DUE PATRIOTI DIMENTICATI

BATTISTI E SAURO CENTO ANNI DOPO

Racconto il sacrificio dei due irredentisti per un’Europa che ancora non c’è, portatori dell’ideale nazionale dell’Italia dopo la Grande Guerra. Cesare Battisti e Nazario Sauro, cosa resta della memoria dei due irredentisti ad un secolo di distanza dalla loro tragica fine? Qualche scuola intitolata a loro, almeno fino agli anni ‘90, quando sono stati sostituiti dai più recenti Gianni Rodari o Anna Frank, qualche vecchia strada cittadina, ma soprattutto poco nella conoscenza di tanti studenti o meglio, dei Millenial.

Eppure è un capitolo della nostra storia più vicina, visto che quest’anno si celebra la triste data dell’impiccagione dei due eroi (insieme a Guglielmo Oberdan, Damiano Chiesa, Fabio Filzi, Francesco Rismondo, come ce li hanno raccontato a scuola un po’ di anni fa), il 12 luglio per Battisti e il 10 agosto per Nazario Sauro, impiccati a Trento e a Pola.

Comprendo la dimenticanza dei veri storici, anche impegnati  a seguire la gravissima situazione geopolitica mondiale, ma i giullari di regime,  di cui abbondiamo avrebbero potuto non perdere l’occasione della ricorrenza per ciancianti affabulazioni. Ma tant’è. Recupera dall’oblio i due patrioti  un bel libro di Paolo  Brogi  (“Impiccateli”), rendendo giustizia a due uomini di valore che hanno sacrificato la vita per i loro ideali e per quella identità nazionale che oggi, colpa le laceranti contraddizioni che viviamo,  spesso si ha paura o si evita di difendere due uomini che dai comizi interventisti passarono ai fatti, arruolandosi, per combattere nell’esercito italiano, uno negli Alpini l’altro nella Regia Marina. Con le condanne a morte per alto tradimento nella Grande Guerra si realizza il punto di caduta irreversibile delle speranze in una patria comune per i popoli europei, speranze coltivate lungo tutto l’Ottocento dagli spiriti illuminati. Nessuno, oltre Paolo Brogi con il suo libro “Impiccateli”,  nella ricorrenza ha tracciato il solco della rottura con la tesi della condanna all’oblio, dando dignità al quel pezzo del passato confinato negli scantinati della memoria. Atteggiamento antistorico di chiusura e rimozione.

Cesare Battisti, giornalista, geografo e politico socialista era cittadino austriaco di nascita, diresse giornali nella Trento asburgica e fu deputato al Parlamento di Vienna. Allo scoppio della Grande Guerra combatté per la parte italiana sognando la libertà per la sua terra trentina. Catturato dai  Kaiserjager guidati da Bruno Franceschini, fu impiccato a Trento al termine di un processo di alto tradimento (in quanto deputato austriaco) sbrigato in solo due ore. Aveva solo 41 anni, ma la sua dignità e la fiducia nei suoi valori bastavano per fargli dire: “Sono contento, lieto e sereno. Ho fatto più io in 41 anni che altri in una lunga vita…”. Nazario Sauro era nato a Capodistria, all’epoca territorio austro-ungarico: arruolatosi nella Regia Marina, raggiunse il grado di tenente di vascello e, durante la grande Guerra, fu catturato nel luglio 1916 durante una missione in mare Adriatico, condannato da una corte imperiale per alto tradimento e giustiziato a Pola il 10 agosto dello stesso anno. Aveva 36 anni e lasciò questo testamento alla moglie: “Cara Nina non posso che chiederti perdono per averti lasciato con i nostri cinque bimbi (con nomi inneggianti alla libertà : Nino, Libero, Anita, Italo e Albania) ancora col latte sulle labbra…Io muoio contento di aver fatto soltanto il mio dovere d’italiano. Insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo.”.

Triste e pessime le condizioni culturali, politiche ed economico-sociali in cui versavano quelle terre italiane sotto il duro, soffocante ed oppressivo autoritarismo della sovranità austro-ungarica, ma soprattutto delle popolazioni che trovarono i loro portavoce nelle avanguardie intellettuali, Battisti e Sauro in prima fila che, con le loro idee socialiste ruppero con il socialismo ufficiale, per la maggior parte neutralista, schierandosi per la guerra contro l’Austria-Ungheria.

Perciò per loro non ci fu pietà. Così come oggi non c’è alcun riconoscimento delle loro gesta eroiche, né di risarcimento per essere stati traditi dai loro stessi compagni. A Trento infatti la casa natale di Cesare Battisti nella centralissima Piazza Duomo, cade a pezzi per un contenzioso tra i proprietari che impedisce il restauro, mentre il  Comune sta a guardare e non la espropria.

Per Sauro c’è il segno di una lapide. Lui era di Capodistria, ora in Croazia: la sua casa natale esiste ancora e sul muro esterno c’è il segno della lapide che era stata posta negli anni ‘20 e che fi distrutta a martellate negli anni ‘50, quando il territorio tornò sotto la Iugoslavia.

Il libro di Brogi ci ricorda il sacrificio di Battisti e Sauro raccontandoci un pezzo della storia d’Europa: un’Europa che avendo smarrito se stessa, non poteva certo dare certezze ai propri abitanti, sudditi non liberi cittadini. Uno smarrimento che avvertiamo anche oggi, che siamo sì tutti europei, ma certo non patrioti.

Alfio Carta