L'ALTRA ITALIA RACCONTATA DAI NUMERI

DATI CHE PREOCCUPANO

In questi giorni siamo di nuovo sommersi da dati e da statistiche.

Sono due anni che il mese di agosto l’Italia compie dei miracoli. L’anno scorso ci sono stati 89.000 nuovi posti di lavoro e quest’anno la produzione industriale è aumentata del 14%. Sembra che nel mese di agosto nessuno vada in ferie ma che tutti stiano a lavorare.

In questo 2016 tutti i dati positivi sul Job Act sono stati smentiti. Le statistiche di questi giorni con forte diminuizione delle assunzioni (circa 30%) e forte aumento dei licenziamenti (circa 30%) sono preoccupanti.

Tutti i dati forniti dall’INPS e dall’I STAT, con il contorno delle statistiche e delle percentuali, mi hanno confuso, non ci ho capito nulla. Alla fine, con dati a volte in contrasto tra loro, tra saldi positivi e negativi, tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato, tra personale assunto e personale licenziato non sono riuscito a capire cosa sia successo e se il Job Act abbia funzionato o sia stato un fallimento.

Il ministro Poletti, all’atto dell’approvazione della legge, disse: “questa legge creerà 2.000.000 di posti di lavoro”. Con il balletto delle cifre non sappiamo con certezza quanti posti sono stati creati. L’unico fallimento e l’unica certezza è che è fallita la meravigliosa e fantasiosa idea che i posti si creano per legge e non con il risvolto positivo dell’economia. Il governo con le leggi può solo aiutare l’economia ma non potrà mai creare posti di lavoro.

Torniamo alle cifre e alla produzione industriale. All’inizio l’ISTAT aveva detto 14%  in più nel mese di agosto, poi ha corretto il tiro parlando del 4,1% su base annua (e cioè da gennaio ad agosto). Anche qui, con il balletto delle cifre alla fine ci si capisce poco. Devo confessare che, a 70 anni e da settembre dell’anno scorso, mi viene il forte dubbio che l’ISTAT fornisca dati non veri. Spero che a marzo del prossimo anno non debba sentire dati negativi sulla produzione industriale come è accaduto quest’anno per i posti di lavoro.

La Caritas ha fornito dati inquietanti e precisamente che al Sud i giovani italiani superano gli immigrati per quanto riguarda la povertà. Questo dato deve preoccupare tutti. Finora il Sud con l’economia sommersa non mostrava dati così allarmanti e preoccupanti sulla povertà. Altri dati. Gli italiani che sono andati all’estero per lavoro superano le 100.000 unità mentre gli immigrati sbarcati in Italia, quest’anno, sono circa 150.000. Qualcuno ha parlato di saldo negativo per l’Italia in quanto i nostri giovani sono laureati.

Il problema sta tutto qui. La nostra Italia prepara giovani alle attività intellettuali che poi non trovano sfogo nel mondo del lavoro, il quale ha bisogno di personale addetto ad attività manuali. Il nostro Sud ha raggiunto e superato il punto di equilibrio tra attività manuale ed intellettuale e si ritrova più povero di prima e con i giovani disoccupati.

I nostri giovani non trovano lavoro mentre molti immigrati sono immediatamente immessi nel ciclo produttivo (anche di attività illegali come la droga).

Nicola Dell’Arena