Era tutta un'altra storia...

QUANDO LA PRIMA SERATA DI RAIUNO PARLO’ ABRUZZESE

Domenica 9 novembre 1986. Si era alla fine della Guerra Fredda, e la Balena Bianca viveva l’ultimo glorioso capitolo. Bisognava aspettare tre anni per la caduta del muro di Berlino, e l’inizio di una nuova suddivisione storica. Finiva in sostanza l’era atomica, cominciata con Hiroshima, e cominciava quella che potrebbe essere definita, provvisoriamente, della “rivoluzione informatica”.

Nella RAI era in pieno vigore la lottizzazione, riflesso della pluralità dei partiti nella penisola. Il primo canale era monopolio dei democristiani, il secondo dei socialisti, il terzo dei comunisti. E ognuno era calibrato sulla fisionomia degli stessi, il primo legato alla cronaca e agli eventi dello Stato, il secondo al mondo giovanile e a programmi di intrattenimento, il terzo alla cultura e alle autonomie locali. Era appena cominciato il “Televideo”, con una serie di notizie e informazioni colorate su fondo nero e le pagine dimostrative erano presenti nei momenti “morti” del palinsesto.

Nella prima serata di Rai1, dopo le previsioni del tempo e il telegiornale, con l’immancabile pubblicità, la prima puntata di “Molly ‘O” del regista romano Bruno Cortini, già assistente di Alberto Lattuada e Mario Monicelli. Colpito da un male ribelle ad ogni tentativo della scienza, era stato operato e aveva ripreso l’attività artistica, continuata fino alla morte avvenuta nel 1989. Il soggetto portava le firme di Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia, sceneggiatrice romana che aveva al suo attivo il lavoro con Francesca Archibugi, molto sensibile ai problemi del mondo adolescenziale e giovanile, di cui è imago brevis, “Mignon è partita”, con Massimo Dapporto e Stefania Sandrelli. La Sbarigia è morta prematuramente anche lei, dopo aver firmato “Raccontami”, serie-tv per mamma RAI.

Il film del 9 novembre aveva due attrici abruzzesi: Bonnie Bianco e Francesca Mori. La prima, americana, molto famosa negli anni ’80, con la partecipazione a diversi varietà, è originaria di Guardiagrele. Nel nome d’arte ha conservato il cognome italiano e difficilmente si pensa all’alter ego di Agnone, come luogo dove venivano fabbricate le campane. La seconda, più abruzzese della prima, romana, di padre toscano e madre rosetana, aveva un legame particolare con la terra “forte e gentile” soprattutto per via del papà, prematuramente scomparso nel 1988, alla fine della lunga carriera in RAI.

Giuseppe Mori, nativo di Empoli, ma anconetano di adozione, dopo la laurea in giurisprudenza, era esordito nel giornalismo assieme a Sergio Zavoli. Il punto più nevralgico della carriera fu l’incarico di Capo dell’Ufficio Stampa dell’allora Presidente del Consiglio Fernando Tambroni. Uno degli ultimi momenti scottanti del periodo romano, il rapimento e l’uccisione del suo quasi omonimo, Aldo Moro.

Nel 1978, divenne Capo Redattore della RAI di Pescara. Si conquistò subito la simpatia della redazione, di operatori e impiegati, per la sua imponente figura, sempre elegante, con la forta barba grigia e la buona dizione che ogni tanto faceva emergere la biografia toscana e romana. Ma anche degli abruzzesi, perché con essi interloquiva attraverso gli “Obiettivi”, dove commentava i fatti di cronaca e politica, di una regione segnata dagli eterni campanilismi e dalle rivalità che finivano a tarallucci e vino.

Peppe voleva rimanere in Abruzzo, essendo la consorte, la psicologa Wilma Vallonchini, di Roseto, ma romana d’adozione. Il primo servizio sul TG regionale, nuovo di zecca, l’annuncio della visita di S. Giovanni Paolo II a L’Aquila, per il VI° centenario della nascita di S. Bernardino. Ma prima ancora, per il breve saluto di presentazione agli abruzzesi, rievocando l’inaugurazione della sede di Via De Amicis, il 15 dicembre 1959, alla presenza del Ministro delle Poste, Giuseppe Spataro. Lo statista vastese, volle la città dannunziana per la sede regionale della RAI, alienandosi le simpatie degli aquilani che avrebbero voluto nel capoluogo abruzzese gli studi televisivi. Il “Barba” com’era affettuosamente chiamato dal collega Mario Bossone, Capo-Servizi con la passione di pesca e ambiente, si ammalò alla fine dell’incarico di Redattore-Capo e non ha potuto godere del meritato riposo. Nonostante sfibrato dal male del secolo, conservava la battuta e il sorriso e, nell’ultimo Natale della sua vita, fece posto anche ad una breve riflessione spirituale. La morte lo colse il 6 marzo 1988 e alle esequie, nella chiesa dello Spirito Santo a Pescara, partecipò l’amico di una vita, Sergio Zavoli.

Francesca Mori, avendo respirato in famiglia telecamere, cavi, tubi e radiodrammi, maturò la vocazione di attrice. Ben preparata, dalla bellezza non volgare, era passata per la conduzione con “Test”, programma della prima serata di RAI1, condotto da Emilio Fede, prima dell’approdo in Fininvest. Dopo “Molly ‘O”, Francesca ha lasciato il cinema. Il fratello Andrea, giocatore di pallannuoto, ha proseguito sul sentiero paterno del giornalismo, anche se nella carta stampata.

Trent’anni fa era tutta un’altra storia. O meglio, tutta un’altra RAI.

SANTINO VERNA