Siamo avvolti dal soave profumo della sua santità

S. MASSIMILIANO KOLBE E LA CITTA’ DI ATRI

Venti anni fa, la revisione della toponomastica cittadina, assegnava una nuova via a S. Massimiliano Kolbe, il martire della carità e l’apostolo delle comunicazioni sociali, ricordato liturgicamente il 14 agosto, giorno della morte, avvenuta nel campo di sterminio, nella cui cella si è recato recentemente Papa Francesco. Ha voluto sostare da solo e in silenzio e il mondo è rimasto tutto commosso. Tanti giovani, alla Gmg, hanno potuto incontrare uno dei luminosi testimoni del XX secolo, instancabile missionario con l’ideale dell’Immacolata, uomo di grande cultura non solo umanistica ma anche scientifica, il cui atto di generosità nei confronti di un padre di famiglia, facendosi vittima al suo posto nel bunker della fame e quindi della morte, effonde un profumo soave di carità.

E’ una via “extra moenia” quella del martire conventuale, perché la revisione delle vie riguardava soprattutto le strade nuove da denominare, in periferia, nelle frazioni e nelle aree rurali. Il centro storico fu interessato solo marginalmente, con il vicolo dedicato a Muzio Martella e la ratifica del nome di Piazza duchi d’Acquaviva, a quella che era dedicata, per via del fascismo, a Guglielmo Marconi e prima ancora “piazza del popolo”.  Piazza duchi non entra ancora perfettamente nel vocabolario degli atriani, forse perché chi vive a Pescara o frequenta la città dannunziana, la associa alle due piazze “duca degli Abruzzi” e “duca d’Aosta”, la prima certamente molto più conosciuta.

La devozione a S. Massimiliano Kolbe, fondatore della Milizia dell’Immacolata, fu portata in Atri dai figli di S. Francesco, tornati nel 1936, per volere del Vescovo Carlo Pensa e grazie all’acquisto, con la munificenza di Giandomenico Ferretti, del convento. Il martire polacco era ancora in vita, e subito fu attivata la Milizia con i paggetti dell’Immacolata. In quegli anni Atri, aveva simultaneamente due feste dell’Immacolata, nella chiesa del Patriarca dell’Ordine dei Minori (e non poteva e non può essere altrimenti) con la fiaccolata e in Cattedrale, dove si custodisce (chiesa di S. Reparata) il simulacro, portato in processione la sera dell’8 dicembre per le vie del pieno centro storico.

La Milizia negli anni dopo la guerra aveva 120 iscritti e il numero non deve allarmare, perché Atri contava molto più abitanti di oggi e il centro storico era molto popolato, a differenza di oggi, dove un vicolo di Capo d’Atri non arriva a 10 residenti! E’ vero che il numero dei militi poteva essere rinforzato da un predicatore che in una catechesi mariana affidava tutti all’Immacolata. Quindi quella grande assemblea, e tanti erano i fedeli in S. Francesco al tempo dei frati, tutta d’un colpo diventava gruppo della MI.

Con la partenza dei frati da Atri, nel 1975, la MI attraversava un momento certamente non facile, complice il clima della contestazione che metteva in soffitta le devozioni e tra queste, quella all’Immacolata Concezione. Intanto P. Kolbe era stato beatificato il 17 ottobre 1971 dal Beato Paolo VI, amico dei conventuali, perché il suo papà, l’Avv. Giorgio Montini era terziario francescano dei confratelli di S. Massimiliano, a Brescia e perché la chiesa di S. Francesco si trova vicino al palazzo avito. La vocazione sacerdotale di Papa Montini era nata peraltro a Padova, dove si recava in pellegrinaggio con la famiglia, perché il padre, si era laureato in giurisprudenza proprio nella città del Santo (e vi si era fermato pure S. Massimiliano), nell’ateneo che attirava studenti da tutta Italia (e dall’estero) per il rigore e il prestigio e, a fortiori, i bresciani, dato che la Leonessa è storicamente legata al Triveneto.

Il 10 ottobre 1982, il Beato Massimiliano, sempre nel mese in cui aveva fondato la MI a Roma, con altri confratelli, veniva canonizzato da S. Giovanni Paolo II, suo conterraneo, come martire, perché fino a quel momento era confessore (dicitura non più presente che indicava i testimoni della fede morti senza spargimento di sangue). Chi non era presente a Roma si accontentò della diretta televisiva e radiofonica (nel primo caso con la telecronaca di Dante Alimenti), come era stato per la beatificazione. Fiore all’occhiello sarebbe stata una statua nella chiesa di S. Francesco, passata al clero diocesano, ma questo creava un problema, per la difficoltà di proporre annualmente il triduo. Nella memoria liturgica, il primo giorno è assorbito dalla festa di S. Chiara e la cosa più lampante è il 14 agosto, vigilia dell’Assunta e apertura della Porta Santa! Nell’anno 1982, anche se l’indulgenza di Atri non era così sentita come oggi, con il fitto calendario e le iniziative spirituali e culturali, era sempre un momento fondamentale per gli atriani che volevano vedere non tanto il rito, quanto la Porta Santa aperta, per tutta l’ottava dell’Assunzione. La morte di S. Massimiliano è andata bene spiritualmente, ma non bene liturgicamente, perché il Santo non ha i Secondi Vespri. Dal Cielo il martire polacco è felice, perché ha potuto donare anche nella morte il vespro liturgico all’Immacolata.

Il 13 maggio 1995 S. Massimiliano fu ricordato in Atri, per l’intitolazione dell’aula magna della s.m.s. “Felice Barnabei”, per volere dell’allora preside, l’indimenticabile Prof. Paolo Benimeo, morto prematuramente neanche quattro anni dopo. La sala convegni, come la chiamava lo storico umanista pennese, fu dedicata a Salvo D’Acquisto e naturale fu il ricordo del martire della carità.

SANTINO VERNA