionale o dell’Illiria, la terra dell’omonimo popolo giunto sulla costa occidentale dell’Adriatico nel X sec. a.C. quando avvenne la fondazione di Atri.

Martino, figlio di genitori pagani, fu così chiamato per farne un piccolo Marte, il dio della guerra. Dal papà fu introdotto alla vita militare, e fu di stanza a Pavia, dove conobbe il cristianesimo. Nei ritagli di tempo curava lo studio della Bibbia. Da militare, avvenne l’episodio del povero infreddolito. Martino tagliò in due il mantello e lo donò al poverello. Di notte, gli comparve Gesù rivestito di quel mantello.

Congedatosi dalle armi, Martino fu accolto dal Vescovo Ilario di Poitiers. Per via della precedente vita militare, non poteva essere ordinato diacono, pure se permesso dal diritto. Ricevette l’ordine minore di esorcista per proseguire gli studi. Tornò in patria per convertire gli anziani genitori, ma il padre non voleva sapere nulla del cristianesimo. Durante il viaggio era stato assalito dai briganti, ma riuscì a convertirne uno. In Francia, divenne esemplare per la vita monastica, e dal popolo fu acclamato Vescovo. Narra la leggenda che gli storpi mendicavano le monete intorno alla sua Cattedrale, ma appena lo scorgevano, subito fuggivano, nonostante la fatica. Avevano paura che al tocco della benedizione riacquistavano la facoltà di camminare, quindi la possibilità di lavorare e non vivere più alle spalle della gente. La storiella fu raccontata per esaltare S. Martino indicando che sulla strada da lui battuta, i miracoli superavano i passi.

Morì nel 397 a Candes, in una parrocchia periferica dove si era recato per pacificare i sacerdoti del posto. Sorella morte lo colse l’8 novembre e le esequie, con largo concorso di popolo, anche dalle città vicine (era una rarità allora, per la difficoltà delle comunicazioni), furono celebrate l’11 novembre, la data che sarebbe diventata la memoria liturgica del Santo. Otto secoli e mezzo più tardi, sarebbe avvenuta, una situazione analoga con S. Antonio, nato al Cielo il 13 giugno, ma esequiato il 17, martedì, e da allora il terzo giorno della settimana è diventato, per devozione, il giorno del Taumaturgo di Lisbona.

Grazie alla biografia di Sulpicio Severo, il culto di S. Martino, a partire dal VI secolo si diffuse in tutta Europa. E’ il primo Santo non martire della Chiesa, ovviamente esclusi i Santi nominati nel Vangelo che non incontrarono la morte cruenta: S. Giuseppe padre putativo di Gesù, i Santi Elisabetta e Zaccaria, S. Marta, S. Maria Maddalena e S. Giovanni Apostolo, il discepolo amato, torturato in un orcio di olio bollito, ma rimasto illeso, e morto ultracentenario. Divenne molto caro ai bambini, perché in alcuni luoghi consegnava i regali. Il ruolo gli fu portato via da S. Nicola, suo corrispettivo orientale, per la festa più vicina al solstizio invernale e perché trasformato in Santa Klaus- Babbo Natale, riapparso in Italia, a partire dagli anni ’30, grazie alla pubblicità.

Il culto fu promosso da S. Benedetto che gli dedicò un oratorio a Montecassino, dove c’era il tempio di Apollo. Anche a Farfa gli fu eretto un edificio sacro. A Roma il nome di S. Martino fu associato a quello di S. Silvestro, primo Papa riconosciuto dallo Stato, in quello che sarebbe stato il titolo cardinalizio di Pio XI e del Beato Paolo VI.

A Bologna abbiamo la chiesa di S. Martino dei Carmelitani, a Perugia quella in Via del Verzaro, all’ombra di Piazza Morlacchi, a Lucca la Cattedrale è dedicata a S. Martino, come a Belluno, a Palermo, l’abbazia di S. Martino delle Scale, fondata da S. Gregorio Magno. Il Vescovo di Tours era universalmente riconosciuto come padre del monachismo occidentale.

In Abruzzo la devozione al Vescovo di Tours era molto grande, perché uno dei tre cenobi maggiore della regione era dedicato a S. Martino. Gli altri due erano S. Giovanni in Venere, a Fossacesia e S. Liberatore a Majella, a Serramonacesca. Dal 1973 i summenzionati luoghi appartengono tutti alla diocesi di Chieti. Della badia di S. Martino in Valle, rimangono soltanto autorevoli tracce, e da qualche anno nei pressi delle rovine vi si celebra Messa, l’11 luglio, festa liturgica di S. Benedetto da Norcia, patrono d’Europa.

Nella toponomastica abruzzese S. Martino è presente in due comuni: Fara S. Martino e S. Martino sulla Marrucina. Ma anche in tante frazioni e contrade. In Atri è presente la chiesa rurale e l’omonima località. Il nome del Vescovo di Tours è un rimando all’abbazia di Farfa, a cui era legata. Di S. Martino si parla fin dal 1363, durante l’episcopato di Gioioso Chiavelli, subentrato al cistercense Nicola, da qualcuno confuso con l’omonimo Beato, tumulato nella cisterna romana e traslato alla fine del XV sec. in Cattedrale.

Per tanto tempo la chiesa ebbe un cappellano. Uno degli ultimi fu il canonico Antonio Santarelli che dal centro storico raggiungeva in bicicletta l’antico romitorio, tutte le domeniche e i giorni festivi, e talvolta anche nei giorni feriali, per le celebrazioni in suffragio di qualche defunto. La contrada di S. Martino è tornata recentemente all’attenzione, grazie al Prof. Avv. Mattia Persiani, docente universitario a Roma, Sassari e Venezia e autorevole componente dell’Ufficio del Lavoro della Santa Sede.

L’illustre professore, nel 1976, ha acquistato un terreno e ha avviato la produzione dell’olio, in una regione che ha sempre parteggiato per il vino. Se S. Martino, secondo la leggenda, risuscitò una donna, mettendole gocce d’olio in bocca, l’oro verde come il vino, deve essere associato al Santo che ricordiamo particolarmente domani per la considerevole cifra tonda.

SANTINO VERNA