Un’amara riflessione sul presente e sul futuro di Atri

 UNA REGINA SENZA TRONO, UNA CITTA’ SENZA AVVENIRE

 

 Dopo l'Ospedale il Tribunale. Il destino della nostra citta' è segnato irrimediabilmente dalla scure del Governo Monti che si abbatte su tutti i comuni, grandi e piccoli . Leggevo qualche giorno fa che il primo cittadino di Pescara, così come il presidente della provincia di Teramo, si sarebbero opposti ad una fusione rispettivamente sotto la provincia di Chieti e de l'Aquila, quest'ultima perchè salvata dal fatto di essere capoluogo di regione e quindi blindata nel decreto che

 
 Atri, Palazzo Acquaviva. Affreschi sala della Giunta Comunale (Partc.)

ridisegna l'assetto istituzionale e territoriale delle province. Si fa fatica a capire, si resta esterefatti a non voler leggere nell'attuale conduzione del governo un disegno lontano dalla storia e innata vocazione del nostro Paese:il rapporto tra territorio e cittadini. I tecnici dal canto loro, chiamati a fare quello che la classe politica non ha voluto fare, perchè impopolare( pensiamo alla riforma delle pensioni, del lavoro ed altro) stanno procedendo spediti verso quegli obiettivi che da Berlino hanno dato all'esecutivo italiano come irrinunciabili: tagliare, tagliare, tagliare. Punto e basta. Ma torniamo ai fatti che ci riguardano più da vicino. La vicenda Ospedale, ormai assopitasi con l'ineludibile ed irrimediabile declassamento ad un pronto soccorso e ad una accettazione prima di spedirti a Teramo o Giulianova, salvo lunga degenza in medicina e lasciati al proprio destino, il Tribunale di Atri, o meglio la sede distaccata di quello di Teramo, è destinato a chiudere i battenti. Nulla potrà l'attuale amministrazione nè tantomeno l'opposizione di oggi qualora un domani dovesse prendere in mano le redini della città. La fine delle sezioni distaccate è scritta di sana pianta nella riforma dell'ordinamento giurisdizionale varato dal Governo e nel volgere di 12 mesi sarà chiuso tutto. Un'altra cosa è la speculazione politica, specie in autunno, quando inizierà la vera e propria campagna elettorale in vista delle amministrative del 2013, a tutti i livelli, regione compresa. Ne sentiremo delle belle, e delle balle. Da una parte e dall'altra, ci racconteranno che il Tribunale non si tocca, che l'Ospedale non si chiude, che l'Agenzia delle Entrare non si sposta(già ridimensionata), che il Giudice di Pace resta ad Atri, così come il commissariato. Una valanga di chiacchiere insomma per orecchie predisposte a sentire e a selezionare cavolate di vario genere. La classe politica, ormai messa all'angolo dall'antipolitica e dalla crescita esponenziale delle liste civiche dovrà reinventarsi un ruolo, una posizione e soprattutto dovrà darsi facce nuove.

 Su quest'ultimo aspetto spendo qualche parola. I movimenti all'interno dei tradizionali partiti atriani sono già ampiamente avvertibili, anche per chi non frequenta le segreterie di esse,  ammesso  che ve ne siano ancora. L'attuale maggioranza non del tutto saldamente omogenea ha al suo interno dei filoni che si stanno via via spostando, con grande prudenza e soprattutto con molta attenzione, verso nuovi lidi, una sorta di rigenerazione. La situazione del centro sinistra non è affatto diversa, anzi per certi versi, peggiore del centro destra. Tre consiglieri hanno lasciato il gruppo del Pd, con giustificazioni solo di facciata, ovvero senza raccontare la verità a chi li ha votati. Si dice che alla base della scelta ci sono solo delle incomprensioni ma la verità abita altrove, cioè nella partita delle prossime candidature e delle alleanze. Il partito di Casini, l'UDC atriano, (l’unico vero partito oggi ad Atri, anche dal punto di vista organizzativo)non si sbilancia più di tanto, aspetta che siano gli altri a fare la prima mossa, e in particolare  a chiedere il fidanzamento e magari il matrimonio, anche se non si sa a fronte di quale dote la sposa o lo sposo possa garantire. Per dirla alla Casini maniera: in cambio di cosa? Questo è lo scenario delle nostre forze politiche. Ma la gente cosa si aspetta, al di là delle alleanze e delle candidature? Forse vuole delle risposte? Forse vuole sapere se questa città, magnifica e ancora vivibile a misura d'uomo, potrà salvaguardare se non il tribunale, l'ospedale, il commissariato etc, cessando di essere la città dei servizi, grazie ai quali vivono bar, locali commerciali, almeno la sua tradizione, quella di essere una città che ha avuto un ruolo determinante nelle scelte regionali, provinciali, istituzionali. Guardiamo bene cosa è successo negli ultimi dieci anni. Guardiamoci attorno, senza andare molto lontani. Pensiamo a Pineto, Silvi, o più semplicemente ai paesi dell'interno. Chi di loro è cresciuto commercialmente meno di Atri? Nessuno! Chi di loro non ha preso al balzo le opportunità finanziarie europee? Nessuno! Chi di loro non ha almeno un rappresentante nel Governo  della Regione o della Provincia ? Pensare che siano gli altri al fare del bene per Atri significa delegare ad altri la fine della nostra città, protagonista nella storia della Repubblica e negli ultimi quarant'anni. Atri ha avuto un ruolo determinante in passato e il conto è stato reso. Non prediamo l'occasione, riprendiamoci il ruolo che spetta alla nostra città, quello di essere la protagonista delle prossime scelte, quella di dire la sua, in Regione e in altre istituzioni.

Atri non è solo la regina delle colline, ma deve ritornare ad essere la regina senza la quale nessun Re può governare.

 Marino Spada