PINETO, PICCOLA CAPITALE DEL BUON GUSTO

IL PIER DELLE VIGNE A BORGO SANTA MARIA

In un ameno luogo del Cerrano, sorge il ristorante, con bed and breakfast “Al Pier delle Vigne”, del Dott. Domenico Forcella. Il personaggio storico menzionato da Dante ha lo stesso nome di Battesimo di suo padre, Pietro, proveniente da una delle famiglie illustre di Atri. Nella prima metà del XVI secolo, in piena era acquaviviana, i baroni Forcella sono legati ai duchi, ed avevano la cappella di patronato, nella chiesa di S. Giovanni, Pantheon delle case aristocratiche. E la presenza nell’odonomastica intramurale, con lo spiazzo cieco, location della manifestazione agostana “Serata sotto le stelle”. Il largo è stato sottolineato dall’ipotesi di uno sventramento, per consentire l’uscita in Corso Elio Adriano, attraversando Vico Tedeschini (nome di una famiglia ricordata dal Canonico Luigi Illuminati), senza passare per le altre strade. Ma lo spiazzo è meraviglioso ugualmente, con le antiche case e l’atmosfera paesana.

All’inizio del XVIII secolo, nell’autunno acquaviviano, un ramo dei Forcella, da cui proveniene il proprietario del ristorante, si trasferì a Silvi. Il borgo rivierasco si apprestava a diventare, in luogo di Giulianova, la residenza estiva e di svago delle famiglie facoltose di Atri. Pineto non esisteva, e men che meno Borgo S. Maria.

Il celebre giurista capuano, vissuto tra il XII e il XIII secolo, in quanto legato all’imperatore Federico II, incrocia la storia di Atri. In Abruzzo erano tre le residenze imperiali: Trasacco, Sulmona e Atri. La “domus” era in quello che sarebbe diventato non molto tempo dopo il convento domenicano, annesso alla chiesa di S. Giovanni. Nel 1238 ospitò per tre mesi, la consorte dell’imperatore, Isabella d’Inghilterra. Quest’episodio è tornato in ambiente universitario, non molti anni fa. Nel “mare magnum” dell’humus federiciano ricordiamo il “Contrasto dei tre vivi e i tre morti”, l’affresco più famoso della Cattedrale di Atri, dopo il ciclo di Andrea Delitio. La città di Pier delle Vigne nel 1462 incontrò di nuovo Atri, con Matteo di Capua, l’usurpatore, ma solo per due anni, degli Acquaviva.

Negli anni del miracolo economico, mentre Pineto cominciava ad affacciarsi sullo scenario balneare e turistico, cominciò lo sviluppo di Borgo S. Maria, dove si trasferirono abitanti di paesi vicini, tornati dall’estero o direttamente dai luoghi natii. La denominazione fu dettata dalla grotta di Lourdes, dove avvenivano le celebrazioni liturgiche, prima della costruzione della chiesa, visibile dall’autostrada, con la facciata a coronamento orizzontale, come gli edifici sacri romanici d’Abruzzo, in primis la Basilica di S. Maria di Collemaggio, seguita dalla Cattedrale di S. Giustino a Chieti, mortificata dalla torre campanaria addossata alla facciata propriamente detta e dal rifacimento ottocentesco e dalla Concattedrale di Atri. La Parrocchia di Borgo è una delle due comunità della forania di Atri dove è segnata la festa il lunedì di Pasqua, in questo caso l’Immacolata di Lourdes.

L’odonomastica, nella felice scelta pinetese, a Borgo S. Maria riguarda i musicisti. In questo caso la chiesa ha avuto la precedenza sul quartiere. E’ avvenuto l’inverso, nell’altra area pinetese “dei poeti”, dove nel 1988 fu inaugurata la chiesa di S. Francesco.

Fu naturale realizzare un ristorantino in questo luogo di Pineto, perché la buona tavola è uno degli ingredienti del soggiorno pinetese. Lo stabile, rustico e raffinato in pari tempo, ha la “piccioniaia”, costruzione turriforme tipica dell’edilizia rurale, utilizzata per l’allevamento dei volatili, o anche come torre di difesa, per allontanare il nemico. Esempio atriano è la “torretta”, appena fuori Porta S. Domenico, sulla strada che porta alla Canale. L’interno, arredato dal sobrio mobilio ligneo, non sufficientemente indagato dal mondo storico-artistico abruzzese, ha le tele di Lydia Pico, consorte di Pietro Forcella, discendente di Giovanni Pico della Mirandola e della Concordia (conosciuto soprattutto con il primo toponimo), il cui corrispettivo abruzzese fu il Card. Troiano Acquaviva, il quale già dalla tenera età di nove anni fu avviato all’educazione e alla carriera diplomatica. Fu sostenitore di Benedetto XIV, il più grande Papa del XVIII secolo e donò i parati alla Cattedrale di Atri.

Il “Pier Delle Vigne”, a base di carne, privilegia più la qualità che la quantità. Offre un menu sfizioso, dove ogni cibo è un’opera d’arte. Belli e buoni allo stesso tempo, potrebbe sentenziare qualche umbro che ricorda i “brutti ma buoni”, biscotti da conversazione dalla forma un po’ stropicciata. Da qualche tempo il ristorante è anche pizzeria e abbiamo 13 tipi di pizza, ognuna associata ad un proverbio. E’ il detto popolare a subire l’abbinamento degli ingredienti.

Un napoletano potrebbe arricciare il naso quando scorre la lista delle pizze. Perché in alcune pizzerie di Napoli e della Campania abbiamo una sola riga riguardante l’unica pizza, dal meraviglioso impasto, con la mozzarella di bufala, il pomodoro, il basilico e le acciughe. E qui si privilegia la qualità sulla quantità, ma un assortimento di pizze sfiziose, sottolinea la fantasia del famoso piatto partenopeo, legato all’interessante microcosmo dove compaiono anche famosi personaggi.

I primi sono la raffinata rivisitazione dei piatti abruzzesi, a partire dalla chitarra con sugo e polpettine, come i secondi, in primis il pollo alla cacciatora, dove spicca l’immancabile “sajettino”. Merita una menzione il “cacio e ovo”, piatto tipico della Pasqua, da non confondere con le “pallotte cacio e ovo”, polpette di mollica di pane, farcite con pecorino grattugiato, allagate nel sugo di pomodoro, non legate a ricorrenze particolari dell’anno, tipiche dell’Abruzzo Citeriore.

Pineto, grazie al “Pier delle Vigne” si riconferma piccola capitale del buon gusto. Sole, mare e vento, questo è il Salento, mi dice l’amico Lucio di Maglie, e si potrebbe rispondere, sole, mare e un soggiorno lieto, questo è Pineto.

SANTINO VERNA